Il leader leghista il giorno dopo il voto in Senato: «Quando mi processeranno spero di non trovare un cugino o un’amante di Palamara. Ho scritto a Tria per ringraziarlo».
da del 31 luglio 2020
di Marco Cremonesi, inviato a Milano Marittima (Ravenna)
«Il mio è un processo Palamara. I giudici alla Palamara sono la minoranza. Ma io spero di non trovare a Catania un Palamara quando mi processeranno il 3 ottobre. O un cugino di Palamara, un amante di Palamara…». Doveva essere soltanto la conferenza stampa di presentazione dell’ormai classica festa leghista regionale della Romagna, a Cervia.
Matteo Salvini, però, non riesce a far finta di non essere arrabbiato. Per il nuovo processo che lo attende, per il trattamento che, a suo dire, gli riservano i giornali, per i sondaggi che lo danno in calo: «Io ai sondaggi credo come ai virologi. Il sondaggio lo si farà in cabina elettorale il 20 e il 21 settembre», la data delle prossime elezioni regionali.
Salvini ringrazia l’ex- ministro Giovanni Tria
L’ex ministro
L’unico momento positivo, nelle ultime 24 ore, è rappresentato dalle dichiarazioni di Giovanni Tria. L’ex ministro all’Economia e Finanze del governo gialloverde lo ha infatti dichiarato con grande chiarezza. «Ho sentito parlare di interesse pubblico: per quel Governo quello era interesse pubblico. L’informazione stava sui giornali, chi non era d’accordo poteva esprimersi. Ma non mi ricordo che qualcuno si sia espresso».
Insomma: «La responsabilità è ovviamente collegiale e tirarsene fuori dopo non è elegante». Musica per le orecchie di Salvini, è la sua tesi di sempre: il governo sapeva perfettamente cosa stesse accadendo. E dunque, al processo potrebbe ritrovarsi come co imputati i ministri di allora: «Conte, Di Maio e Toninelli, con me a Catania? Meno li vedo e meglio è». Ma in compenso, racconta di avere mandato nella notte un messaggino di ringraziamento all’ex collega di governo, con il quale peraltro non tutto è sempre andato a rose e fiori.
Al Papeete
In ogni caso, prosegue Salvini, «mi hanno già scritto 200 avvocati per mettersi a disposizione della mia difesa». Quanto alle persone, al suo popolo, il segretario leghista spiega che «sotto l’ombrellone un po’ ridono e un po’ s’incazz… Ma come, mi dicono: noi ti abbiamo eletto proprio per fare quello e loro ti mandano a processo per averlo fatto?».
Insomma, Salvini ostenta sicurezza: «Se c’è un reato, è quello del governo. Dopo aver dichiarato un’emergenza senza l’emergenza, il non fare nulla per evitare gli sbarchi è un reato: si chiama favoreggiamento dell’immigrazione clandestina».
31 luglio 2020 (modifica il 31 luglio 2020 | 14:23)