lunedì, Dicembre 7, 2020

Latina, minacce e rapine dal clan Di Silvio: cinque arresti…..

Ma anche estorsioni aggravate dal metodo mafioso. L’indagine della Dda, avviata a seguito delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia

da  ROMA / CRONACA

di Redazione Roma

Violenza privata, rapina ed estorsione aggravata dal metodo mafioso: per questi reati sono state arrestate dalla polizia di Stato di Latina, assieme al personale del servizio centrale operativo e della Squadra mobile di Roma, in collaborazione con i reparti Prevenzione Crimine della polizia, cinque persone legate (tranne una) alla famiglia Di Silvio, gruppo di etnia rom già protagonista di gravissimi episodi criminosi a Latina, tra gambizzazioni, tentati omicidi ed atti intimidatori di vario genere. L’indagine, portata avanti alla Dda, è stata avviata nella provincia a seguito delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.

Le indagini hanno portato alla luce un altro episodio estorsivo commesso dagli altri arrestati nel settembre 2019, in pieno centro storico di Latina. Gli indagati, in quell’occasione, avevano simulato un incidente stradale, accusando falsamente un giovane di averli investiti con la propria vettura. A questo punto, avevano minacciato la vittima con toni perentori ed intimidatori, proponendo di risolvere la questione tramite la consegna di una somma di denaro che veniva loro consegnata, quella stessa notte, dai genitori del ragazzo, nel quartiere Campo Boario, roccaforte delle famiglie rom. Gli elementi raccolti nel corso dell’attività investigativa hanno poi consentito di ricostruire una serie di episodi criminosi commessi dai Di Silvio, con la complicità dell’unico soggetto non legato loro da parentela, finalizzati ad estendere l’attività estorsiva ai danni di vari locali e quella di spaccio di sostanze stupefacenti, soprattutto nella zona cosiddetta dei pub di Latina.

I reati, consumati negli ultimi due anni, mostrano l’utilizzo di un metodo tipicamente e tradizionalmente mafioso, caratterizzato dalla minaccia di ritorsioni, dal riferimento esplicito ad un clan di appartenenza, dall’affermazione di un controllo del territorio da cui deriva il potere di imporre il «pizzo», la protezione sia ad attività commerciali che a privati. In tale contesto, gli indagati hanno fatto leva sulla fama criminale derivante dall’appartenenza al clan, ottenendo in tal modo l’assoggettamento delle vittime ed al contempo l’omertà delle stesse che hanno tollerato le pressanti richieste, senza denunciare gli autori di tali fatti, almeno fino al contatto con le forze dell’ordine. In particolare, nel primo episodio oggetto di contestazione, uno dei soggetti arrestati, dopo aver appreso di una lite condominiale degenerata in un’aggressione messa in atto da alcuni pregiudicati ai danni di famiglia ospite in un quartiere popolare di Latina, offriva a quest’ultima la «protezione», costringendola a consegnargli 400 euro in contanti.

7 dicembre 2020 | 10:20

Condividi su: