Le parole di Enria, presidente della Vigilanza, sulle cedole e il doppio intervento atteso della Bce da un panel di 33 economisti interpellati da Bloomberg sono di sostegno al settore. Ubs calcola le banche best in class per Rote, yield e liquidità in eccesso, quelle che potrebbero aver l’ok di Francoforte su dividendo e buyback
da del 04/12/2020 11:50
di Elena Dal Maso
Banche sempre al centro dell’interesse del mercato. Oggi il settore è positivo grazie a due buone notizie. La prima arriva dal Presidente della Vigilanza, Andrea Enria. In un’intervista al FT ha spiegato che la Bce invierà agli amministratori delegati delle banche vigilate una lettera in cui saranno evidenziate alcune tematiche relative all’approccio sul rischio di credito.
Secondo Enria, il metodo adottato dagli Istituti di Credito in relazione al possibile deterioramento del portafoglio crediti al termine delle moratorie sarà uno degli elementi che verrà valutato a Francoforte per decidere se eliminare il divieto al pagamento dei dividendi ai singoli Istituti, assieme alle proiezioni macro che verranno pubblicate il prossimo 10 dicembre. Enria ha evidenziato il rischio di un aumento significativo dei default nel breve/medio termine a fronte di banche che non sempre stanno adottando un approccio adeguato in termini di accantonamenti.
Questo punto di vista viene letto oggi dal mercato e dagli analisti come motivazione per scegliere, nel caso di cedole e buyback a partire dal 2021, la strada delle Banche best in class, andando quindi a guardare caso per caso. Grazie anche al fatto che l’Eba eseguirà uno stress test l’anno prossimo, con risultati in pubblicazione a fine luglio.
La seconda buona notizia sono le attese positive degli economisti per il meeting della Bce di giovedì prossimo, 10 dicembre. E infatti, un panel di 33 esperti interpellati da Bloomberg ritiene che la Banca Centrale Europea estenderà i programmi di stimolo chiave fino alla fine del prossimo anno per sostenere l’economia dell’Eurozona fino a quando i vaccini non saranno sufficientemente disponibili per rafforzare la ripresa.
Gli intervistati prevedono che Francoforte agirà su due fronti: aggiungerà sei mesi di piano Pepp legato alla Pandemia e 500 miliardi di euro al budget di 1.350 miliardi di euro di acquisto di obbligazioni. Inoltre gli economisti interpellati prevedono che il Consiglio Direttivo offrirà nuovi prestiti a lungo termine alle banche e allungherà il Tltro, il programma grazie al quale possono ottenere extra incentivi per mantenere il flusso di credito alle aziende e famiglie. Nessuno dei 33 economisti intervistati prevede un taglio dei tassi di interesse la prossima settimana, fatto che qualche analista teme.
Sul fronte di un ritorno ai dividendi nel 2021 con la Pandemia ancora in corso, Equita Sim ritiene che “il regolatore possa adottare un approccio selettivo sulle autorizzazioni a distribuire dividendi e che questo avvenga a valere sulla generazione di utile 2020, mentre ci sembrano molto improbabili distribuzioni di riserve sia di utili (e gli importi accantonati nel 2019) e di capitale”. E’ la stessa posizione che condivide anche Intermonte, interpellato da milanofinanza.it.
Per questo motivo Equita pensa che le Banche maggiormente interessate siano quelle con una migliore redditività, in primis Intesa Sanpaolo, per cui la Sim milanese si attende dividendo per azione (dps) sull’utile 2020 di 14 centesimi, pari a un rendimento del 7%, ma anche Mediobanca, che dovrebbe avere dps di 54 centesimi e un rendimento a sua volta del 7%.
Anche Ubs oggi condivide l’idea di un approccio banca per banca da parte della Bce, “sarebbe il risultato più logico a nostro avviso”, con l’autorità di regolamentazione che inserisce nell’analisi una serie ampia di metriche per valutare il rendimento del capitale, come i livelli di redditività (Ppp, RoTE), gli accantonamenti nel corso del 2020 e il cuscinetto di liquidità messo da parte (Mda buffer sul Cet 1 ratio).
Ed ecco perché anche Ubs considera Intesa il gruppo meglio posizionato in questo senso, sarebbe il “distributore di dividendi più stabile grazie ad un’elevata capacità di rendimento a una cifra pur applicando una politica di accantonamenti molto conservativa e mantenendo un buffer 450-500 punti base”, spiegano gli analisti, mentre la Bce ritiene che 300 punti base (3%) sia più che sufficiente per le Banche dell’Eurozona.
Tutte le Banche dovrebbero chiudere il 2020 in utile, ragiona Ubs, ma i ritorni sono gli stessi. Nello specifico, gli analisti della Banca svizzera ritengono che il maggior Rote atteso per quest’anno (Return on tangible equity, un indicatore che misura il tasso di rendimento sul patrimonio netto tangibile, calcolato dividendo l’utile netto per il patrimonio tangibile, ovvero il patrimonio da cui sono esclusi gli attivi intangibili come l’avviamento) sia quello di Intesa al 7,3%. Ovvero quasi cinque volte l’1,5% di Unicredit, 1,8% di Banco Bpm, mentre Bper dovrebbe avere un Rote del 3,8%, e il Creval del 4,4%.
Rispetto al cuscinetto di liquidità, l‘Mda buffer in assoluto più alto, top in class per Ubs fra le banche italiane, è quello del Creval (sotto opa da parte del Credit Agricole), pari all’8,65%, una vera miniera d’oro fra le pieghe del bilancio della Banca lombarda. A seguire quello di Banco Bpm con il 5,58%, Unicredit con il 5,37%, Intesa con il 5,27%, quindi Bper con il 4,91%.
Quanto al rendimento da dividendo atteso al 2021, Unicredit viene considerata prima con l‘8,5% (cedola + buyback, se viene confermato il piano strategico del gruppo anche dopo le dimissioni del ceo Jean Pierre Mustier), Intesa seconda con un 6,4%, il Creval al 3,9%, Bper al 3% e Banco Bpm al 2,4%.