Il provvedimento di sospensione è stato preso dalla Asl per l’impossibilità di ricollocare anche i sei medici in mansioni non a contatto con il pubblico. Per altri undici operatori sanitari è stato invece possibile l’affidamento ad altre mansioni. Sono poco meno di 300 i lavoratori della Sanità che nel Lazio non hanno ancora ricevuto il vaccino.
da del 28 LUGLIO 2021 ore 10:05
A cura di Natascia Grbic
Sono sei i medici non vaccinati sospesi nel Lazio. Si tratta di dottori e operatori socio-sanitari che lavorano nella Asl di Viterbo e che sono stati sospesi perché non era possibile operare il trasferimento (come fatto invece per altri undici lavoratori, ricollocati in altre posizioni non a contatto con il pubblico). Lo riporta Il Corriere della Sera. Gli accertamenti sugli operatori sanitari sono cominciati a marzo. I medici che non hanno ancora ricevuto la dose di vaccino, devono spiegare alla Asl come mai non hanno ancora proceduto all’immunizzazione. E chiarire quindi se abbia problemi di salute tali da non poter essere vaccinato, o se magari sia guarito dal virus da poco. Nel caso in cui non vi sia una motivazione seria per non aver ricevuto il siero, i lavoratori incorrono in decreti disciplinari. Il motivo è molto chiaro: secondo quanto stabilito dal Decreto Covid dello scorso marzo, per i sanitari – a differenza del resto della popolazione – vige l’obbligo vaccinale.
Al momento i medici che non hanno ancora ricevuto il vaccino sono poco meno di 300 ma, ricorda l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato, hanno fino al 31 dicembre per immunizzarsi. Il problema dei sanitari è che lavorando in ambienti ad alto rischio e a stretto contatto con i pazienti, non possono non essere vaccinati per una questione di sicurezza. I pazienti con cui entrano in contatto sono per la maggior parte persone fragili, e la diffusione del virus all’interno di una struttura sanitaria non è cosa auspicabile in una pandemia. Per questo si stanno cercando soluzioni come il trasferimento e l’affidamento a mansioni che non siano a stretto contatto con il pubblico. La sospensione avviene, come nei casi di Viterbo, sono quando lo spostamento non è possibile.