Tra norme capziose o inattuabili, ecco la “fase due” a “macchia di leopardo” che prepara il governo Conte a maggio
di Ettore Maria Colombo
L’Italia riapre? Sì, ma il modello è quello di Arlecchino. “Chi abita al mare o vicino a un lago può fare il bagno”. E uno. “Sugli autobus sarà necessario coprire naso e bocca anche con ‘dispositivi di stoffa’ (sic)”. E due. I negozi e le principali attività commerciali riapriranno, ma a ‘macchia di leopardo’. Controllate sui giornali locali e sui siti locali fasce orarie, limitazioni e tipologie di attività commerciali. E tre. Starà anche per partire, la famosa ‘fase due’, quella che dovrebbe risollevare l’Italia (“Alzati, Italia!” sembra di sentir parlare Gesù Cristo rivolto a Lazzaro nella tomba), ma è alquanto bislacca. Modello ‘Arlecchino’, maschera veneta italica forse anche più del ‘terrone’ Pulcinella, ma che lascia assai basiti gli italiani di ogni ordine e grado. Insomma, un caos in cui i cittadini non capiscono più nulla. Ma vediamo di analizzare, una per una, le nuove ‘regole’, con relative code polemiche, sia politiche che di altro tipo.
“Chi abita al mare o vicino a un lago può fare il bagno”
“Chi abita al mare o vicino a un lago può fare il bagno”. La ‘novità’ che lascia basiti e sconcertati gli italiani si legge in una delle risposte alle “domande frequenti” presenti nelle spiegazioni del decreto legge ribattezzato, con scarsa fantasia governativa, “#Iorestoacasa”. Anche a un’altra domanda di un altro utente segue l’altra (testuale) risposta: “Attività motoria consentita purché individuale o a distanza minima”. Le ‘novità’, provenendo da un sito ‘ufficiale’ del governo, lasciano interdetti gli italiani, storicamente poco dotati di senso civico, e fanno subito il giro del web, oltre che delle agenzie di stampa, tra frizzi e lazzi di ogni tipo. Ma, come si sa, dura lex, sed lex o, per restare nell’antico brocardo del diritto romano, ignorantia legis non excusat: insomma, cari cittadini, non c’è trippa per gatti, e così è.
Sui bus mascherina d’obbligo, ma pure la stoffa va bene
Basta? No, non basta. Nuove regole entreranno in vigore per il trasporto pubblico: è necessario coprire naso e bocca – e fin qua ok, il pensiero corre alle mascherine – ma ‘valgono’, come in un gioco, anche i ‘dispositivi di stoffa’.
Infatti, naso e bocca dovranno obbligatoriamente essere coperti con una mascherina, ma va bene anche di stoffa, su autobus e metro: è “l’indicazione” che sarebbe emersa alla fine delle diverse riunioni tra tecnici e politici sulla fase 2. Insomma, la mitica ‘task force’ guidata da Vittorio Colao ha partorito cotante norme dotate di ‘cotanto senno’.
In Parlamento stanno ‘avanti’: mascherine ‘tricolori’, mascherine ‘nere’ per i commessi, mascherine ‘fai da te’
Certo, anche in questo caso, l’inventiva degli italiani è alta, ergo sarà facile – come avviene, per dire, in Parlamento – inventarsi maschere e mascherine di ogni tipo, colore e foggia. I deputati di Fratelli d’Italia, per dire, ce le hanno ‘colorate’ a tre bande (ovviamente tricolori…): gliele ha regalate, con affettuoso pensiero, la loro leader, Giorgia Meloni, e poco importa che “non proteggono una beata cippa” sbotta un deputato – meloniano, sì, ma realista – perché, come si sa, ‘a caval donato non si guarda in bocca’.
L’onorevole dem Lia Quartapelle, da poco convolata a nozze con lo storico ex vicepremier, ex guardasigilli ed ez vicesegretario del Psi di Bettino Craxi, Claudio Martelli, se l’è fatta in casa: è elegantissima e multicolore. Un austero commesso della Camera lo abbiamo visto con una mascherina nera ‘fighissima’ che fa pendant con la divisa, cioè l’uniforme, dei commessi, rigidamente nera. Insomma, c’è chi si sta sbizzarrendo, nel look mascherina, e fa tendenza e c’è chi si inventa, pure in tal caso, di tutto. Come una serissima storica milanese che ha preso i propri reggiseni –in disuso – e ne ha fatte altrettante mascherine.
