da AdnKronos.com-Pubblicato il: 24/03/2020 07:09
di Tommaso Gallavotti
Continuano a Bruxelles le trattative a distanza per arrivare ad avere, con l’Eurogruppo di stasera, uno strumento che consenta agli Stati membri dell’Ue di affrontare adeguatamente le conseguenze della pandemia di Covid-19, sia sul piano sanitario che su quello economico. Uno strumento che si aggiunga alle misure annunciate dalla Commissione Europea (sospensione degli obblighi di bilancio, allentamento delle regole sugli aiuti di Stato, ricorso al bilancio Ue) e al Qe da 750 mld annunciato dalla Bce.
Le trattative proseguono ancora più sottotraccia del solito, a causa delle misure prese contro la pandemia che limitano le possibilità di comunicazione e che rendono giocoforza ancora meno trasparenti i processi decisionali. Tuttavia, è certo che sul tavolo c’è il possibile utilizzo del Meccanismo Europeo di Stabilità, il cosiddetto fondo salva Stati.
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Ad insistere sulla condizionalità è in prima linea, come accade spesso, l’Olanda. Il ministero delle Finanze olandese ha diffuso una nota in cui si ribadisce che L’Aja “è impegnata ad assicurare che un’appropriata forma di condizionalità sia osservata per ciascuno strumento, come richiesto anche dal trattato sul Mes in vigore”. Italia, Francia e Spagna sono contrarie alla condizionalità: come ha detto il vicepresidente del Ppe Antonio Tajani, con la pandemia che infuria in tutta Europa, “ci manca solo la Troika”.
“La discussione sul tipo di strumento del Mes che potrebbe essere utilizzato e sul relativo tipo di condizionalità è in corso e l’Eurogruppo di domani fornirà un’opportunità per discutere di questi temi”, ha confermato la portavoce della Commissione per le questioni economiche, Marta Wieczorek.
Il nodo resta sempre quello della condizionalità, sulla quale i Paesi nordici, Olanda in testa, sembrano determinati a non cedere, malgrado l’Ue stia affrontando la più grave crisi sanitaria del Dopoguerra. Una crisi che a livello economico potrebbe comportare una recessione ancora peggiore di quella del 2009: per Jan Hatzius di Goldman Sachs “la ‘coronacrisis’ ha spinto l’economia mondiale in una profonda recessione”.
Per la banca d’affari Usa, “con la chiusura e il distanziamento sociale che diventano pervasivi, il Pil reale delle economie avanzate è previsto in forte contrazione nel secondo trimestre, incluso un calo del 24% negli Usa, che sarebbe 2,5 volte più grande rispetto al precedente record postbellico”.
A quanto apprende l’Adnkronos, una delle opzioni che vengono esplorate in queste ore è l’uso allargato delle Eccl, sigla che sta per Enhanced Conditions Credit Line, linee di credito del Mes che sono riservate agli Stati che non rispettano le condizioni previste per le Pccl (Precautionary Conditioned Credit Line), cioè i Paesi finanziariamente meno solidi, quelli che, tra l’altro, hanno un debito superiore al 60% del Pil (come l’Italia).
Si esplorerebbe una condizionalità specifica per la crisi attuale, legando l’utilizzo delle linee alla risposta all’epidemia: tutto sta, se questa sarà la via intrapresa, nel vedere quale sarà la condizionalità prevista. In queste cose il diavolo è sempre nei dettagli.
Non sarebbe invece sul tavolo, a quanto apprende l’Adnkronos, l’istituzione di linee di credito del Mes specifiche per la Covid-19, proposte in un documento diffuso sabato scorso da economisti di peso a livello europeo come il tedesco Clemens Fuest dell’Ifo, l’ex capo economista della Bce Lucrezia Reichlin e il francese Jean Pisani-Ferry, del think tank Bruegel, tra gli altri.
Le linee di credito proposte dal panel di economisti nel paper pubblicato sabato scorso prevedevano una condizionalità minima. Né le Pccl né le Eccl sono, allo stato attuale, linee di credito a lunga scadenza: entrambe, secondo le linee guida pubblicate sul sito del Mes, hanno un periodo iniziale di disponibilità di un anno, rinnovabile per due volte, per sei mesi ciascuna.
Le Eccl prevedono allo stato, tra l’altro, un monitoraggio da parte della Bce e della Commissione Europea, nonché “l’adozione di misure correttive mirate ad affrontare le debolezze” del Paese “per evitare qualsiasi problema in futuro per quanto riguarda l’accesso ai mercati finanziari”.
Ad insistere sulla condizionalità è in prima linea, come accade spesso, l’Olanda. Il ministero delle Finanze olandese ha diffuso una nota in cui si ribadisce che L’Aja “è impegnata ad assicurare che un’appropriata forma di condizionalità sia osservata per ciascuno strumento, come richiesto anche dal trattato sul Mes in vigore”. Italia, Francia e Spagna sono contrarie alla condizionalità: come ha detto il vicepresidente del Ppe Antonio Tajani, con la pandemia che infuria in tutta Europa, “ci manca solo la Troika”.