mercoledì, Marzo 25, 2020

Goldman Sachs: 4 segnali buy da guardare nella crisi più veloce della storia

Le azioni sono state travolte da un’ondata di vendite che per velocità e volatilità non ha uguali, toccando multipli rasoterra. Adesso i mercati sono ad una svolta. Ecco che cosa guardare per capire quale strada imboccheranno

da MF Milano Finanza del 25/03/2020 15:13

di Elena Dal Maso

Quali previsioni si possono fare su una crisi di mercato legata allo scoppio della pandemia da coronavirus che non ha confronti con alcuna delle precedenti? Soprattutto sul fronte della velocità: un tracollo così rapido, a caduta vertiginosa, non si era mai visto, scrive oggi Peter Oppenheimer, Chief global equity strategist e responsabile della Macro Research in Europa per conto di Goldman Sachs. Quest’anno l’indice S&P500 ha raggiunto il picco il 19 febbraio. Da lì, ci sono voluti solo 22 giorni, pari a 16 sessioni di borsa, per perdere il 20% ed entrare nel cosiddetto mercato ribassista. Si tratta, spiega l’economista, di quasi il doppio della velocità raggiunta nell’ultima crisi più rapida della storia, il crack del 1929.

L’altra differenza con gli shock precedenti è stata la volatilità associata a questo mercato ribassista. Il Vix, l’indice che la registra, ha raggiunto di recente il suo livello più alto di tutti i tempi, superando anche i massimi vissuti durante la crisi finanziaria. A questo si aggiunga che la scorsa settimana ci sono stati tre giorni consecutivi di terremoti, con paurose bande di oscillazioni +/- 9% nell‘S&P500 per la prima volta dal 1929.

In base a queste premesse, si può prevedere in un tale scenario nuovo per la storia, che cosa potrebbe avvenire, quali fattori potrebbero contribuire per stabilizzare i mercati? Secondo Oppenheimer gli indicatori da seguire sono quattro.

Il primo è che l’intervento politico è sufficiente per prevenire gravi shock economici di secondo e terzo grado, quelli che fanno cadere le borse nel mercato ribassista strutturale, detto anche sistemico.

Secondo Goldman Sachs non siamo arrivati a questo punto, grazie agli interventi in atto della politica. Tuttavia, se si oltrepassasse la linea, si registrerebbe un aumento della disoccupazione, gravi crisi societarie che colpiscono il settore bancario portando a una crisi del mercato del debito su larga scala, i listini potrebbero ulteriormente cadere. I precedenti mercati ribassisti strutturali hanno visto gli indici scendere del 50% o più, sarebbe una perdita di un altro 20-25% a partire dai livelli attuali. Però per ora non è questo il caso.

Il secondo segnale positivo è che il tasso di pandemia nel mondo sta raggiungendo il picco.

Il terzo indicatore indica che la recessione economica potrebbe rallentare il ritmo della discesa.

Il quarto riguarda le valutazioni a buon prezzo dei titoli azionari. Sono a grande sconto, per esempio, i bond governativi, scrive la banca d’affari americana, le azioni, invece si trovano a livelli più a sconto della storia. Ma questo dato da solo non è sufficienteIn realtà, spiega Oppenheimer, è una combinazione dei quattro fattori a costituire un buon motivo per essere positivi sui listini azionari.

Per quanto riguarda la risposta politica, l‘economista di Goldman Sachs ritiene che “questa volta l’intervento dei governi sia stato sostanziale e rapido”. Si sono mosse bene per velocità e ampiezza dei termini anche e due maggiori banche centrali, la Fed con un Quantitative Easing infinito, dove va a comprare anche bond societari ed Etf obbligazionari, ma anche la Bce, che in due mosse ha messo a segno un piano di interventi nei prossimi nove mesi per oltre mille miliardi di euro.

Quello che manca ancora in Europa, conclude Oppenheimer, è un piano fiscale più robusto, finora quelli visti “sono stati generalmente modesti e ampiamente limitati, molto a livello nazionale”.

 

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