Il punto nella conferenza Iss-Istat: in Lombardia indice Rt a 0,57. Rezza: 6.395 casi di Covid tra gli stranieri presenti in Italia, pari al 5% dei casi complessivi diagnosticati
da di Laura Cuppini
(Lapresse)
«La curva decresce e questo è un dato positivo, progressivamente si sta andando verso un numero di casi basso in tutte le regioni, Lombardia compresa». Nella prima conferenza della fase 2, Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) ha affermato che l’andamento è positivo ma non si può ancora cantare vittoria. L’impatto delle riaperture avviate il 4 maggio si vedrà infatti tra alcuni giorni, in particolare nell’incontro stampa di venerdì prossimo. Non sono stati forniti gli indici R0 delle singole regioni, ma Brusaferro ha detto che in Italia il dato è tra 0,5 e 0,7. Adesso gli esperti si affidano al valore Rt: la differenza è che, mentre R0 misura il numero medio di casi secondari generati da un soggetto infetto, Rt rappresenta il dato nel tempo, dopo che sono entrate in vigore le misure di contenimento. Quando l’indice Rt scende sotto 1, vuol dire che i contagi sono in diminuzione. In Lombardia, per esempio, l’indice Rt medio al 5 maggio è dello 0,57. «La curva epidemiologica va decrescendo, sia in termini di casi e diagnosi, sia di sintomi. È un segnale che prosegue» ha chiarito Brusaferro. Secondo gli ultimi dati, il 20,4% dei casi di Covid è asintomatico, il 15% paucisintomatico, il 33% lieve, il 16,9% severo e il 3,1% critico.
I dati nelle regioni
L’indice Rt (nella tabella redatta dall’Iss con la Fondazione Bruno Kessler) è molto variabile da regione a regione: si va dallo 0,29 delle Marche allo 0,96 della Puglia. Spicca il caso della Sicilia, con un valore di 1,12. «In Sicilia sono segnalati pochi casi di infezione, con trend in riduzione nell’ultima settimana. L’Rt leggermente superiore ad 1 — hanno sottolineato gli esperti — potrebbe riflettere pregressi focolai limitati e di per sé non implica un aumento diffuso di trasmissione».
Ecco il dettaglio regione per regione: Abruzzo 0,75; Basilicata 0,88; Bolzano 0,44; Calabria 0,8; Campania 0,6; Emilia Romagna 0,53; Friuli Venezia Giulia 0,51; Lazio 0,62; Liguria 0,65; Lombardia 0,57; Marche 0,29; Molise 0,42; Piemonte 0,53; Puglia 0,96; Sardegna 0,48; Sicilia 1,12; Toscana 0,6; Trento 0,44; Umbria 0.83; Valle d’Aosta 0,52; Veneto 0,53. Dunque a oggi la regione più virtuosa è le Marche, con un tasso di contagio di 0,29. Servono più di tre malati, insomma, per contagiarne un quarto. Gli indici di contagio peggiori riguardano la Puglia e la Sicilia.
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Decessi: +39%
Il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, ha illustrato il rapporto Istat/Iss sulla mortalità presentato nei giorni scorsi. Nei 6.866 Comuni presi in esame, su circa 8mila totali, si è registrato il 39% dei decessi in più, pari a 25.354, nel periodo dal 20 febbraio al 31 marzo. «Il 54% è diagnosticato come Covid-19, mentre il restante 46 è riconducibile direttamente o indirettamente al virus pur in assenza di tampone», ha spiegato Blangiardo. Nei 3.271 Comuni del Nord ad elevata incidenza di contagi i decessi sono stati 23.133 (+88%), nei 1.778 del Centro-Nord a media diffusione sono stati 2.426 (+14%), mentre nei 1.817 del Centro-Sud i decessi sono in lieve diminuzione. Brusaferro ha aggiunto che per alcune vittime «ufficiali» del coronavirus in Italia (10-12%), «la prima causa di morte è legata ad altre malattie, che sono le comuni cause di morte nel nostro Paese».
Gli stranieri
Giovanni Rezza, direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Iss, ha parlato dei contagi tra gli stranieri residenti o presenti in Italia: «Sono stati notificati 6.395 casi di Covid, pari al 5% dei casi complessivi diagnosticati. In linea di massima si può confutare l’ipotesi di una differenza di rischio fra stranieri e italiani». In generale i casi risultano notificati prima negli italiani e fra questi risultano colpiti coloro che hanno un’età più avanzata. La fascia d’età degli stranieri contagiati è quella dai 30 ai 64 anni e tra loro risulta maggiore (di 1,4 volte) il rischio di ospedalizzazione e di ricovero in terapia intensiva. «La curva dei contagi relativa ai cittadini stranieri appare spostata verso destra — ha concluso Rezza —: come se si fossero infettati dopo, o la diagnosi arrivasse in ritardo».
Le prossime misure
Su cosa aspettarci nei prossimi giorni, Brusaferro è stato chiaro: «Ancora non si possono rilevare gli effetti dell’avvio della fase 2, dovremo aspettare ancora una settimana. E da quello che emergerà si faranno ragionamenti per decidere eventuali misure successive. Il virus continua a circolare e di questo bisognerà tenere conto anche nella ripartenza del campionato di calcio, pur tenendo presente che siamo inseriti in un contesto europeo. Gli stadi, come luoghi di aggregazione, è difficile immaginare di riempirli. Sono raduni di massa, che in uno stato epidemiologico non sono consentiti». E le immagini dei Navigli affollati?
«Non le ho viste — ha detto il presidente dell’Iss —, ma la fase 2 è molto delicata, abbiamo aperto alcune attività, la mobilità. È importante che il Paese riparta perché ha ottenuto risultati importanti, ma il virus non ha cambiato la sua identità, ha sempre le caratteristiche che aveva nella fase 1. Se molliamo proprio adesso, rischiamo una ripresa dell’epidemia. Dobbiamo imparare a vivere con questo virus nei prossimi mesi».
8 maggio 2020 (modifica il 8 maggio 2020 | 16:00)