Il viaggio del leader di Italia viva a Ryad riapre il dibattito su un vulnus normativo nelle istituzioni italiane: da 25 anni, infatti, il Consiglio d’Europa chiede all’Italia di varare delle norme per disciplinare gli affari extra dei parlamentari. Nel 2016 la Camera ha varato un Codice di condotta ispirato a quello vigente al Parlamento Europeo. Al Senato invece ancora nulla. The Good Lobby: “E’ opportuno che un senatore nel pieno delle sue funzioni offra consulenze retribuite a un altro Paese? Come facciamo a essere certi chegli esponenti di Italia Viva agiscano in piena autonomia quando sono chiamati a occuparsi dei rapporti dell’Italia con l’Arabia Saudita?”
da
di Giuseppe Pipitone | 29 GENNAIO 2021
Non ha violato alcuna regola per il semplice fatto che una regola non c’è. O meglio: non c’è ancora al Senato, ramo del Parlamento in cui Matteo Renzi è stato eletto nel 2018. Ma se il leader d’Italia viva fosse stato un membro della Camera la questione sarebbe stata diversa. A Montecitorio, infatti, esiste un codice di condotta che consente ai deputati di accettare il rimborso di “spese di viaggio, di alloggio e di soggiorno” ma solo nell’esercizio delle sue funzioni. A Palazzo Madama, però, una legge simile non esiste. La trasferta in Arabia Saudita dell’ex presidente del consiglio riapre il dibattito su un vulnus normativo nelle istituzioni italiane, già criticato più volte dagli Organismi Internazionali. Mentre in Italia scoppiava la crisi politica da lui stesso provocata, Renzi si trovava a Riad dove avrebbe dovuto partecipare a un evento pubblico con il controverso principe Mohammed bin Salman. Quel dibattito – durante il quale Renzi si dice tra le altre cose “invidioso” del costo del lavoro in Arabia, terra che dal suo punto di vista può ospitare un nuovo Rinascimento – è stato registrato e trasmesso in differita: le dimissioni di Giuseppe Conte, infatti, hanno trovato impreparato il senatore di Rignano che, come raccontato dal Fatto Quotidiano, è tornato nottetempo in Italia a bordo di un volo privato pagato dal FII, Future Investment Initiative Institute, una Fondazione saudita creata all’inizio del 2020 per Decreto dal Re dell’Arabia Saudita, Salman bin Abd al-Aziz Al Saud. È lo stesso organo che ha organizzato l’evento di Riad, pomposamente ribattezzato “la Davos del Deserto“, e nel quale Renzi siede nell’advisor board. Una nomina che gli garantisce fino a 80mila dollari l’anno, come raccontato dal Fatto e dal quotidiano Domani.
Ce lo chiede l’Europa – È da 25 anni, infatti, che il Consiglio d’Europa chiede all’Italia di varare delle norme per disciplinare gli affari extra dei parlamentari. Nel 2016 la Camera ha varato un Codice di condotta ispirato a quello vigente al Parlamento Europeo. Una scelta che nel 2018 era stata applaudita il Greco, il Gruppo di Stato contro la corruzione del Consiglio d’Europa , che però chiedeva di estenderlo anche al Senato, visto che “Palazzo Madama non ha adottato gli stessi provvedimenti di Montecitorio per promuovere l’integrità dei suoi rappresentanti”. In più Strasburgo ricordava di aver raccomandato a Roma “lo sviluppo di un solido insieme di restrizioni in materia di donazioni, regalie, manifestazioni di ospitalità, favori e altri benefici concessi ai parlamentari”. Ma ancora nel 2018 doveva prendere atto del fatto che “l’attuazione della presente raccomandazione sia ancora in una fase iniziale”, proprio perché “il Senato non ha compiuto alcun progresso in questo campo”.
LEGGI ANCHE
Governo revoca l’export di bombe verso Arabia Saudita ed Emirati: “Fermati 12.700 ordigni sui 20mila autorizzati durante mandato Renzi”
Il leader di Azione su Twitter ha scritto che la partecipazione del capo di Italia Viva è “una cosa semplicemente immorale e pericolosa”. Ignazio Corrao: “Dice che il Paese campione di violazioni di diritti umani è il luogo del nuovo rinascimento. Daje Matt, riesci a farci vergognare sempre”.
Renzi in Arabia Saudita, Calenda: “Testimonial pagato da regime. Che credibilità può avere?”. Cabras (M5s): “Interrogazione a governo”
Una questione di opportunità – Ora la questione è semplice: è normale che un ex presidente del consiglio, senatore in carica e leader di un partito, viaggi su un jet privato offerto dal fondo sovrano di un altro Paese? È opportuno che lo stesso uomo politico percepisca un compenso da una fondazione di uno Stato estero, un ente governativo che promuove gli interessi internazionali di quello stesso Stato? “La nostra risposta non può che essere che no. E francamente appare alquanto lunare che tutto questo, ad oggi, non sia specificamente normato”, dice Federico Anghelé, direttore di The Good Lobby. L’Organizzazione no profit che raccoglie l’eredità di Riparte il futuro ha sollevato un problema di opportunità sul viaggio arabo del leader di Rignano. Il ragionamento è il seguente: “Come facciamo a essere certi che Renzi e gli esponenti di Italia Viva, il partito ex di maggioranza da lui guidato agiscano in piena autonomia quando sono chiamati a occuparsi dei rapporti dell’Italia con l’Arabia Saudita? Ed è opportuno che un senatore nel pieno delle sue funzioni offra consulenze retribuite a un altro Paese?”. Interrogativi irrisolti a causa di un vuoto normativo che da anni Bruxelles e Strasburgo ci rinfacciano.
Governo revoca l’export di bombe verso Arabia Saudita ed Emirati: “Fermati 12.700 ordigni sui 20mila autorizzati durante mandato Renzi”