sabato, Novembre 27, 2021

Roma, corteo contro la violenza sulle donne: tremila con chiavi al cielo, «basta abusi»…………

                                                                                                                                                                                                             CRONACA/ROMA

di Diana Romersi

La manifestazione organizzata dalla rete «Non una di meno» per rilanciare il tema dei diritti femminili.

                                                       Foto LaPresse

Il tintinnìo delle chiavi di casa sventolate tutte insieme per qualche secondo copre la voce del megafono. Si procede per simboli nel lungo corteo, tremila persone circa, che sabato pomeriggio ha acceso ancora una volta i riflettori sulla violenza contro le donne. Le chiavi hanno un duplice significato, spiegano le organizzatrici dell’associazione «Non una di meno»: spesso le hanno in tasca gli uomini colpevoli di violenza dentro le mure domestiche, ma anche le donne hanno le proprie chiavi, non solo quelle di casa, ma per autodeterminarsi e rivendicare i propri diritti.       

 

GALLERY: In maschera o a seno nudo, donne contro le violenze

Parla sempre di autodeterminazione il gesto di nove ragazze che sono rimaste in pantaloncini colorati e seno nudo. E anche il minuto di silenzio, seduti sull’asfalto di via Merulana, esploso poi in un urlo liberatorio. «La violenza è strutturale perché é culturale» dice Flavia Carlini, 25 anni. E spiega: «Dalla superficialità con cui si affronta il catcalling (le molestie in strada, ndr), derubricandolo ad apprezzamenti, ma anche nello scarso interesse che il servizio sanitario nazionale ha per tante malattie femminili come la fibromialgia, l’endometriosi e la vulvodinia». Proprio far conoscere all’opinione pubblica le cosiddette «malattie femminile invisibili» è tra le ultime lotte intraprese dalle Associazioni Femministe, grazie anche a una maggiore attenzione delle fasce più giovani e il dibattito che ne è scaturito sui social.

Poi ci sono problemi storici e mai risolti: «Nei consultori del Lazio, oltre ai ginecologi, abbiamo anche gli assistenti sociali, infermieri e psicologi che si dichiarano obiettori e che quindi non garantiscono la libera scelta alle donne», racconta Graziella Bastelli, storico volto di «Non una di meno». LAssociazione ha anche prodotto un’autoinchiesta sull’obiezione di coscienza, chiedendo i dati alle aziende sanitarie locali. Nel 2021 nell’Ospedale di Palestrina, ad esempio, il 100% dei ginecologi è obiettore, nel Policlinico Umberto I lo è l84%, al Pertini il 76%. Michela, 28 anni, invece pone l’attenzione sulla «violenza economica» riservata alle donne e alle persone Lgbtq+: «Subiamo svantaggi salariali e contrattuali». Per le vittime di violenza invece ricorda: «Il reddito di libertà che c’è adesso non basta, come non bastano i finanziamenti ai centri antiviolenza».

27 novembre 2021 (modifica il 27 novembre 2021 | 20:59)

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