giovedì, Maggio 20, 2021

Class Action, al via la riforma: come funziona e che cosa cambia per i consumatori

di Fausta Chiesa

del 20 maggio 2021

La nuova Class Action è in vigore

La nuova Class Action è entrata in vigore. Dopo 25 mesi dall’approvazione della legge (n. 31 del 12 aprile 2019) e diversi rinvii, cambia in modo sostanziale la normativa che permette di promuovere un’azione collettiva, introdotta nel nostro Paese 14 anni fa.

Le novità sono tante: dalla possibilità di aderire anche in un secondo momento all’allargamento della platea dei beneficiari e di chi può promuovere la Class action, fino alla creazione di una piattaforma telematica che raccoglie le adesioni all’azione di classe e dove poter verificare quali azioni sono in corso. Ecco le novità più importanti, che rischiano di provocare una rivoluzione.
Interruzione del traffico autostradale a causa di code legate alla manutenzione stradale, trasporto ferroviario, attivazioni non richieste di contratti di fornitura di energia e gas con la classica telefonata ingannevole o il porta a porta: sono questi i settori che secondo l’Associazione Consumerismo No Profit  rischiano di subire più azioni collettive.

Class action, l’allargamento dei confini

La Class Action ha fatto un salto di «grado», perché spiega Luigi Gabriele, presidente di Consumerismo No profit «la disciplina è passata dal Codice del Consumo all’interno del Codice di Procedura Civile». Questo allarga i settori su cui si può promuovere l’azione e gli attori che possono agire. «L’azione di classe prosegue Gabriele non sarà più, come finora, limitata alla tutela dei diritti di consumatori e utenti, ma potrà essere promossa da e a favore di tutti i soggetti danneggiati e da chiunque veda leso un proprio interesse, per esempio anche un’azienda concorrente danneggiata dalla pubblicità ingannevole». Oggi è anche più facile «creare» la classe danneggiata. «Prima – spiega Gabriele in caso di disagi con il treno per costituire la classe bisognava mettere insieme tutti quelli i passeggeri con lo stesso biglietto, che avevano preso il treno alla stessa ora, adesso basta che ci sia un disservizio su una tratta e tutti i titolari dell’abbonamento possono essere compresi nella classe». (Leggete qui il rifiuto della Class action del pendolari della Bassa Padana).

Inoltre, si potrà agire anche per esempio dal comportamento di un’impresa o dai gestori di servizi pubblici e di pubblica utilità. Un esempio? «Il gestore che fa pagare la tariffa per un’acqua potabile ma in realtà non è potabile spiega Luigi Gabriele oppure fa pagare per un servizio di 24 ore al giorno ma stacca l’acqua per alcune ore al giorno».

Class action, chi può promuoverla e l’iter in tribunale

Novità anche per chi può promuovere la Class Action. «Prima – spiega Luigi Gabriele – potevano avviare un’azione collettiva soltanto le Associazioni dei Consumatori iscritte all’elenco del Ministero dello Sviluppo Economico. Adesso lo può fare chiunque, anche i cittadini riuniti in un comitato. Certo, poi dovranno avere un legale rappresentante che porti la causa in tribunale». L’azione deve essere proposta davanti al Tribunale Ordinario del Capoluogo della Regione in cui ha sede l’impresa oggetto dell’azione di classe. «Una volta presentata, nel corso della prima udienza il tribunale dichiara se la causa collettiva è ammissibile o inammissibile. E poi segue l’iter processuale».

Class action, si può aderire anche dopo

Altra novità di rilievo è la possibilità di aderire. Finora, la versione italiana della Class action prevedeva il meccanismo cosiddetto «opt-in» (decidere di entrare nella causa), cioè ogni consumatore che si ritenesse danneggiato doveva prendere parte all’azione di classe nella prima fase del giudizio. La riforma ha previsto l’opt-out e – spiega Altroconsumo – «offre la possibilità di aderire anche dopo la sentenza di accertamento dell’illecito, un meccanismo molto forte, secondo alcuni a rischio di incostituzionalità».

Class action, la piattaforma e il vademecum

Altro novità è la creazione di una piattaforma telematica che raccoglie tutte le azioni collettive promosse in Italia. La piattaforma è creata dal Ministero della Giustizia e gestita dalla Direzione Generale per i Sistemi Informativi Automatizzati. «Si comunica che, da oggi riporta il Ministero di Giustizia sul suo sito il 19 maggioi registri giudiziari civili consentono l’iscrizione dei procedimenti collettivi ex art. 840 bis c.p.c. e segg. (cd. class action), introdotti dalla L. 12 aprile 2019, n. 31. Sul portale dei servizi telematici (Pst) è possibile consultare le azioni collettive iscritte nei registri e depositare le domande di adesione». La piattaforma avrebbe dovuto essere operativa il 19 maggio, ma la mattina del 19 maggio il sito http://www.pst.it/ risulta ancora in manutenzione. «L’iscrizione della causa nella piattaformaspiega Luigi Gabriele viene fatta dalla Cancelleria del Tribunale per darne pubblicità». «Una volta creato il fascicolo telematico dell’azione di classe chiunque potrà accedere e consultarne l’avanzamento». Il ministero ha pubblicato un vademecum, disponibile a questo link.

La novità della Class action: chi perde paga

Dopo che il Tribunale ha emanato al giudizio sul merito, si aggiunge la fase di liquidazione delle somme eventualmente dovute (se i giudici danno ragione a chi promuove la Class action) agli aderenti. La novità è che chi perde paga. «Chi perde conclude Luigi Gabriele non solo paga soltanto le spese processuali, ma anche gi danni che la controparte può chiedere».

Class Action, autostrade, treni luce e gas a rischio

Finora non sono state molte le causa promosse (qui l’elenco completo sul sito del ministero dello Sviluppo). Quali sono i settori che rischiano di subire più azioni collettivie grazie alla riforma? «I concessionari autostradali in caso di code legate alla manutenzione, gli operatori del trasporto ferroviario spiega Luigi Gabriele di Consumerismo No profit – ma anche le aziende che attivano contratti non richiesti per la fornitura di energia e gas con la classica telefonata ingannevole o il porta a porta. Con la riforma, speriamo che il mercato capisca che c’è uno strumento giuridico forte e quindi le aziende stiano più attente a non danneggiare ».

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