Secondo l’analisi di TCW, è meglio rimanere più cauti sull’outlook per il debito in valuta locale, in attesa che si faccia maggiore chiarezza sulle vicende commerciali
di Lorenza Roma da Milano Finanza del 26/08/2019 12:09
Spencer Rodriguez, Analyst, Emerging Markets Group di TCW, spiega che, sono tre i temi che dominano il contesto economico attuale: il rallentamento economico globale, l’allentamento da parte delle banche centrali e le tensioni commerciali tra USA e Cina.
Dall’inizio dell’anno, la crescita statunitense ha mostrato un trend di rallentamento, mentre la crescita nel resto del mondo ha continuato ad essere deludente. Per compensare, le banche centrali a livello globale si stanno muovendo verso l’allentamento, dovendo affrontare un outlook asimmetrico a livello di politiche: le pressioni inflazionistiche sono rimaste contenute, ma i rischi per la crescita sono aumentati. I tassi USA più bassi sono favorevoli per le banche centrali dei Mercati Emergenti, poiché consentono uno spazio di manovra maggiore a sostegno della crescita. In effetti, vi sono già stati tagli dei tassi in Brasile, Sudafrica, Indonesia, Tailandia e India.
“Al contrario – prosegue l’esperto – la nuova escalation delle tensioni commerciali è preoccupante. Se inizialmente le società statunitensi sono riuscite a neutralizzare una porzione significativa dei dazi riorganizzando le supply chain e anticipando gli ordini di acquisto, ora il prossimo round promette di essere decisamente più complicato da aggirare e sarà quindi trasmesso ai consumatori finali o assorbito dai margini di profitto.
In entrambi i casi, ciò andrà a scapito della crescita USA e globale. L’incertezza ha anche conseguenze significative per il capex e il ciclo degli investimenti in Cina e negli Stati Uniti, elementi ai quali le economie asiatiche sono particolarmente esposte. Ciò detto, le pur significative ripercussioni del conflitto commerciale per la crescita e il sentiment di rischio saranno probabilmente almeno in parte controbilanciate da una Fed più ‘colomba’ e da un ulteriore stimolo in Cina. Siamo convinti infatti che il Governo cinese si concentrerà su uno stimolo targhettizzato, mirato a migliorare la qualità piuttosto che il volume complessivo del credito, e che l’economia cinese possa ancora ottenere una crescita del 6,0% nel 2019″.
Diversi Mercati Emergenti hanno driver idiosincratici che li rendono meno vulnerabili alle dinamiche commerciali e alla crescita globale. I principali sono le economie sudamericane che rappresentano una parte sostanziale dell’Indice, come il Brasile, i cui asset sono sostenuti dalla riforma delle pensioni in corso. A seguito del passaggio della riforma, l’outlook migliore per la sostenibilità del debito fornirà più spazio alla Banca Centrale per un allentamento. Al contrario, le economie nordasiatiche sono più esposte alle ripercussioni negative delle dispute commerciali USA-Cina e al loro impatto sul ciclo degli investimenti.
“In questo nuovo contesto – spiega Rodriguez – crediamo che gli asset emergenti in valuta forte sovraperformeranno quelli in valuta locale nel breve periodo. Il debito dei Mercati Emergenti in valuta forte resta interessante, poiché i suoi benefici significativi in termini di carry e valutazioni continuano ad attrarre flussi di capitale nell’asset class. L’indice JPMorgan EMBI Global Diversified rende il 5,4%, in un contesto in cui il 73% del fixed income globale rende meno del 3%. Anche le dinamiche dell’offerta sono favorevoli, con un’offerta netta attesa per l’anno piuttosto contenuta: i Mercati Emergenti infatti stanno prestando attenzione alla gestione dei passivi e si stanno finanziando di più attraverso i mercati locali”.
“Siamo più cauti sull’outlook per il debito in valuta locale. In attesa di maggiore chiarezza sulle vicende commerciali, ci concentreremo maggiormente su opportunità idiosincratiche meno correlate con la performance complessiva degli Emergenti. Inoltre, stiamo riducendo l’esposizione ai mercati con elevata volatilità valutaria e a quelli più vulnerabili ai deflussi di capitale, come l’Indonesia. È probabile che rischio e volatilità aumentino nei prossimi mesi, dato il mutamento del quadro macroeconomico globale e le crescenti tensioni commerciali. Vari eventi geopolitici, come le proteste ad Hong Kong, le tensioni sul Kashmir e relative a Iran e Corea del Nord, potrebbero pesare sul sentiment di rischio, specialmente in Asia, regione sulla quale rimaniamo sottopesati”, conclude l’analista.