A pochi giorni dalla scadenza, restano lontane le posizioni tra il Tesoro e la banca milanese che chiede due miliardi in più di capitale. Una comunicazione ufficiale tra lunedì e martedì. S&P: il contributo dello Stato sarà significativo | Unicredit-Mps, ballano 2 miliardi | Prorogati al 2022 gli sconti fiscali per le fusioni bancarie.
da del 23/10/2021 19:21
La privatizzazione del Montepaschi si arena a pochi giorni dalla scadenza del 27 ottobre. Nonostante i progressi compiuti nell’ultimo mese, per il momento le distanze tra Unicredit e il Tesoro rimangono ampie, soprattutto sul capitolo del capitale. Come anticipato nei giorni scorsi da MF-Milano Finanza, tra le due controparti è emerso un gap di due miliardi che è stato impossibile restringere. Se Unicredit ha quantificato in oltre otto miliardi il fabbisogno necessario per garantire la capital neutrality dell’operazione, via XX Settembre non è disponibile a mettere sul piatto una cifra superiore ai sei miliardi, considerando anche lo sconto fiscale legato alla trasformazione delle dta in crediti fiscali.
La divergenza nelle valutazioni sarebbe legata soprattutto agli oneri di ristrutturazione. Secondo Unicredit, i circa 7.000 esuberi previsti nel piano di privatizzazione, avrebbero un costo superiore alla media di sistema per l’età relativamente bassa del personale Montepaschi, già sottoposto negli ultimi anni a significative ristrutturazioni. Per favorire le uscite servirebbero quindi scivoli di lunghezza superiore ai cinque e forse anche ai sette anni previsti inizialmente, con un costo stimato in quasi 3,5 miliardi che piazza Gae Aulenti non vuole accollarsi.
Lo stop alla trattativa dovrebbe essere formalizzato all’inizio della prossima settimana (presumibilmente tra lunedì e martedì), anche se è difficile per ora stabilire se l’interruzione sarà temporanea o definitiva. Tanto più che all’orizzonte non ci sono altre soluzioni, se non un prolungamento del regime di nazionalizzazione.
Occorre peraltro ricordare che nei giorni scorsi il Tesoro ha escluso la richiesta di proroghe all’Europa per la privatizzazione del Montepaschi. «Non ci sono e non sono state inoltrate richieste di proroga, non ne vediamo motivo», aveva spiegato lunedì 18 una fonte all‘agenzia Reuters, confermando la tabella di marcia.
Sul fronte politico, si può solo registrare che Palazzo Chigi e il premier Mario Draghi non si sono sinora sbilanciati sul dossier: «Non riesco a rispondere, perché non lo so», ha dichiarato Draghi venerdì 22 in una Conferenza Stampa al termine del Consiglio europeo, rispondendo a chi gli chiede se ci sarà a breve una soluzione su Mps. Non è sfuggito però al mercato che, come riportato da MF-Milano Finanza, nei giorni scorsi il Governo ha prorogato lo sconto fiscale sulle dta sino al giugno del 2022. Forse proprio in vista di uno slittamento delle trattative sulla privatizzazione del Monte.
Ieri intanto nel suo outlook sull’Italia l‘agenzia di rating S&P ha dedicato un passaggio alle vicende della banca senese definendo «in progresso» le discussioni sulla privatizzazione, ma sottolineando che il deal potrebbe richiedere un «significativo contributo patrimoniale» allo Stato Italiano.
Intanto cresce la preoccupazione dei sindacati. «Indiscrezioni riferiscono che la trattativa tra il Mef e Unicredit relativa al Monte dei Paschi di Siena sarebbe saltata. Vedremo se è saltata o meno, così come vedremo se ci saranno sei mesi di proroga, rispetto al 31 dicembre 2021, per l’uscita dello Stato dal capitale di Mps, proroga che qualcuno dovrà ufficialmente chiedere e che l‘Unione Europea e la Bce dovranno accordare», afferma in una nota il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.