Mentre gli investitori sono tornati a vendere il debito, dal T bond al Bund al Btp, gli strategist di Unicredit e di Pictet ritengono che Francoforte non lascerà i bond dell’Eurozona in balìa dei mercati. Anzi, il Btp può ancora convergere verso i Bonos
da del 03/03/2021 14:15
di Elena Dal Maso
Mentre oggi il Mef sta collocando il suo primo Btp Green, il rendimento del decennale italiano sale dallo 0,65% di inizio sessione allo 0,7%. Allo stesso modo, il Bund passa dal -0,325% al -0,35%. Ma la corsa alla vendita del debito pubblico arriva dagli Usa, dove il T bond in queste ore balza dall‘1,4 all’1,45%.
Ieri sulla questione è intervenuto il membro del board della Bce, Fabio Panetta, spiegando che “l’irripidimento della curva dei rendimenti ponderata per il Pil nominale a cui abbiamo assistito non è gradito e deve essere contrastato”. Intervenendo al webinar Mind the Gap(s): Monetary Policy and the way out of the Pandemic, organizzato dal Centro Baffi Carefin, Panetta ha ricordato come “stiamo già assistendo a un contagio indesiderabile dall’aumento dei rendimenti statunitensi alla curva dei rendimenti dell’area dell’euro. Se non affrontato, porterebbe a un inasprimento delle condizioni di finanziamento che è incoerente con le nostre prospettive interne e ostile alla nostra ripresa”.
Le forti vendite di obbligazioni sovrane, iniziate negli Stati Uniti due settimane fa, innescate da un miglioramento delle prospettive di ripresa e inflazione, si sono estese nel corso delle sedute anche all‘Europa, provocando un brusco aumento dei rendimenti nominali. La dinamica aveva già attirato nei giorni scorsi i commenti della Presidente Bce, Christine Lagarde, e del Capo Economista Lane, che hanno rimarcato come la banca centrale “monitora da vicino” l‘andamento del mercato obbligazionario.
Eppure, come hanno messo in evidenza oggi gli strategist di Unicredit in una nota, il rendiconto finanziario settimanale della Bce pubblicato ieri ha mostrato che gli acquisti lordi di bond del programma pandemico (PEPP) sono stati pari a 16,9 miliardi di euro, in calo da 18,3 miliardi del periodo di riferimento precedente. Gli acquisti del piano PSPP sono stati di 5,4 miliardi, anche in questo caso in decelerazione rispetto ai 6 miliardi del periodo precedente. “Nel complesso, i dati indicano che gli acquisti inferiori non erano correlati a reinvestimenti più elevati o ad altri problemi tecnici”, spiega Unicredit. “L’apparente disconnessione tra la retorica della Bce e la quantità di acquisti osservata fino ad ora quasi certamente susciterà interrogativi nella riunione della prossima settimana”. Secondo gli analisti, vi sarà tuttavia una ripresa degli investimenti a breve.
Fabio Castaldi, Investment manager di Pictet Asset Management, ricorda a milanofinanza.it che “dobbiamo tenere conto del fattore compensazione, febbraio era un mese di scadenze dei titoli già in circolazione per importi particolarmente elevati. Questi ultimi sono stati reinvestiti sul mercato dalla Bce e cioò compensa, a livello di acquisti lordi, quelli inferiori a livello di Pepp”.
Secondo Castaldi, “in fase di correzione violenta è comunque una strategia valida attendere che i mercati si stabilizzino prima di intervenire per riportare i rendimenti più in linea con i livelli congrui. Viceversa, il rischio è quello di sprecare risorse con meno successo. Nel contempo vari esponenti della Bce hanno parlato a sostegno del contenimento dei rendimenti, ieri, per ultimo, Fabio Panetta, membro italiano del Comitato Esecutivo della Bce, in maniera molto esplicita. Gli investitori sono ora avvisati che i rendimenti dei titoli governativi dell’area euro sono saranno in balia delle sole forze di mercato”. L’eventuale risalita dei rendimenti, aggiunge, “deve essere ordinata e comunque coerente con i progressi della ripresa economica dell’Eurozona”.
Il gestore di Pictet si aspetta che la settimana prossima, in occasione della prossima riunione della Banca centrale, “la Bce ribadisca la volontà di contenere movimenti al rialzo dei rendimenti non giustificati dalle condizioni macro della zona euro: non siamo, infatti, in un contesto in cui rendimenti più elevati siano giustificati dalle prospettive di crescita e tantomeno da quelle relative all’inflazione”.
I livelli da tenere sotto osservazione sui mercati obbligazionari sono 1,5% sul Treasury decennale americano e -0,20% sul bund tedesco. Per quanto riguarda l‘Italia, aggiunge Castaldi, “la credibilità sui mercati riconosciuta a Mario Draghi che ci ha portati ad uno spread di 80 punti base nelle settimane scorse, rimane inalterata. Nonostante il recente allargamento dello spread Btp/Bund restiamo ottimisti. Una convergenza del Btp decennale sul rendimento del decennale spagnolo, ora 0,34 punti base di spread, è possibile nel corso dei prossimi mesi quando si concretizzeranno i progetti del nuovo governo”,aggiunge Castaldi. Dopo la recente correzione, il rendimento del Btp decennale allo 0,70% può ora rappresentare “un buon punto di entrata anche in chiave direzionale e non solo in spread”, conclude Castaldi.