Le nuove misure attese nel prossimo dpcm “riaperture”
Tanti, ma nemmeno tutti, esempi di alcune delle nuove misure che sono attese nel dpcm sulle riaperture: in parte sotto forma di articoli che integrano il protocollo del 20 marzo (rivisto, verrà allegato al dpcm) e in parte come linee guida del Ministero di Infrastrutture e Trasporti.
Tra le novità – quelle, come dire?, ‘serie’, ci sarebbe anche l’introduzione di termoscanner non solo nelle grandi stazioni e negli hub aeroportuali, ma in tutte le stazioni e gli aeroporti del Paese (immaginiamo code chilometriche).
Termoscanner, distanziamento sociale, mascherine…
Inoltre, verrebbe previsto per i mezzi di trasporto pubblico collettivo (dai treni alle navi, dagli aerei a bus e metropolitane) l’obbligo sia del distanziamento sociale che anche quello della mascherina, non in alternativa.
Resterebbe, invece, sospeso, almeno per ora, all’inizio, il servizio di ristorazione e bar sui treni a lunga percorrenza e nelle stazioni, in attesa di ‘sciogliere’ il nodo sulla riapertura di tali attività, a più lunga scadenza.
Traffico privato, orari degli uffici, trasporti pubblici
Inoltre, per risolvere il problema del traffico nelle ore di punta, problema che affligge soprattutto le grandi città, sarà previsto il prolungamento dell’orario di apertura degli uffici e dei servizi pubblici, con rimodulazione dell’orario di lavoro in termini di maggiore flessibilità. Torna il ‘bigliettaio’ sul tram e le fermate ‘a distanza’, ma soprattutto ricordate: “Non parlate al conducente!”.
Ma particolarmente delicato, poi, è il nodo del trasporto pubblico di linea, rispetto a cui si punta a diverse misure. Si va dal contingentamento degli accessi sui mezzi e nelle stazioni, nei porti e negli aeroporti alla vendita di biglietti con sistemi telematici o nei self-service o, in assenza, di modalità che garantiscano la distanza di almeno un metro tra addetto alla vendita e utente. Torneremo così a vedere scene ormai rimaste solo nei vecchi film: quella del ‘bigliettaio’ sui tram, oltre che del conducente.
Previsti, inoltre, specifici piani per limitare le occasioni di contatto nella fase di salita e discesa dal mezzo di trasporto così come nelle aree destinate alla sosta dei passeggeri e durante l’attesa del mezzo nelle stazioni, negli aeroporti e nei porti.
Ma ecco un’altra vera chicca ‘sociopatica’: non si potrà chiedere informazione agli autisti a distanza ravvicinata, diventa una norma di legge, in onore e attuazione del celeberrimo – invero mai rispettato – cartello che campeggia sui bus “non parlare al conducente”.
I ‘dispenser’ di disinfettanti e i dispositivi di protezione
Verranno installati, inoltre, dispenser di disinfettanti per i passeggeri sui mezzi a lunga percorrenza, ma anche nelle stazioni, negli aeroporti e nei porti. Inoltre, verranno forniti dispositivi di protezione al personale viaggiante e a quello impiegato in attività a diretto contatto con il pubblico. Previste anche misure organizzative nei luoghi di lavoro – pubblici e privati – per assicurare il rispetto della distanza interpersonale di un metro.
27 aprile-4 maggio: assaggi di ‘ripartenza’ male assortiti tra le direttive del governo centrale e quelle delle regioni. Vi abbiamo fornito qui, pur se tra il serio e il faceto, qualche assaggio, scegliendolo fior da fiore tra quelli più assurdi o ridicoli, di ‘ripartenza’ che interesserà il nostro Paese a partire da lunedì 27 aprile, mentre poi un via libera più sostanzioso – cioè l’agognata fine del lockdown – dovrebbe arrivare dal 4 maggio, sempre con disposizioni che garantiscano la sicurezza sanitaria e igienica di tutti.
Il governo, dunque, sta disegnando il quadro del graduale ritorno alla normalità per fabbriche e negozi, oltre che per i cittadini, che verrà tradotto in un nuovo dpcm atteso tra oggi, dopo una cabina di regia con le Regioni, e lunedì.
L’emergenza economica il Moloch che resta sullo sfondo
Sullo sfondo, però, resta sempre l’emergenza economica. Coldiretti stima un ‘crack’ da mezzo miliardo per quasi 24mila agriturismi, senza le gite di primavera. Poi ci sono ancora gli autonomi, i pensionati, le aziende e le famiglie a cui dare risposte per affrontare l’emergenza coronavirus.
