Via libera della Commissione europea alle regole per facilitare l’iniezione di capitale pubblico nelle aziende danneggiate dalla pandemia. Spunta il limite alle acquisizioni e la clausola verde per le grandi imprese. Bloccati dividendi e bonus per chi riceve sostegno. Escluso chi è già in crisi al 31 dicembre 2019
del 08/05/2020 20:23
di Andrea Pira
Via libera della Commissione europea alle regole per facilitare l’iniezione di capitale pubblico nelle aziende danneggiate dalla pandemia di coronavirus. Era il provvedimento che il governo stava aspettando per il varo del decreto Rilancio, all’interno del quale inserire anche norme per permettere la ricapitalizzazione delle imprese in crisi. L‘esecutivo Ue detta quindi i paletti entro cui gli Stati membri potranno muoversi, dando loro maggior margine d’azione, permettendo ad esempio di fornire debito subordinato a condizioni favorevoli, che non potrà però essere convertito in equity fino a che durerà il periodo di difficoltà. Dagli aiuti è escluso chi era già in crisi al 31 dicembre 2019.
“Con l’evolversi della crisi, molte aziende avranno anche bisogno di capitali per rimanere a galla. Se gli Stati membri decidessero di intervenire, applicheremo le norme odierne per garantire che i contribuenti siano sufficientemente remunerati e che il loro sostegno sia accompagnato da vincoli, tra cui un divieto di dividendi, pagamenti di bonus e ulteriori misure per limitare le distorsioni della concorrenza”, ha spiegato la commissaria alla Concorrenza e vicepresidente della Commissione, Margrethe Vestager, nell’aggiungere che le grandi aziende dovranno anche dare conto dell’uso degli aiuti ricevuti e dell’osservanza degli impegni in merito alla transizione verde e digitale.
Una delle limitazioni riguarda le tempistiche. Per le quotate che hanno ricevuto aiuti, l’uscita dello Stato deve avvenire entro sei anni, ossia entro il 2026 , arco temporale che sale a sette per le non quotate. Nel caso l’uscita sia in dubbio, dovrà esserci una notifica alla Commissione di un piano di ristrutturazione.
Con il nuovo quadro, i governi potranno sostenere le imprese in difficoltà fornendo debito subordinato. E’ inoltre previsto che per gli interventi di ricapitalizzazione fino a 250 milioni di euro, lo Stato possa presentare un unico schema di azione, mentre sopra tale soglia debbano notificare i singoli aiuti.
Per procedere all’iniezione di liquidità occorrerà comunque rispettare alcuni paletti. Si tratta di una sorta di ultima spiaggia, in caso non siano possibili altre forme di sostegno e per evitare le difficoltà sociali e il fallimento del mercato, a causa di una significativa perdita di posti di lavoro, l’uscita di un’azienda innovativa o di rilevanza sistemica oppure il rischio di interruzione di un servizio importante.
Come anticipato da MF-Milano Finanza, per tutelare la concorrenza le imprese beneficiarie degli aiuti, sempre che non siano pmi, non potranno procedere con acquisizioni di quote di capitale di concorrenti superiori al 10%, almeno fino a quando che non ci sarà il riscatto del 75% della ricapitalizzazione.