Il cancelliere ha fatto scrivere nel contratto di governo che verranno aboliti gli annunci formali. E così il Wiener Zeitung, che è una specie di Gazzetta ufficiale austriaca, perderà 18 milioni di introiti.
di Roberto Brunelli AUSTRIA WIENER ZEITUNG
da aggiornato alle 07:32 29 marzo 2021
© Stephane Frances / AFP
– La sede della Wiener Zeitung a Vienna
AGI – Si sa, la storia non basta a salvarti la vita. Come tanti altri giornali di carta, anche la Wiener Zeitung rischia di chiudere i battenti. Per sempre. Nel caso della testata austriaca la prospettiva è particolarmente dolorosa: perché si tratta del più antico quotidiano del mondo ancora pubblicato. Il primo numero del giornale apparve l’8 agosto 1703: all’epoca gli ottomani se n’erano andati da appena una ventina d’anni dalla capitale austriaca, e il foglio – che si chiamava ancora “Wiennerisches Diarium” – si era imposto di pubblicare tutto ciò che fosse “degno di riflessione”, ivi compreso il numero dei cervi uccisi per mano imperiale durante la caccia.
La sfida del diretore Haemmerle
Ebbene, 318 anni più tardi la Wiener Zeitung – che durante la settimana raggiunge circa 10 mila lettori, numero che quadruplica nel fine settimana – rischia di dare il proprio addio al mondo. E pensare che quando entrò in carica l’attuale direttore, Waelter Haemmerle, nel 2018, fece una solenne promessa: “Farò di tutto perché sulla mia lapide non compaia la scritta ‘ultimo direttore della Wiener Zeitung”. E’ lo Spiegel on line a ricordare oggi l’epopea del giornale, che narrò “della Dichiarazione dei diritti umani della rivoluzione francese così come della marcia trionfale di Adolf Hitler a Vienna nel 1938”.
La cosa paradossale è che a mettere a rischio la vita del quotidiano è il suo editore: che, nella fattispecie, è lo Stato austriaco. Rappresentato, com’è evidente, nella persona del cancelliere Sebastian Kurz. Il quale ha fatto scrivere nero su bianco nel contratto di governo verranno aboliti gli annunci formali: ossia, non solo posti di lavoro pubblici e modifiche nel registro del commercio, che fanno della Wiener Zeitung una specie di Gazzetta ufficiale austriaca. Fino al 2004 stampava anche le leggi appena approvate, ma oggi la versione governativa degli statuti e dei trattati viene pubblicata su Internet. Si tratta di un introito pari a 18 milioni di euro: se viene meno quello, i 45 giornalisti a tempo pieno dovranno preparare gli scatoloni. A meno di un miracolo dell’ultimo minuto.
Un’informazione di qualità
Il direttore, sentito dallo Spiegel, non pare particolarmente ottimista. “Chi deve decidere non ci dà l’impressione che quello che facciamo qui sia un bene da preservare”, anche se basterebbe “un po’ di volontà politica per assicurare la vita a questo piccolo, ma raffinato quotidiano”. Spiega con orgoglio Haemmerle, che la Wiener Zeitung “offre un’informazione di qualità, punta sulla rilevanza delle notizia e non si fa pilotare dagli algoritmi del click”.
Ed è lo stesso Spiegel a riconoscere all’antica testata viennese “una solida sezione di informazione internazionale e un inserto culturale impegnativo”, il che – sempre a detta del settimanale tedesco – “va considerato un merito nel panorama della stampa austriaca, nel quale molti tabloid popolari vengono sostenuti in maniera sostanziosa dalla mano pubblica attraverso gli annunci ed altri aiuti”. La Wiener Zeitung non manca di riferire del proprio orgoglio di testata, descrivendosi su Internet come “il più antico quotidiano del mondo dotato di una delle redazioni più giovani del Paese”.
Le critiche al governo
Non che la spada di Damocle impedisca alla Wiener Zeitung di mantenere toni critici nei confronti del governo austriaco. In un’editoriale firmato dallo stesso direttore, il cancelliere Kurz viene per esempio criticato per la sua “messinscena” per quello che riguarda la campagna vaccinale anti-Covid. Notevole dimostrazione d’indipendenza, si osserva a Vienna, dato che il capo della redazione in pratica ha ricevuto il suo incarico dalla stessa cancelleria austriaca.
Per la verità, allo scopo di scongiurare l’addio del quotidiano è iniziata una campagna pubblica che comprende l’ex capo dello Stato Heinz Fischer, la presidente del Festival di Salisburgo Helga Rabl-Stadler, mentre in pochi giorni una petizione a favore del giornale ha raggiunto oltre 3300 firme. Il direttore Haemmerle però teme che, calata l’ondata di pubblica indignazione, il giornale finisca di esalare comunque l’ultimo respiro. A meno che all’ultimo minuto non emerga un mecenate interessato a mantenere in vita una storia durata oltre trecento anni: la domanda che ci si pone in queste ore nella redazione con vista sui tetti di Vienna nell’antico quartiere dei fu macelli è se per smuovere del denaro privato basti il rispetto dei secoli. Chissà.