ROMA / CRONACA
L’inchiesta della Finanza nata dalla denuncia di uno dei molti vessati. Obbligava i suoi sottoposti a versargli somme anche durante il lockdown. «Solo io decido quando te ne puoi andare»
di Ilaria Sacchettoni
Minacce di licenziamento. Vessazioni quotidiane. Veri e propri ricatti. Il titolare di 21 società cooperative operanti nel settore del trasporto di taxi Raffaele Meleragno è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di estorsione.
Le indagini delegate ai Finanzieri del Comando Provinciale con il Coordinamento dell’aggiunto Giovanni Conzo hanno fatto emergere regole vessatorie nei confronti dei dipendenti dell’imprenditore.
In un caso, quando il guidatore di un taxi aveva deciso di licenziarsi aveva preteso 15mila euro in contanti. Ma le minacce verbali erano quasi quotidiane. A un’altra autista aveva detto: «Solo io posso decidere quando puoi andare via» togliendole il permesso di circolare nella ztl.
L’inchiesta ha rivelato «uno spaccato criminale consolidato». I sottoposti di Meleragno accettavano le condizioni umilianti e vessatorie pur di non perdere il lavoro.
Le attività investigative erano partite dalla denuncia di un dipendente che aveva raccontato alle forze di polizia le condizioni alle quali era sottoposto. Malgrado l’emergenza Covid e l’abbattimento degli affari durante i periodi di lockdown, Meleragno aveva continuato a pretendere versamenti di denaro dai suoi sottoposti. Alla fine di ogni mese, a prescindere da quanto guadagnato, il guidatore della vettura era tenuto a versare somme in contanti al titolare delle licenze.
L’arresto ai domiciliari viene spiegato dalla gip Annalisa Marzano con l’esigenza di «allontanare in modo radicale» l’indagato dall’ambiente nel quale ha operato per anni.
8 settembre 2021 | 11:17