da ROMA / CRONACA
Il feretro dell’artista, morto all’alba di lunedì, ha lasciato la clinica Villa Margherita, e dopo il saluto in Campidoglio ha raggiunto il Globe Theatre a Villa Borghese. Lungo il percorso gli applausi dei pochi romani che per l’emergenza Covid sono potuti accorrere.
di Clarida Salvatori
Il feretro di Gigi Proietti entra nel Globe Theatre
Il feretro di Gigi Proietti, scortato dalle moto dei vigili urbani, dopo essere partito dalla clinica Villa Margherita , dove il grande mattatore si è spento l’1 novembre, ha fatto un passaggio in Campidoglio per un saluto anche da parte dell’Assemblea apitolina e del suo presidente Marcello de Vito, sotto la statua del Marco Aurelio.
E ha poi proseguito alla volta del Globe Theatre, il teatro shakespeariano all’interno di villa Borghese fortemente voluto da Gigi Proietti, che a lui sarà intitolato. Il corteo funebre, applaudito per tutto il tempo dalla poca folla (per il divieto di assembramenti) che si radunata ai bordi di via Veneto o di piazza Barberini raggiungerà poi la Chiesa degli Artisti in piazza del Popolo, per le esequie blindate e in forma strettamente privata a causa dell’emergenza Covid.
L’arrivo al Globe Theatre
Ad attendere la salma a Villa Borghese, accompagnata dalla moglie Sagitta Alter e dalle figlie Carlotta e Susanna, anche Walter Veltroni e Paola Cortellesi, Enrico Brignano, Marisa Laurito e Flavio Insinna. Alle 10,45 la bara di legno chiaro, sormontata da una corona di rose rosse, ha fatto il suo ingresso nel teatro shakespeariano: tutti in piedi per Gigi e un applauso interminabile.
La Sindaca Virginia Raggi per prima a parlare in videomessaggio, perché in isolamento domiciliare in quanto positiva al Covid:«Roma ha perso una parte della propria anima – le sue parole –. Sapeva parlare alle persone in modo diretto. Quando è venuto in Campidoglio eravamo tutti incantati. Oggi Roma gli restituisce un po’ dell’amore che lui ha dato alla città. Quando la pandemia finirà, Gigi avrà il tributo che merita».
Laurito: «Eri teatro sapiente e sincero»
Voce tremante e grande commozione per Marisa Laurito: «Tu ora stai benissimo, sei qui col tuo sorriso sornione a guardarci. Siamo noi che siamo stati privati di te. Questo lutto è di tutti, non potremo mai consolarci con un’altra persona che possa anche lontanamente somigliare a te. Brillante, generoso, mai maschilista, sempre pronto a correre in aiuto. Eri teatro sapiente e sincero. Non morirai mai, perché nessuno ti dimenticherà. Sei un monumento, anche se quando te lo dicevo tu rispondevi: “Ma se nun tengo manco er cavalo”».
I suoi allievi
Pino Quartullo è stato uno dei primi allievi di Proietti (a cui ha fatto anche da testimone di nozze) ricorda quando il primo giorno Gigi gli ha insegnato a fare «lo sbuffo del cavallo. Pensavamo ci stessi prendendo in giro, invece ci stavi spiegando l’importanza del linguaggio del corpo». Valentina Marziali è stata la prima Giulietta del Globe Theatre: «Non si va via così, maestro. Qualcuno un po’ blasfemo sostiene che lassù servisse un attore della Ma… per fare una recita da Dio».
Cortellesi si rivolge a Sagitta e alle figlie:«Che peso è stato per voi doverlo condividere con tutti, io ho avuto la fortuna di trascorrere tempo con lui – racconta mentre ricorda che a 5 anni già cantava le canzoni di Proietti –.
La strada me l’ha indicata lui». «Maestro mio è arrivato il momento dei saluti», parla direttamente al feretro Enrico Brignano, talmente emozionato che gli cade il foglio con il discorso che aveva preparato e da non trattenere le lacrime.
Veltroni
Ricorda il libri scambiati, la carriera dell’amico «Luigi» e il «sor maestro», l’utopia realizzata di creare un teatro shakespeariano in pochi mesi nel cuore di Roma, Walter Veltroni, ex sindaco di Roma. «Quanto stupore e quanto dolore può creare nel cuore di milioni di persone l’uscita di scena di un attore? Gli italiani hanno pensato che la morte di Gigi fosse troppo – aggiunge – se oggi fosse un giorno qualsiasi per Gigi sarebbe venuta qui tutta Roma».
Esequie Chiesa degli artisti a piazza del popolo
Il primo a entrare nella chiesa degli Artisti di piazza del Popolo per il funerale di Gigi Proietti – trasmesso anche sullo schermo esterno del teatro Brancaccio -, con solo sessanta persone per le regole anti Covid (ma alla fine di via del Corso si sono radunati a centinaia) è stato Fiorello, seguito da Rodolfo Laganà in sedia a rotelle. Sono poi entrati Enrico Vanzina, Corrado Guzzanti, Nicola Zingaretti, Paolo Bonolis, Ugo Pagliai, Maurizio Mattioli, Fiorello, Marco Travaglio, l’amministratore delegato della Rai Fabrizio Salini e l’ex calciatore della Roma Bruno Conti. «Oggi con Gigi muore anche un pezzo di Roma», ha detto Laganà, ex allievo del laboratorio Proietti. Enrico Vanzina, figlio di Steno che nel ‘76 aveva diretto Proietti nel suo film cult «Febbre da cavallo»: «La tristezza di oggi si somma al dolore per la scomparsa di mio fratello Carlo, due anni fa. Proprio Proietti lo aveva ricordato in chiesa».
L’omelia:
A celebrare le esequie di Proietti don Walter Insero, rettore della Basilica di Santa Maria in Montesanto:«Gigi era un uomo mite, paziente, colto, raffinato, un uomo pacifico, per nulla vendicativo», è il suo ricordo.