La Presidente della Bce ha ribadito l’intenzione di mantenere politiche monetarie accomodanti fino a marzo 2022. Francoforte monitora la crescita dei rendimenti, che oggi scendono allentando la pressione sui debiti pubblici. Attesi nelle prossime settimane i dati sull‘occupazione statunitense.
da del 21/05/2021 16:32
di Giulia Talone
Dopo le dichiarazioni del Vicepresidente della Fed, Richard Clarida, “preoccupato maggiormente dell’occupazione che dell’inflazione”, alle rassicurazioni dei rappresentati delle Banche centrali si aggiunge anche la voce della Presidente della Bce, Christine Lagarde: “L’aumento dell’inflazione che ci aspettiamo nel corso del 2021 dovrebbe essere temporaneo e nel 2022 dovrebbe tornare a livelli più bassi”, ha spiegato in occasione della riunione dell’Eurogruppo.
I mercati festeggiano l’annuncio (Francoforte +0,51%, Parigi +0,78%, Milano +0,97%). Londra è l’unica debole (+0,02%), dato che Bank of England ha già rallentato gli acquisti di bond nell’ambito del Qe. È la terza dopo Cina e Canada.
L’eventualità di un inasprimento delle politiche monetarie sembra invece ancora lontana per l’Ue e gli Usa, nonostante le pressioni dei falchi dei giorni scorsi per una riduzione di acquisti nel terzo trimestre. Sono tanti, infatti, i fattori che indicherebbero la temporaneità dell’inflazione: da un lato, ha ricordato JP Morgan, negli Stati Uniti dei 22 milioni di posti di lavoro persi durante la Pandemia, 8 milioni non sono stati ancora recuperati; dall’altro i colli di bottiglia lungo le filiere e l’inefficienza dei trasporti che hanno causato rallentamenti nell’offerta tenderanno a riassorbirsi nel lungo periodo.
A questo si aggiunge il fatto che, come ricordato da BlueBay, in Europa il tasso di vaccinazione è più lento e l’economia sembra essere rimasta indietro rispetto a quella americana nella prima metà del 2021. La stessa Lagarde oggi ha confermato che Francoforte è “impegnata a preservare condizioni di finanziamento favorevoli, utilizzando la dotazione del Pepp almeno fino a marzo 2022″. Eppure il termine prefissato non è compatibile con i volumi di acquisto attuali: come ha spiegato Hsbc, se la Bce continuasse ad acquistare Pepp con questo ritmo, esaurirebbe il budget prefissato (1.850 miliardi) prima di questa data.
Ed infatti secondo BlueBay i falchi centreranno l’obiettivo tapering prima del previsto: “Riteniamo ci sia spazio per una ripresa economica nella seconda metà dell’anno e crediamo che la riduzione del Pepp arriverà più avanti nel 2021“, ha spiegato Mark Dowding, Cio della società di gestione. Certo è che i timori della persistenza dell’inflazione nelle ultime settimane hanno fatto impennare i rendimenti dei titoli di stato non indicizzati: il tasso della Germania si è avvicinato pericolosamente alla parità (area che non vedeva dal 2019) e il rendimento del Btp al 2031 è più che raddoppiato da febbraio. Contestualmente, anche gli spread sovrani hanno iniziato ad accusare la pressione rialzista, con il differenziale Btp/Bund che questa settimana è arrivato a toccare i 125 punti base.
A questo proposito Lagarde ha aggiunto: “Abbiamo visto di recente aumenti dei tassi sui titoli di Stato e li stiamo monitorando molto da vicino”. La dichiarazione sembra aver rassicurato i mercati obbligazionari: il tasso del Bund al 2031 torna a -0,1280%, il rendimento del Btp decennale scivola a 1,035% e il tasso del Treasury al 2031 è stabile a 1,633%. Si muove in controtendenza il rendimento del Tips, ovvero del tTitolo di Stato americano indicizzato all’inflazione, che oggi sale a 1,096% (+0,05%). In netto miglioramento anche lo spread Btp/Bund, che è sceso a 116 punti base. Comunque, “quando la Banca Centrale inizierà a fare dei passi indietro, i Bond dovranno trovare il loro prezzo di equilibrio e ciò potrebbe implicare rendimenti più elevati e spread più ampi”, ha previsto Dowding.
È probabile dunque che dopo la settimana agitata sia sul fronte obbligazionario che azionario, la Bce attenda la riunione di giugno prima di prendere una decisione che potrebbe spaventare i mercati. “La prossima settimana sarà abbastanza tranquilla sul fronte macro”, ha aggiunto il Cio di BlueBay, “ma in seguito aumenterà l’interesse in vista del prossimo report sui posti di lavoro negli Usa”. La crescita dell’occupazione oltre le attese rappresenterebbe infatti una delle spinte inflazionistiche maggiori. La Società di Gestione si aspetta “solidi dati sui payroll”, che potrebbero rafforzare le posizioni meno accomodanti all’interno del Fomc. Il rischio, infatti, è che mantenere le politiche accomodanti troppo a lungo potrebbe poi costringere a un inasprimento repentino e ben più dolente in futuro.