Arriva l’aliquota minima fiscale per le società nell’Unione europea: l’Ue rivede le regole sui paradisi fiscali a casa propria e nel mondo.
da del 24/10/2020
di Matteo Rizzi
Arriva l’aliquota minima fiscale per le società nell’Unione europea: l’Ue rivede le regole sui paradisi fiscali a casa propria e nel mondo. Ieri a Bruxelles si è riunito il gruppo dei tecnici che definisce le regole della buona fiscalità Ue.
Lo scopo è ben preciso: rivedere le regole (dopo 23 anni dalla loro introduzione) che definiscono cosa sia o non sia fiscalmente accettabile per l‘Unione europea.
Il cosiddetto gruppo del Codice di condotta è rimasto invariato dal 1997 – ha valutato centinaia di regimi fiscali e nel frattempo ha anche ispirato l’adozione dei principi Ocse contro le pratiche fiscali dannose (Fhtp). Ma secondo la Commissione, le sue regole sono oramai obsolete e hanno bisogno di tenere in considerazione nuovi fattori, come la digitalizzazione e il ruolo crescente delle multinazionali nell’economia mondiale.
Per la Commissione Ue se la tassazione minima effettiva diventerà uno standard, «ci sarà un nuovo piano su come i paesi potranno utilizzare le loro aliquote fiscali per attrarre imprese e investimenti». Tuttavia, la Commissione avverte che sarà introdotta un’aliquota minima Ue in ogni caso.
«Se non vi è un consenso sulla tassazione minima a livello globale, questo concetto deve essere introdotto nel Codice come standard» si legge nelle comunicazioni della Commissione. «La concorrenza fiscale si è evoluta», spiegava la Commissione Europea a luglio presentando la nuova tax agenda. Le discussioni Ocse in corso sulla Riforma della tassazione internazionale «potrebbero avere in futuro un impatto importante sui limiti accettati della concorrenza fiscale».
Che cos’è il Codice. È uno strumento di soft law, che opera sulla base di una revisione tra pari e di una pressione tra gli stati membri. Esso stabilisce i principi per una concorrenza fiscale leale ed è utilizzato per determinare se un regime fiscale è dannoso o meno. Dall’istituzione del codice sono stati valutati oltre 400 regimi fiscali nell‘Ue e circa 100 di questi sono stati giudicati dannosi. Oltre ai risultati ottenuti all’interno dell’Unione, dal 2016 il Codice è stato utilizzato per valutare i paesi terzi e creare la blacklist fiscale Ue. All’inizio del 2020, oltre 120 regimi fiscali dannosi sono stati eliminati a livello globale in risposta al processo di valutazione nella blacklist Ue.
Il campo di applicazione del Codice dovrebbe essere ampliato. Attualmente sono troppi i tipi di regimi dannosi che possono sfuggire alla valutazione, ad esempio, come spiega la Commissione, il Codice prende in considerazione solo misure e regimi fiscali specifici. Tuttavia, sempre più paesi «utilizzano le strutture generali dei loro sistemi fiscali per impegnarsi nella concorrenza fiscale». Ad esempio prevedendo particolari regole di residenza fiscale che possono portare a una doppia non imposizione o a esenzioni fiscali per i redditi esteri.
Anche i passaporti d’oro saranno banditi. Secondo la Commissione, i regimi speciali di cittadinanza o le misure per attirare gli espatriati o gli individui facoltosi, dovrebbero essere esaminati dal Gruppo. La riforma dovrebbe anche considerare come possano essere applicate le regole in modo più trasparente, l’azione del Gruppo infatti non ha, tra l’altro, l’obbligo di comunicazione al Parlamento europeo. Il Gruppo potrebbe anche introdurre il voto a maggioranza qualificata, per accelerare il processo decisionale e considerare le conseguenze per gli stati membri che non si conformano alle decisioni nei tempi previsti. Inoltre, per quanto riguarda i paesi terzi si aprirà una discussione sulla portata geografica dell’elenco dell‘Ue che fino ad ora ha escluso i paesi meno sviluppati e privi di un centro finanziario.