venerdì, Maggio 7, 2021

Il Peso della Cultura nel giorno dei “100 anni dei Sei personaggi in cerca d’autore”……………………………

Il 9 maggio 1921 la prima rappresentazione finì a botte tra fischi e applausi

da ROMA 07 maggio 2021 19:43 STORIA

Di Paolo Petroni

‘Belle dame ridevano ripetendo, con le bocche laccate, ‘Manicomio! Manicomio!’. Eleganti giovani incravattati sghignazzavano e insultavano.

“La figlia al braccio del padre tremava e i due non riuscivano quasi a muovere un passo”, come ricorda Orio Vergani, anche lui davanti all’ingresso principale del Teatro Valle, dove cento anni fa, il 9 maggio 1921, è terminata da mezz’ora la prima rappresentazione assoluta dei ‘Sei personaggi in cerca d’autore’ e gli aspri scontri verbali tra i sostenitori e i detrattori di Pirandello divengono anche fisici.

Lui, l’autore, apparentemente calmo, dopo aver salutato gli attori e ringraziato Vera Vergani per non essersi fatta intimidire e essere arrivata sino alla fine, è uscito sul retro con la figlia Lietta che vorrebbe spedire a casa per sottrarla a quel ”burrascoso battesimo” come scriverà Arnaldo Frateili, che vede poi Pirandello che all’ultimo si infila veloce anche lui con la giovane su un provvidenziale taxi per sfuggire alla gente, che lo ha riconosciuto e lo circonda: ”Giovanotti eleganti lanciavano monetine. E le signore anche, aprendo in fretta le loro preziose borsette e odo ancora il rumore del rame sul selciato”.

E’ questa la cronaca dell’agitato debutto di un’opera assolutamente innovativa, che segnerà la storia del teatro e della letteratura moderna, recitata, finito il primo atto con gli attori chiamati cinque volte alla ribalta, tra calorosi battimani e urla con fischi che cercano di sovrastarsi a vicenda, riscaldando gli animi di chi è entusiasta e di chi si sente preso in giro dalla novità. Quattro anni prima, nel 1917, ‘Così è (se vi pare)’ era stato un successo, pur essendo un testo che scardinava l’ambientazione realistica di salotto borghese provinciale presentandosi come un giallo che non ha però soluzione, perché la donna sulla cui identità si indaga compare alla fine proclamando ”Io sono colei che mi si crede” e il personaggio di Laudisi, alter ego dell’autore, ride sottolineando :”Ecco a voi signori la verità”. Questa ‘dimostrazione’ che la verità non esiste e ognuno ha la sua verità era ancora legata a fatti concreti, nasceva da documenti distrutti da un terremoto, da persone che si dice abbiano perso la ragione. Insomma cause apparentemente oggettive per il discorso sulla inafferrabilità della verità, che con i ‘Sei personaggi’ diventa qualcosa di molto più esistenziale e psicologico, di più forte e generale, aprendo a una crisi profonda della coscienza, alla consapevolezza della molteplicità dell’essere e dei punti di vista all’interno di ognuno degli spettatori, di ognuno di noi.

Sta in questo la provocazione, lo scandalo di questa ”commedia da fare’, per di più senza né atti, né scene per uno scontro tra realtà e finzione, tra i sei personaggi che raccontano il proprio dramma e la compagnia di attori che, ciascuno a suo modo, vorrebbe rappresentarlo come lo capisce e interpreta. Le maschere sono nude, come Pirandello intitolerà la raccolta dei suoi drammi.

E’ il gioco tra la forma e la mutabilità della vita, è la scoperta se vogliamo della relatività novecentesca, esemplificata anche da un bell’aneddoto sulla prima a New York dei ‘Sei personaggi’, quando alla fine arriva ad abbracciare Pirandello in camerino Albert Einstein proclamando: ”Noi due siamo fratelli” e dando inizio a una lunga amicizia.

A premiare la forza rivoluzionaria, in teatro e nella narrativa, con romanzi come ‘Il fu Mattia Pascal’ e le tantissime ‘Novelle per un anno’, arriverà nel 1934 il Premio Nobel per la Letteratura. Nel frattempo i ‘Sei personaggi’ è diventato un classico. Già pochi mesi dopo la prima romana alcune repliche fiorentine non creano alcun problema e l’arrivo dello spettacolo a Milano, il 27 settembre al Teatro Manzoni, decreta il successo pieno ai ‘Sei personaggi in cerca d’autore’ e la critica ne scopre il tragico senso profondo e la riconosce, come sintetizza Marco Praga su L’Illustrazione Italiana, quale ”opera d’arte di un’originalità rara” che merita seria attenzione e interpretazione, mentre sarà con l’allestimento parigino di Pitoeff che l’eco sarà mondiale, il successo internazionale.

Del resto è proprio col portare la parola in scena che quei discorsi e dialoghi ritenuti da molti troppo cerebrali prendono corpo e vita reale, tensione emotiva e verità.

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