di Fausta Chiesa
22 mar 2021
Le proteste dei lavoratori davanti al Centro Logistico Amazon in via Toffetti a Milano
«Per un giorno ci vogliamo fermare, ci dobbiamo fermare. È una questione di rispetto del lavoro, di dignità dei lavoratori, di sicurezza per loro e per voi. Per questo, per vincere questa battaglia di giustizia e di civiltà, abbiamo bisogno della solidarietà di tutte le clienti e di tutti i clienti di Amazon». L’appello è firmato dai circa 40mila lavoratori di Amazon, tra driver, addetti agli hub e ai magazzini, che dalla mattina di lunedì 22 aprile e per 24 ore non lavoreranno per assicurare la consegna dei pacchi a causa dello sciopero nazionale (il primo) nel colosso delle consegne. Lo sciopero nazionale è stato proclamato da chi aderisce alla Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti per protestare contro la rottura delle trattative a livello nazionale sul rinnovo del contratto di secondo livello. «L’adesione media nazionale è del 75% tra i driver», ha comunicato il Segretario Generale della Filt Cgil Stefano Malorgio.
Le ragioni dello sciopero
Sul tavolo di discussione ci sono la verifica dei carichi e dei ritmi di lavoro imposti, la verifica e la contrattazione dei turni di lavoro, la riduzione dell’orario di lavoro dei driver, gli aumenti retributivi, la clausola sociale e la continuità occupazionale per tutti in caso di cambio appalto o cambio fornitore, la stabilizzazione dei tempi determinati e dei lavoratori somministrati e il rispetto delle normative sulla salute e la sicurezza, l’indennità Covid. «Scioperano – scrivono i sindacati ai consumatori – le persone che, mai come in questo ultimo anno, ci hanno permesso di ricevere nelle nostre case ogni tipologia di merce in piena comodità. Quelli e quelle che consegnano i pacchi, quelli e quelle che ancora prima lo preparano per la spedizione: circa 40mila lavoratori e lavoratrici che non si fermano mai. Quelli e quelle che, insieme a voi, hanno consentito il boom di ordini e conseguentemente portato alle stelle i profitti di Amazon, e quindi di fatturato, di tutto il sistema dell’e-commerce».
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LO SCIOPERO
Sciopero Amazon 22 marzo, il primo in Italia: fino a 40 mila addetti potenzialmente interessati
di Fabio Savelli
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La lettera dell’azienda ai clienti
Anche la multinazionale si è rivolta ai clienti. «L’impegno verso i nostri dipendenti e quelli dei fornitori di servizi di consegna è la nostra priorità assoluta», ha scritto in una lettera della country manager di Amazon Italia e Spagna Mariangela Marseglia, rivolta ai clienti della piattaforma di commercio elettronico in merito allo sciopero nazionale. «In Amazon – prosegue – rispettiamo il diritto di ogni individuo a esprimere la propria posizione (…). L’emergenza sanitaria ha avuto un grande impatto sulla vita di tutti noi. Prendiamo molto sul serio il nostro compito di continuare a fornirvi un servizio utile, così come quello di proteggere la salute e la sicurezza di tutto il nostro personale, permettendovi di acquistare e ricevere i prodotti di cui avete bisogno restando a casa il più possibile. Continueremo ad assicurarci che tutto il nostro personale sia adeguatamente protetto, monitoriamo i cambiamenti e aggiorniamo costantemente le misure preventive giorno per giorno. Offriamo test gratuiti e supporteremo in tutti i modi il piano di vaccinazione, appena sarà possibile, per far sì che ogni persona che frequenti i nostri siti venga adeguatamente assistita».
I presidi a Piacenza, Milano, Genova e Lazio
In Lombardia sono coinvolti 5mila loratori. Sono previsti presidi davanti alle sedi Amazon di Milano, Buccinasco, Mezzate, Origgio (Va), Burago di Molgora (Mb), Castegnato (Bs) e Casirate d’Adda (Bg). Non poteva mancare la protesta davanti a quella che in molti hanno ribattezzato «l’astronave», il fulfillment center piacentino che occupa lo spazio di 14 campi da calcio all’interno di un polo logistico: il magazzino Amazon Mxp5 di Castel San Giovanni (Piacenza) davanti al quale si svolge un presidio e una manifestazione. Si tratta del primo magazzino Amazon in Italia in cui si applica il contratto del commercio e non quello della logistica. A Genova, la protesta riguarda 300 corrieri che lavorano per le Società Esterne che hanno in appalto il recapito della merce del colosso Amazon (Bs Trasporti, L&D e Jet Express). Oltre allo sciopero sono stati organizzati al Centro di Smistamento di Amazon a Cornigliano due presidi di protesta per chiedere condizioni di lavoro meno gravose. Nel Lazio, è interessato lo stabilimento di Passo Corese.
Il caso «Arzano» a Napoli
Agitazione anche ad Arzano (Napoli). Cgil Napoli e Campania, la Filt-Cgil e Nidil-Cgil che, in una nota, denunciano «la reticenza di Amazon e dell’AssoEspressi a partecipare al tavolo di confronto con i sindacati. Nel sito di Arzano lavorano come driver circa 7 aziende che costringono i lavoratori a un turnover esasperato, dal momento che il loro impegno dura al massimo tre mesi. Nei periodi in cui si registrano i picchi maggiori di lavoro, come Pasqua, Natale e durante i lockdown, sono circa 200 i driver che si alternano ogni 3 mesi. Gli ”stabilizzati” sono pochissimi, dal momento che le aziende nascono e muoiono in base ai contratti con Amazon, che non sono continuativi. I driver, costretti per più settimane a operare senza soste, in spregio all’orario contrattualmente stabilito, hanno l’obbligo di dover effettuare fino a 200 consegne giornaliere, festività comprese. Intanto, sul suo sito, Amazon promette nuovi posti di lavoro e la possibilità di stabilizzazione».
I lavoratori interinali di Colleferro (Roma)
Altro caso è quello di Colleferro, in provincia di Roma. Secondo l’Agenzia Dire, sarebbero tra mille e duemila gli ex lavoratori interinali di Amazon non rinnovati e mandati a casa alla fine di dicembre. A oggi, non sono state comunicate stime ufficiali sui contratti di somministrazione non prorogati nel neonato polo logistico costruito in tempi record nella cittadina in provincia di Roma. Tutto tace anche dall’Adecco, l’Agenzia per il Lavoro che si occupa delle selezioni e ha assunto il personale per il «picco» (periodo che va da fine ottobre e dicembre, tra i prime day, il black friday e Natale): non risponde alla richiesta dei numeri ufficiali inoltrata dall’Agenzia di Stampa Dire. A Colleferro, dove l’azienda ha annunciato la creazione 500 posti di lavoro indeterminato entro tre anni, il malcontento serpeggia tra quelli che a pochi mesi dall’apertura possono già considerarsi ex.