Il leader di Italia Viva insiste sul no alle misure green anti-plastica. Contro di lui i ministri ex compagni di partito: “Tutti ambientalisti con la plastica degli altri”. Orlando ironizza: “La plastica non inquina più?”
da Il FattoQuotidiano.it
Matteo Renzi ha dichiarato guerra alle tasse verdi. Quelle contro l’inquinamento, contro la plastica, contro i tappi di bottiglia, le vaschette e il tetrapak che finiscono nei nostri mari (570mila tonnellate all’anno nel Mediterraneo) e che poi noi beviamo nell’acqua e mangiamo nei nostri cibi. Il leader di Italia Viva, fino all’altro ieri affascinato da Greta Thunberg e da giovani che riempivano le piazze per i Fridays for Future, ora si allinea a Matteo Salvini e Giorgia Meloni nel combattere due delle misure verdi inserite in manovra dal governo giallorosso: le tasse sugli imballaggi di plastica monouso e sulle auto aziendali inquinanti.
“E improvvisamente la plastica, come per miracolo, non inquina più!”, commenta ironicamente su Twitter Andrea Orlando, vicesegretario del Pd. Ma contro la presa di posizione anti-ambientalista di Renzi si schierano anche due ministri del governo Conte 2: “Sono tutti ambientalisti con la plastica degli altri”, scrive il titolare per gli Affari europei, Enzo Amendola. Mentre il ministro per il Sud Peppe Provenzano ricorda: “Leggo proclami. ‘Ci batteremo contro la #plastictax’. Legittimo, ma in concreto, cosa comporterà? Comporterà che una bottiglietta d’acqua usa e getta costerà 4 centesimi in più“.
Frasi che ricordano il dietrofront di Renzi. “Combatteremo sempre l’inquinamento da plastica”, diceva l’ex premier. Era il 2018 e si scagliava contro chi lo criticava per l’introduzione dei sacchetti bio nei supermercati. La plastic tax pensata in manovra ci porrebbe tra i Paesi leader in Europa nella lotta alla plastica monouso, seguendo gli esempi dei Paesi Scandinavi e della Germania. Alcuni aspetti, come introdurre l’esenzione per le plastiche riciclate, compostabili e biodegradabili, “vanno migliorati“, ha annunciato lo stesso ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. Ma allo stesso tempo la tassa colpisce, ad esempio, le buste dell’insalata, le vaschette per gli alimenti in polietilene, il tetrapak del latte o i contenitori dei detersivi, il polistirolo, i tappi e le etichette di plastica.
Gli effetti sulla nostra salute – Nel frattempo si conosce già l’effetto “sulla pelle” di tutti, compresi gli italiani, dell’inquinamento ambientale, compreso quello da plastica. Lo studio più noto è quello del 2012 di ricercatori italiani di neuropsichiatria infantile del policlinico di Siena (all’avanguardia in Italia) che metteva in relazione microplastiche e autismo infantile. Altre ricerche sono in corso, ma come diceva alcuni mesi fa Marco Lambertini, direttore generale del Wwf, in attesa dei risultati delle ricerche “se non vogliamo plastica nel corpo, dobbiamo fermare i milioni di tonnellate di plastica che continuano a diffondersi nella natura”. Uno studio dell’Università australiana di Newcastle ha dimostrato che ogni settimana mangiamo e beviamo 5 grammi di plastica: come una carta di credito.
“Ieri i selfie con Greta. E ora?” – “Avete postato le foto del nostro mare e dei suoi abitanti inquinati di plastica – scrive su Facebook il ministro Provenzano – Avete aperto le vostre manifestazioni di corrente con video suggestivi sull’inquinamento e gli spezzoni di Obama. Ora, avete distribuito tra i gadget pubblicitari borracce coi simboli e selfie con Greta e la sua generazione -prosegue Provenzano-. E ora, 4 o 5 centesimi per quella bottiglietta che (fino a ieri?) non volevate nelle vostre foto, valgono la vostra polemica? Valgono il vostro posizionamento? No, io credo di no. E se ci pensate un momento, non ci credete nemmeno voi”. Il ministro Provenzano prosegue: “L’imposta sulla plastica esiste in molti Paesi europei e ha lo scopo di disincentivare i prodotti monouso e promuovere materie compostabili ed eco-compatibili. Quella presente in legge di Bilancio non è un’imposta generalizzata sulla plastica, materiale che produciamo e di cui difficilmente riusciremo a fare a meno, ma ha l’obiettivo di limitare l’impiego di oggetti che usi una volta soltanto e rimangono nell’ambiente per centinaia di anni“.