Ancora trattative in stallo con Aiop e Aris per il rinnovo del contratto del settore, fermo da 14 anni. «Vergogna», «Ennesimo affronto». E si annuncia uno sciopero
da di Redazione Roma
Nonostante l’afa che soffoca la Capitale, poco meno di un centinaio di medici del settore privato si sono riuniti sabato mattina a Roma in presidio davanti al San Carlo di Nancy, per protestare contro il naufragio delle trattative con Aiop e Aris per il rinnovo del contratto del settore, fermo da 14 anni. Fra bandiere, striscioni, alcuni medici incatenati per protesta e l’inno di Mameli, camici bianchi e sindacati chiedono a gran voce il «contratto» e gridano «vergogna».
La preintesa del contratto nazionale della sanità privata era stata firmata il 10 giugno, e il 30 luglio era il termine ultimo per la sottoscrizione definitiva. Una firma che non c’è stata, per rifiuto delle controparti datoriali, Aiop (che fa parte di Confindustria) e Aris (associazione religiosa). I sindacati del settore hanno annunciato uno sciopero e oggi a Roma si sono riuniti in presidio. «L’ennesimo affronto», tuonano Fp Cgil Roma Lazio, Cisl Fp Lazio, Uil Fpl Roma Lazio e i loro segretari, Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, che promettono: «La nostra sarà una reazione durissima». «I 25 mila lavoratori del Lazio non sono ruote di un ingranaggio, non sono carne da macello. Sono professionisti che garantiscono servizi alla salute. Sono il motore delle strutture accreditate. Sono persone con famiglie e figli».
La protesta dei medici ha raccolto la solidarietà del Pd. «Una nutrita delegazione del Pd ha partecipato al presidio, per esprimere vicinanza ai lavoratori della sanità privata. È inaccettabile l’arroganza e la prepotenza che Aiop ed Aris stanno dimostrando». Scrivono in una nota Enzo Foschi (vicesegretario Pd Lazio), Valeria Baglio (responsabile Sanità) e Marco Ricci (coordinatore Circoli sanità). «Non si illuda nessuno, nessun ricatto alle istituzioni sarà consentito. Auspichiamo che Aiop ed Aris scendano a più miti consigli, tornino a sedersi al tavolo e mostrino più rispetto per i loro lavoratori rinnovando finalmente il contratto nazionale».
1 agosto 2020 | 13:27