Contro queste telefonate l’unica possibile difesa è quella di non rispondere, almeno ai numeri sconosciuti e che non fanno parte dei nostri contatti preferiti
di Alberto Flores d’Arcais da Tiscali.it
Sessanta miliardi di telefonate ogni anno. Sono quelle effettuate nei soli dai cosiddetti robocaller, le chiamate affidate a un computer che ad ogni ora del giorno (e qualche volta della notte) ci tormentano con domande che vanno dalla richiesta di un semplice cambio di utenza quasi sempre sfavorevole – che sia telefonica, della luce, del gas, di tv via cavo, di internet e di assicurazioni di ogni genere – a fantasiose vincite di viaggi imperdibili a costi imperdibili fino alle truffe vere e proprie. Negli anni elettorali (che negli Usa sono uno ogni due) si scatenano anche i robocaller di partiti e singoli candidati, pronti ad investire milioni in telefonate per acchiappare qualche voto, a volte decisivo.
L’unica difesa
Contro queste telefonate l’unica possibile difesa è quella di non rispondere, almeno ai numeri sconosciuti e che non fanno parte dei nostri contatti preferiti. Per chi lavora, viaggia, studia, oppure è alle prese con qualche problema burocratico o finanziario non rispondere ad una telefonata può però provocare un danno, anche economico. È su questo che puntano i robocaller, sicuri che almeno una chiamata su due (queste più o meno le cifre secondo le ultime statistiche) troverà una risposta.
Chi si nasconde dietro i robcaller
Ma chi si nasconde dietro i robocaller? Può essere chiunque, basta conoscere una certa tecnologia (è sufficiente una delle tante app in commercio), a volte anche vecchia di decenni (allora si chiamava telemarketing) o utilizzare i più recenti database (ce ne sono diversi, alcuni poco conosciuti): ogni volta che viene visualizzato sul display il nome di chi viene chiamato le compagnie telefoniche pagano piccole commissioni (una frazione di centesimi) a questi database. Se li moltiplicate per miliardi è facile capire quanto si può guadagnare. Ed è altrettanto facile comprendere perché i provider telefonici perdano in questi casi centinaia e centinaia di milioni di dollari.
Le truffe
Ci sono poi le piccole e grandi truffe. Ogni anno un cittadino degli Stati Uniti su dieci (quindi il 10 per cento della popolazione) viene truffato, con una ‘rapina telematica’ che ha sfiorato nel 2018 i 9,5 miliardi di dollari complessivi. Difficile sfuggire quando alcune chiamate pre-registrate (io ne ho ricevute diverse nelle ultime settimane) ti dicono che “è stato emesso un mandato di cattura nei tuoi confronti” oppure che il tuo Social Security Number (Ssn, negli States è praticamente come una carta d’identità) “non è più valido” e ti indicano un numero dove richiamare.
L’ultimo rapporto
L’ultimo rapporto pubblicato da agenzie specializzate del settore ha quantificato l’aumento dei robocaller tra il 2017 e il 2018 nella cifra record del 47 per cento (non era mai stato così alta) e per il 2019 i numeri saranno ancora più consistenti. L’estate scorsa, la Federal Communications Commission (Fcc) ha annunciato un nuovo sistema per combattere quello che viene definito spoofing (cioè quando l’identità del numero chiamante è irreale o illegale) ma i robocaller, con le ultime tecnologie, sembrano essere anni avanti.
L’aiuto degli smartphone
Alcuni gestori e i migliori smartphone aiutano i propri clienti con la voce “Scam Likely” al posto del numero chiamante e stanno mettendo a punto nuovi software per riconoscere il tipo di chiamata in arrivo. Per ora sono palliativi, a vincere sono ancora loro, i truffatori.