L’operazione della Finanza: 12 indagati, fra cui alcuni ex impiegati: avrebbero incassato tra il 2015 e il 2019, quattro biglietti della lotteria istantanea per un valore complessivo di 27 milioni.
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di Ilaria Sacchettoni e Redazione Roma
Motivato, ingegnoso, puntuale ma, soprattutto, interno alla Lottomatica Holding di cui era capo area per il «Gratta e Vinci». Fabio Giacovazzi altro non avrebbe fatto che servirsi del proprio ruolo per mettere a segno quattro premianti, decisivi goal. L’acquisto di altrettanti biglietti vincenti della lotteria. La conoscenza delle procedure aziendali gli avrebbe permesso di interrogare il sistema operativo al riparo da eventuali problemi e in questo modo, con la complicità della collega Ambra Burani, sarebbe riuscito a tracciare i biglietti vincenti, a individuarli nelle varie ricevitorie in giro per l’Italia e ad acquistarli attraverso conoscenti.
Una soluzione che gli avrebbe evitato le sanzioni previste per quei dipendenti che giocano nel settore in cui operano ma non il sequestro preventivo del denaro sottratto alle casse dello Stato, secondo l’aggiunto Lucia Lotti e la sua sostituta Alessia Miele. Per un totale di 27 milioni di euro confiscati.
Gli approfondimenti delegati ai finanzieri del Nucleo di polizia valutaria hanno ricostruito, un bonifico alla volta, le destinazioni del denaro vinto, individuando complicità e metodi utilizzati per frodare Lottomatica Holding, danneggiata da quelle vincite che avrebbero procurato una flessione alle vendite di «grattini»: «Costituisce fatto notorio — si legge nel decreto di sequestro dei magistrati — la circostanza che solitamente la pubblicizzazione della riscossione del primo premio rappresenta elemento inevitabilmente disincentivante al successivo acquisto di ulteriori biglietti della medesima lotteria». La conclamata vittoria del «Gratta e Vinci» avrebbe dunque penalizzato la Holding che ha infatti prestato la più scrupolosa collaborazione all’autorità giudiziaria.
Per portare a termine il proprio progetto Giacovazzi avrebbe pescato in famiglia: l’ex moglie e il suo nuovo compagno sono risultati intestatari dei titoli vincenti. Stesso discorso per la madre, alla quale il dipendente di Lottomatica avrebbe fatto ricorso per nascondere la vera provenienza della vincita. Poco propenso a credere nella cosiddetta dea bendata (che, invece, dà il nome in codice all’operazione investigativa) Giacovazzi è incorso in una felice combinazione quando l’azienda ha deciso di sostituire la piattaforma digitale alla quale aveva avuto accesso abusivamente. Un modo per mettersi al riparo da eventuali indagini che lo ha spinto a sbilanciarsi: «Dopo che fai stappi lo champagne?» dice in chat con un altro indagato al quale s’affida dopo essere andato in pensione. Il fatto che gli indagati «abbiano acquisito contezza del livello di approfondimento delle indagini svolte dalla finanza» è un motivo in più per sequestrare rapidamente e per intero la somma vinta in precedenza.
Roma, incassavano Gratta e vinci milionari: indagati 12 dipendenti…
Intercettati e incastrati, i furbetti hanno incassato. tra il 2015 e il 2019, quattro biglietti della lotteria istantanea «Gratta e Vinci» per un valore complessivo di 27 milioni di euro. Oggi i finanzieri del Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, su delega della Procura della Repubblica di Roma, hanno dato esecuzione ad una serie di sequestri nei confronti di 12 persone indagate, a vario titolo, per truffa aggravata, accesso abusivo ai sistemi informatici, ricettazione e autoriciclaggio di capitali illeciti.
Alle indagini ha fornito collaborazione la stessa Lottomatica. In particolare i dipendenti «infedeli» hanno intercettato due biglietti «Super Cash» dal valore di 7 milioni di euro cadauno, con una probabilità di vittoria stimata in 1 su 15.840.000 biglietti.
Inoltre gli indagati hanno incassato il primo premio di due tagliandi del primo premio «Maxi Miliardario» (5 milioni di euro cadauno, con una probabilità di vittoria stimata in 1 su 9.360.000 biglietti). I dipendenti coinvolti sono stati individuati dagli accessi al sistema informatico per acquisire informazioni riservate sia in merito all’individuazione dei biglietti vincenti di importo apicale, sia alla loro localizzazione presso i rivenditori (data e luogo di consegna), successivamente comprati e incassati da alcuni degli indagati.
In tal modo, nel 2015, sono stati acquistati due biglietti vincenti da 5 milioni di euro presso un rivenditore di Milano e uno in provincia di Brescia, mentre gli ulteriori due biglietti da 7 milioni di euro sono stati comprati nel 2017 a Foggia e nel 2019 a Cremona, ossia, tutte località distanti dal domicilio degli indagati.
Successivamente, al fine di indurre in errore il gestore del servizio e in violazione del codice deontologico interno (che vieta ai dipendenti di partecipare ai giochi e alle lotterie in concessione) i dipendenti «infedeli» per presentare e incassare i biglietti vincenti, trattandosi di titoli al portatore, si sono avvalsi di conoscenti o stretti familiari e, in un caso, di un professionista.
I ‘formali vincitori’ hanno trattenuto per sé una quota delle vincite e hanno successivamente trasferito gli importi restanti su conti correnti dei dipendenti infedeli e di persone a loro vicine.
29 ottobre 2020 | 11:01