Nel ‘decreto aprile’ – dovrebbe vedere la luce entro la prossima settimana, ma prima che inizi il mese di maggio: già da giorni le opposizioni sbertucciano il governo e lo canzonano dicendogli ‘chiamatelo dl maggio, fate prima’ – ci saranno anche l’aumento del bonus a 800 euro per i liberi professionisti, l’introduzione del Rem (Reddito di emergenza, ma i renziani si sono già messi di traverso) per chi è senza lavoro né ammortizzatori sociali e le tutele per badanti e colf che il dl ‘Cura Italia’ non ha previsto. Inoltre, il periodo di cassa integrazione in deroga previsto dal dl ‘Cura Italia’ (9 settimane) verrà prorogato.
Il decreto Aprile è in arrivo, ma nel governo c’è tensione
Le risorse messe in campo sono ingenti, soprattutto dopo la nuova richiesta di scostamento di bilancio da 55 miliardi che, dopo quella chiesta al Parlamento a fine marzo e già approvata per dare vita al dl ‘Cura Italia’, verrà di nuovo chiesta, votata e approvata dalle Camere nei prossimi giorni. Un voto, quello sullo scostamento di bilancio, per cui serve la maggioranza assoluta (ergo okkio al quorum!) e che, dunque, è ‘attenzionato’ dalla maggioranza di governo che dovrà garantire la presenza di 316 deputati/161 senatori pena il fallimento dell’obiettivo, assai vitale ed essenziale per le sorti dell’esecutivo, come sanno bene diversi deputati dem tra i più attenti nella ‘gestione’ dell’Aula (il ‘mastino’ Enrico Borghi, Lele Fiano, Stefano Ceccanti, idem Delrio).
“Attenzionati” tutti i prossimi passaggi parlamentari…
Come pure va ‘attenzionato’ tutta la prossima settimana parlamentare, dato che – saltato ogni accordo preso e violato, in primis da Fratelli d’Italia, sul contingentamento delle presenze – le opposizioni faranno duro ostruzionismo sui tanti decreti legge del governo in arrivo e in scadenza, la maggioranza dovrà garantire, ogni volta, il numero legale e, su qualche voto, potrebbe persino finire ‘sotto’, dati i molti mal di pancia in 5Stelle, aprendo voragini sotto al governo.
Ossigeno puro, in ogni caso, in attesa della tanto agognata ‘fase 3’, quella del rilancio – si spera definitivo – del Paese. Certo è che, sul governo, le nubi si addensano sia in vista del voto sul Mes, dopo l’accordo in sede di Consiglio Ue, e le relative tensioni dentro la maggioranza di governo tra Pd e M5S, voto che si terrà sempre la prossima settimana, sia, appunto, sulle ‘poste’ di bilancio del prossimo dl aprile, rispetto alle quali Pd-Iv-M5S-LeU già litigano sin da ora, mentre Salvini e Meloni chiedono di ‘sfiduciare’ Gualtieri, ministro all’Economia, ‘colpevole’ di aver accettato il Mes.
Il pressing dei governatori e la cautela dei virologi…
Inoltre, resta forte il pressing degli enti locali: qualche governatore si è avvantaggiato e si è ‘portato avanti’. Come i due leghisti Attilio Fontana in Lombardia, con la riapertura da mercoledì scorso dei mercati all’aperto, e Luca Zaia in Veneto, che ha dato il via libera alla vendita di cibo ‘take away’. Mentre in Toscana, da lunedì ripartono i lavori di manutenzione per le ditte tessili. Resta il nodo spostamenti. Gli scienziati però, invitano alla cautela: l’autocertificazione, infatti, dovrebbe scomparire solo per chi rimane all’interno dello stesso Comune.
Il calendario delle riaperture è la nuova tela di Penelope
Il calendario delle riaperture è e resta, in ogni caso, un puzzle che il governo Conte, in piena sindrome da ‘tela di Penelope’, fa e disfa, smonta e rimonta ad ogni ora, anche perché lo fa sulla base delle indicazioni della task force ‘Fase 2’ guidata dal manager Vittorio Colao, task force le cui indicazioni sono – spesso, o anche solo a volte, ma già basta per creare il caos – strambe, contraddittorie, assurde.
Più facile che la ‘fase 2’ parta l’11 maggio, se non il 18
Per gli aggiustamenti definitivi è attesa la relazione del comitato tecnico scientifico, che dovrebbe arrivare a ore, con il prospetto della ripartenza definitiva per negozi e uffici: il riavvio dovrebbe oscillare fra il 4 e l’11 maggio, ma se è vero, come è vero, che in due enti ‘pubblici’ come la Rai e il Parlamento, tutti i dipendenti sono stati messi in ‘smartworking’ fino al 18 maggio compreso, nutriamo forti dubbi, se tanto ci dà tanto, che si riesca, prima di allora, di entrare in effettiva e piena ‘fase due’.
