martedì, Giugno 9, 2020

Un anno di proteste a Hong Kong, Pechino rafforza la stretta

Quasi 9000 persone tra gli 11 e gli 84 anni sono finite in manette negli ultimi 12 mesi per aver preso parte alle manifestazioni anti-governative

di Eugenio Buzzetti          HONG KONG

da aggiornato alle 14:1609 giugno 2020 

© Philip FONG / AFP – Proteste a Hong Kong

La Cina rafforza la stretta su Hong Kong a un anno dalla marcia che portò per le strade della città circa un milione di persone contro la proposta di legge sull’estradizione, poi ritirata ufficialmente dall’amministrazione di Carrie Lam. La marcia fu l’inizio delle proteste pro-democrazia – a cui ne seguì un’altra, una settimana dopo, che portò per le strade della città circa due milioni di persone – in quello che è stato il piu’ lungo movimento anti-governativo dal ritorno di Hong Kong alla Cina nel 1997.

Il problema della legge sulla sicurezza

La proposta di emendare la legge sull’estradizione avrebbe fatto diventare Hong Kong “solo un’altra città cinese” dissero all’epoca gli attivisti pro-democratici, a cominciare dal veterano Martin Lee. Il problema del deterioramento dell’autonomia di Hong Kong si ripresenta oggi, dopo che l’Assemblea Nazionale del Popolo, il parlamento cinese, ha dato il primo via libera alla legge sulla sicurezza nazionale nell’ex colonia britannica: la stretta di Pechino prevede “misure necessarie” per salvaguardare la sicurezza nazionale e “prevenire, interrompere e punire attività che mettono in pericolo la sicurezza nazionale in base alla legge”, e punirà le “interferenze esterne” nell’ex colonia britannica “da parte di qualsiasi forza esterna, in qualsiasi forma”. In piu’, la legge fortemente criticata a livello internazionale dà la possibilità a Pechino di aprire uffici sul territorio della Regione Amministrativa Speciale delle proprie agenzie di sicurezza.

In manette 9000 manifestanti

In un anno di proteste pro-democrazia a Hong Kong, sono state arrestate 8.981 persone, di età compresa tra gli 11 e gli 84 anni: di queste 1.749 sono state formalmente accusate e circa cento condannate per reati relativi alla sommossa. Il mese scorso è stato condannato a quattro anni di carcere il primo manifestante che si è dichiarato colpevole di reati riguardanti la sommossa per gli scontri con la polizia del 12 giugno scorso, quando i manifestanti bloccarono gli accessi all’Assemblea Legislativa, il parlamento di Hong Kong, per impedire i lavori parlamentari sulla legge sull’estradizione.

Le 5 richieste

Mesi di proteste hanno ottenuto il ritiro formale della legge, a ottobre scorso, ma è stata l’unica delle cinque richieste dei manifestanti accolta dall’amministrazione di Carrie Lam. Le altre quattro rimangono inevase: amnistia per tutti gli arrestati, istituzione di una commissione indipendente di indagine sull’operato della polizia, la non etichettatura di “rivoltosi” per i manifestanti e il suffragio universale. Ad accrescere la tensione, oggi, si aggiunge anche l’approvazione della legge sull’inno nazionale cinese che può comportare fino a tre anni di carcere per chiunque insulti o si dimostri irrispettoso all’esecuzione della Marcia dei Volontari.

Wong: “Il tempo sta scadendo”

Ogni tentativo di compromesso appare impraticabile. Mentre l’amministrazione guidata da Carrie Lam difende l’operato di Pechino, i manifestanti, con in testa l’attivista pro-democratico Joshua Wong, volto della resistenza al potere cinese nell’ex colonia britannica, promettono di continuare le proteste con nuove iniziative. Hong Kong non si può piu’ permettere “ulteriore caos”, ha avvertito oggi Carrie Lam. Mesi di proteste e scontri hanno fatto scivolare Hong Kong in recessione tecnica lo scorso anno e la situazione è peggiorata a inizio 2020 per effetto del Covid-19 che ha pesato ulteriormente sull’economia. “Tutti noi possiamo vedere le difficoltà per cui siamo passati lo scorso anno e a causa di una situazione così grave abbiamo problemi che dobbiamo affrontare. Dobbiamo imparare dagli errori”.

Nuove proteste, culminate in centinaia di arresti, sono però sorte dopo la notizia che Pechino si stava preparando a una nuova e più pesante stretta con la legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong. La legge è al centro delle attenzioni del giovane attivista di Hong Kong. “Non ho speranze verso il regime, ma ho speranze nelle persone”, ha dichiarato Wong in una serie di messaggi su Twitter nell’anniversario della marcia anti-legge sull’estradizione. “Il tempo sta scadendo a Hong Kong e potremmo avere bisogno di contrattaccare”. In ogni caso, ha avvertito, “la resa non è una vera opzione per noi”.

 

 

 

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