Dopo l’ultimatum dato ieri dal governo ad Atlantia, si inasprisce lo scontro con la società di Treviso.
I due ministri hanno dichiarato come sia ora “più probabile” la revoca della concessione. Per la holding di Treviso si tratta di “inaccettabili dichiarazioni a borsa aperta, in aperto contrasto con le norme del Testo unico della finanza”
da del 01/10/2020 19:06
di Manuel Follis
Atlantia ha infatti presentato un nuovo esposto a Consob (l’ultimo risaliva allo scorso 14 luglio) chiedendo di valutare urgentemente i provvedimenti da adottare, a seguito delle dichiarazioni rilasciate a mercati aperti dal ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, e dal ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli, che hanno determinato la sospensione delle negoziazioni per eccesso di ribasso.
Un esposto che, si legge nel comunicato di Atlantia, “si rende necessario per tutelare gli interessi degli oltre 37.000 azionisti e investitori della società e garantire la parità informativa, tenuto conto che nessuna decisione del Governo, in merito alla Concessione di Aspi, è stata ancora comunicata alla società”.
I ministri Patuanelli e De Micheli, con due interventi diversi e disgiunti, hanno entrambi dichiarato di ritenere, allo stato attuale, più vicina e più probabile la revoca della concessione. Il titolo Atlantia ha chiuso in calo del 2,16% a 13,14 euro.
Atlantia ha indicato all’Autorità di Controllo come “simili inaccettabili dichiarazioni a Borsa aperta – in aperto contrasto con le norme del Testo unico della finanza – fossero già state oggetto di precedenti esposti, auspicando, ancora una volta, un suo deciso intervento volto a garantire la regolarità del mercato. L’impatto di simili dichiarazioni può infatti determinare rilevanti conseguenze sulla regolarità delle negoziazioni, tanto più nel noto contesto di possibile dismissione di Aspi da parte di Atlantia”.
Non corrisponde inoltre al vero, prosegue il comunicato della holding, “la reiterata affermazione che la società non avrebbe rispettato l’accordo del 14 luglio. L’impegno a dismettere Aspi risulta infatti espressamente confermato dal processo di scissione e quotazione, ovvero dalla vendita dell’88% dell’asset, deliberati dal cda di Atlantia del 24 settembre e che saranno sottoposti all’assemblea dei soci già convocata per il prossimo 30 ottobre”.
Le continue ventilate minacce di revoca da parte del Governo “sono peraltro in palese contraddizione non solo con le finalità della lettera del 14 luglio – che prevede la dismissione di Aspi in un processo trasparente a valori di mercato – ma sono suscettibili di per sé di alterare il valore di detta società nel momento in cui è stata posta sul mercato”.
Tali minacce “risultano inoltre in aperto contrasto con la clausola contenuta nell’atto transattivo inviato formalmente ad Aspi lo scorso 23 settembre, dove il Mit dà atto che non sussistono le condizioni per formulare nei confronti del Concessionario contestazioni di inadempimento per fatti e/o atti, noti al Concedente, verificatisi sino alla data di sottoscrizione dell’atto stesso”. La nota si chiude con Atlantia che informa di aver “doverosamente ritenuto di inviare l’esposto anche ai servizi competenti della Commissione Europea”.