L’obiettivo del governo: accelerare sugli allentamenti, ma ‘senza stravolgimenti’ ed evitando ‘orari di punta’
Accelerare sull’allentamento delle restrizioni, ma “senza stravolgimenti” è l’imperativo del governo per la fase 2, una sorta di manzoniano ‘adelante Pedro, sed cum juicio”… Il premier Conte ha tra le mani il piano di riaperture graduali, ma prima di trasformarlo nel prossimo Dpcm – sarà l’ultimo? I giuristi ci sperano – avrà oggi un confronto con gli enti locali, specie per evitare pericolose ‘fughe in avanti’ che le Regioni, ma anche i Comuni, stanno già facendo. I dati sulla curva dei contagi restano positivi, dunque lasciano ben sperare, ma la guardia del governo resta alta.
Mentre dal lato delle opposizioni Matteo Salvini chiede che venga cancellato l’obbligo dell’autocertificazione per gli spostamenti, uno dei nodi più difficili da sciogliere è quello legato al trasporto pubblico. Sul tema hanno lavorato senza soste Palazzo Chigi, il Mit e il ministero della Salute, in stretta collaborazione con il Comitato tecnico-scientifico, la task force guidata da Vittorio Colao.
L’obiettivo, del governo, in ogni caso, è quello di evitare di ingolfare il Paese nei suoi ‘orari di punta’. Per questo, sono allo studio aperture e chiusure diversificate.
Ristoranti e bar il 17 maggio, musei il 18, parchi a breve
La data delle riaperture, in ogni caso, si allontana ancora di più per i ristoranti e i bar che potrebbero restare chiusi almeno fino al 17 maggio. La Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi ha comunque già stilato un protocollo per garantire la sicurezza: un metro di distanza tra i tavoli, mascherine, sanificazioni dei locali. Anche i musei dovrebbero tornare ad accogliere i visitatori il 18 maggio.
Arriveranno ben prima, invece, i parchi, ma resterà in piedi il divieto imperativo di assembramento. L’orientamento è di permettere che all’aperto possa stare vicino un numero molto limitato di persone (i componenti di una famiglia).
La scuola (nel senso dei cantieri…) riapre il 27 aprile
Al momento, la prima crocetta sul calendario del governo è e resta sul giorno 27 aprile ma solo per l’edilizia pubblica. “La buona notizia – spiega il segretario della Filca Cisl, Franco Turri – è la ripartenza già la prossima settimana dei cantieri che si occupano di edilizia carceraria, sanitaria, popolare e di dissesto idrogeologico”. Il nuovo protocollo per i cantieri, firmato al ministero delle Infrastrutture, prevede una serie di precauzioni, come la quotidiana misurazione della temperatura, l’accesso contingentato agli spazi comuni, la distanza di un metro tra le persone. Per il riavvio di manifattura e cantieri privati, il governo ha individuato come data quella del 4 maggio.
Messe, matrimoni e funerali? La Chiesa vuole ‘riaprire’
Il governo è al lavoro anche per stabilire quando potranno tornare a essere celebrate messe, matrimoni e funerali e la Chiesa cattolica, dai vescovi al basso clero, preme per riaprire. Un cattolico come Conte non è insensibile: pare che non sia mancato un intervento diretto del Papa…
Le ordinanze prefettizie territoriali e i codici Ateco, ma il rischio è la “fase due” a “macchie di leopardo”
Le riaperture potranno poi essere cucite addosso ai diversi territori attraverso ordinanze prefettizie, sulla base del codice Ateco, che categorizza e classifica le varie tipologie e sottotipologie di attività. Il problema è che, come detto già prima, si va verso una ‘Fase 2’ a macchia di leopardo.
E se la ‘fase tre’ fosse quella del ‘contagio di ritorno’?
Il governo sta già studiando un meccanismo ‘d’emergenza’ da introdurre se, dopo il primo allentamento del lockdown, in alcune aree del Paese tornassero a salire i contagi e, nel frattempo, l’esecutivo lavora per adeguare le strutture sanitarie in caso di nuova esplosione del coronavirus, quindi per evitare un nuovo, drammatico lockdown.
Ma se le cose non andassero così, e tutto tornasse drammaticamente in ballo, come in un loop infinito e diabolico, compreso il ritorno a una ‘fase tre’ uguale alla ‘fase uno’, cioè a un’impennata di contagiati e morti a causa dei ‘contagi di ritorno’, un ennesimo lockdown sancirebbe davvero la morte definitiva di un Paese intero.
26 aprile 2020