Secondo Morgan Stanley, il green shift della Bce avrà come fattori cardine lo stabilire una tabella di marcia per la comunicazione del rischio climatico, un’azione proattiva, una svolta green graduale e un’analisi dettagliata dell’impatto di mercato
da del 28/02/2021 09:11
di Marco Vignali
Quattro punti per porre fine al cambiamento climatico, quattro progetti che si articolano attraverso una tabella di marcia precisa, scandita e che non lascia spazio ad ulteriori indugi. Secondo Morgan Stanley, che nel report “Sustainability & Economics: Green Shift at the ECB” si focalizza sul dibattito interno alla Bce in merito alla Strategy Review, volta ad allontanarsi dalla market neutrality e correggere gli attuali bias verso il carbonio, i punti principali a cui attenersi e mediante cui sviluppare una vera e propria “salvaguardia” dell’ambiente sono principalmente quattro.
In primis, un’azione protettiva, una tabella di marcia per la comunicazione del rischio climatico. “Notiamo un ampio consenso sul fatto che i rischi climatici siano una minaccia alla stabilità finanziaria, giustificando un’azione normativa da parte della Bce per assicurare che tali rischi siano comunicati, le cosiddette “protective actions”, in modo che il mercato possa valutare l’esternalità derivante dal cambiamento climatico. Il problema finora è stato come farlo”, sottolineano gli esperti del gruppo, i quali si aspettano che la review stabilisca gli standard che la Bce adotterà – ovvero valutazioni basate su framework ufficiali come la tassonomia dell’Ue – e una tabella di marcia per fornire una informativa obiettiva e coerente sui rischi climatici. Inoltre, l’Eurosistema si è già impegnato a gestire le proprie risorse in modo sostenibile.
In secondo luogo, un’azione proattiva, la “green action”. I tradizionalisti, come Weidmann, sostengono che le Banche Centrali vadano oltre il proprio mandato nel momento in cui rompono la market neutrality e discriminano su basi diverse dai prezzi di mercato, come i criteri ambientali. Credono che tali giudizi siano compito dei Governi, ad esempio fissando un prezzo per le emissioni di carbonio. Ma Lagarde, secondo Morgan Stanley, è a favore di una posizione più attivista, sostenendo che il cambiamento climatico sia un fallimento del mercato che richiede una risposta politica per contrastare l’attuale bias legato al carbonio, e che il cambiamento climatico stesso ponga una minaccia alla stabilità finanziaria e dei prezzi. “Reinterpretare il mandato per permettere un’azione sul cambiamento climatico apre così la porta a una svolta verde nelle politiche”, sottolineano gli esperti.
In terzo luogo, una svolta green graduale. “Pensiamo che l’attenzione iniziale si concentrerà sulla comunicazione del rischio climatico. Tuttavia, ci aspettiamo anche che la Bce dichiari che l’azione sul climate change rientri nel suo mandato, aprendo la porta ad una “green shift” nelle politiche. Ci aspettiamo che questo cambiamento verde, che probabilmente coinvolgerà l’aggiustamento del collaterale, delle policy di portafoglio e del capitale bancario, sia implementato gradualmente, man mano che le informazioni sui rischi climatici diventeranno maggiormente disponibili, mentre il collaterale e gli acquisti probabilmente diventeranno “green” dal 2023 e il capitale bancario dal 2025”, argomentano dalla Banca di affari.
Infine, analizzare l’impatto di mercato sarà cruciale. Nello scenario base, gli analisti ritengono che una graduale introduzione di criteri di valutazione legati alle emissioni di CO2 sugli acquisti si tradurrà in una modesta accelerazione nella forbice di prezzo tra leader e ritardatari nel campo della decarbonizzazione e in un irripidimento delle curve di credito dei ritardatari. Oltre a questo, sarà verosimile un aumento incrementale dei premi delle obbligazioni verdi sovrane. “Nel nostro scenario rialzista, il Qe potrebbe escludere interi settori aziendali, provocando un dirompente re-pricing delle obbligazioni societarie, nonché un ‘arricchimento’ delle obbligazioni verdi sovrane, data la loro scarsezza. Anche prima che la Bce agisca, la sua credibilità, e la minaccia di azioni future, è probabile che sostenga uno spostamento del mercato a favore degli emittenti verdi”, concludono da Morgan Stanley.