Per l’Authority l’affidamento oltre ad essere illegittimo risulta costoso. Contestato anche il piano led: nessuna verifica sull’effettivo risparmio.
La Società gestisce i 189mila punti luce.Il servizio potrebbe proseguire attraverso convenzione Consip
da/Roma
di Mauro Favale
Illegittimo e pure costoso. Così l’Antitrust boccia il servizio di illuminazione pubblica della Capitale, quei 189mila punti luce gestiti in città da Acea, la multutility quotata in borsa del Comune di Roma di cui il Campidoglio detiene il 51%. Per chiarire il concetto l’Autorità garante del concorrenza e del mercato ripete i due aggettivi cinque sei volte nelle sette pagine di parere consegnato alla Sindaca Raggi che aprono un fronte nuovo per la giunta M5S da affrontare con una certa rapidità.
Nel documento,frutto di una riunione dell’Authorty che ha affrontato la questione lo scorso 24 novembre viene infatti smontata (perchè ritenuta “contra legem”) la delibera del 2010 con la quale veniva proprogato l’affidamento del servizio di illuminazione pubblica a Acea fino al 2027. Ora dieci anni dopo quella decsione licenziata dalla giunta Alemanno (e contestata in punta di diritto nel parere dell’Authority) Raggi e i suoi assessori si trovano il fiato sul collo dell’Antitrust che avvisa l’amministrazione capitolina della improrogabile cessazione dell’affidamento in ogetto al 31 dicembre 2020. Meno di un mese, insomma, per chiudere i rapporti con una delle principali aziende in house e procedere,invece, aun nuovo affidamento attraversodue strade già tracciate dall’Antitrust: “Indizione di un’apposita gara aperta o l’adesione alla corrisponente convenzione Consip”, la centraleacquisti della pubblica amministrazione.
L’Authority auspica “che si proceda senza ulteriori ritardi”anche perchè nell’attuale situazione a rimetterci sarebbero tutti i cittadini della capitale.”Dal confronto tra le condizioni economiche applicate per il servizio di illuminazone pubblica di Roma capitale con il miglior parametro concorrenziale di rifermento, costituito dagli esti delle gare Consip per la fornitura di servizi analoghi -si legge nel parere firmato dal Presidente dell’Antitrust Roberto Rustichelli-emergono gli inequivocabili effetti negativi, per l’erario e la collettività dell’affidamento diretto”.
Secondo l’Autorità per la concorrenza le condizioni economiche dell’affidamentoall’Acea sono peggiorative rispetto a quelle che si possono trovare sul mercato si in termini di “canone unitario per punti luce” sia per quanto riguarda gli interventi di efficientamento energetico.E qui viene citato il caso del cosidetto”Piano Led” approvato nel giugno 2015 dalla giunta Marino e costato 48 milioni di euro;secondo l’Antitrust la sostituzione dellelampade in città,con quelle al Led è stata fatta “indipendentemente dalle esigenze di efficientamento energetico del territorio (che possono variare anche notevolmente a seconda del tipo di illuminazione necessaria)”.Non solo i quelle lampade moderne “è stato solo ipotizzato il livello di risparmio energetico ed economico, non risultando alcuna verifica oggettiva e indipendente,nè in corso d’opera nè ex post”. Dure le conclusoni “Dall’insieme delle considerazioni svolte consegue non solo la illegittimità dell’affidamento del servizio di illuminazione pubblica del Comune di Roma in favore di Acea(attraversoAreti spa), ma anche il maggior costo delservizio determinato da tale affidamento illegittmo”. Un’ulteriore grana per Raggi che si ritrova a dover affrontare prima del 31 dicembre una vicenda ereditata dal passato che rischia pure di incrinare i rapporti con Acea.