Il parroco Don Pietro Sigurani accoglie ogni giorno fino a 130 persone: «Vedo tante facce nuove: gente che ha perso il lavoro e anche la casa, non hanno più niente»
da di Ester Palma
Primo, secondo, contorno e frutta: è il menu quotidiano di chi bussa alla porta della parrocchia di Sant’Eustachio, pieno centro, per chiedere da mangiare. Un cibo che don Pietro Sigurani, 84 anni, l’attivissimo parroco, dispensa con i suoi volontari in un cestino, per evitare il contagio da coronavirus, insieme a consigli, preghiere e voglia di ascoltare.
«Quanti sono? Ogni giorno 120, 130 e fra loro vedo tante facce nuove – spiega – Si confidano, hanno bisogno di parlare. E’ gente che ha perso il lavoro e qualcuno anche la casa, non riuscivano più a pagare l’affitto. E i soldi stanziati dal governo non si vedono. Non è colpa dei politici, credo, ma della burocrazia, che rallenta tutto e intanto la gente si dispera». La crisi economica causata dalla pandemia colpisce duro a Roma. Ma la rete della solidarietà, soprattutto cattolica, fa moltissimo per aiutare chi non ce la fa. «E’ che bisogna riaprire il cuore delle persone, prima che i negozi e tutto il resto – commenta don Pietro – Devo dire che la Provvidenza sta lavorando bene. Io per esempio per dare da mangiare ai miei “ospiti” ogni giorno, non prendo un euro di soldi pubblici. Solo offerte, e in questo periodo sono tante, nonostante la crisi. Arrivano dalle persone più inaspettate, atei persino, passano e lasciano quello che possono, anche poco. L’altro giorno uno mi ha detto: “Io non credo in Dio, ma a vedere tutta questa carità mi vengono tanti dubbi”».
Sono tanti anche quelli che si offrono come volontari per la mensa: «Pure troppi, a volte,e mi viene da pensare che la pandemia, con tutto il dolore e i problemi che ha causato, ha portato anche tanti a riflettere e a desiderare di aiutare gli altri».
Don Pietro ha un desiderio: «Vorrei far fare il tampone a tutti quelli che vengono qui, per loro sicurezza e anche nostra. Ma possibile che non si pensi a quelli che vivono per la strada, che dormono sotto i ponti e nelle stazioni? Menomale che Dio evidentemente li protegge, perché finora nessuno di loro si è ammalato. Ma vivono un abbandono spaventoso, nessuno si cura di salvaguardarli dal virus».
Intanto il rischio povertà si aggrava in tutta Roma: dopo l’allarme lanciato dalla Caritas nazionale nei giorni scorsi, che ha parlato di un raddoppio, con la pandemia, delle persone che per la prima volta si rivolgono ai centri di ascolto e ai servizi delle Caritas diocesane, quella romana fa sapere di avere distribuito in aprile 20 mila pacchi alimentari ad altrettante famiglie in difficoltà, attraverso una rete di 127 parrocchie (che spesso distribuiscono anche i pacchi preparati dal Comune e dei Municipi) e 5 empori territoriali. Non sono stati dimenticati i campi rom, dove è stata effettuata una distribuzione di pacchi dei volontari di Caritas, Sant’Egidio e «21 Luglio».
8 maggio 2020 | 08:10