Il direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, in audizione alla Camera, ha messo in evidenza i seri pericoli per la salute dei consumatori e i rischi per l’economia legale. Focus sul settore giocattoli e su quello sanitario
da del 29/12/2021 15:54
di Silvia Valente
Nell’ultimo anno l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha sequestrato 10mila tonnellate di merci, svolgendo un ruolo critico per la tutela sia della salute pubblica sia del made in Italy e “più in generale del funzionamento dell’economia legale e quindi della lotta al sommerso e alle merci contraffatte”. Queste le parole del Direttore dell’Adm, Marcello Minenna, in audizione alla Commissione per la Tutela dei Consumatori e degli Utenti.
Tutte le merci in commercio possono diventare oggetto di contraffazione, ma dei sei milioni di pezzi contraffatti a cavallo tra il 2020 e il 2021, particolarmente rilevanti sono i prodotti alimentari e le bevande, oltre agli articoli per la cura del corpo, le calzature, i telefoni e i dispositivi informatici.
Secondo Minenna, è necessario prestare attenzione a due comparti: i giocattoli, dato il periodo di festività che stiamo attraversando, e il comparto medico per la recrudescenza della Pandemia.
Da un lato, l’Agenzia ha partecipato all’operazione Ludus, organizzata dall’omonima europea Olaf, l’Europol e l’Ufficio Europeo per la proprietà intellettuale, riscontrando gravi rischi per la salute dei bambini e “grande fantasia di contraffazione”. Dall’altro lato, l’emergenza sanitaria ha determinato un Problema di Mercato significativo, anche in termini quantitativi.
Alcune merci, soprattutto nella Fase Pandemica più acuta, sono diventate fondamentali ma sempre più rare e difficili da trovare, ed ecco il maggior ricorso alla falsificazione.
Tra l’altro risulta difficile per il consumatore finale distinguere, ad esempio, una mascherina non conforme, forse “il prezzo e i canali distributivi per le Ffp2 possono aiutarci a capire, purtroppo però solo la vigilanza può davvero risolvere il problema”. D’altronde l’Adm, diramata nei diversi laboratori chimici presenti su tutto il territorio nazionale, è l’unico Ente a cui è riconosciuta l’Autorità di Verifica delle mascherine a livello nazionale ed europeo.
Quanto ai sequestri, questi avvengono principalmente negli spazi doganali, di cui ben il 90% nei porti. Tali prodotti provengono in larga parte dalla Cina, dall’Est Europa (Bulgaria) e un ruolo rilevante lo ricopre anche Hong Kong. Se si tiene in considerazione non tanto il Paese di origine quanto l’ultima fase di produzione, la Cina scende in graduatoria. Da questo si deduce che solo la prima lavorazione viene svolta in Cina, seguita poi da ulteriori fasi nei Paesi più vicini all’Italia. Tale frammentazione produttiva crea un problema: mentre l’attività dell’Adm negli spazi doganali è esclusiva, stando alle Norme italiane e Comunitarie, è più facile per la merce contraffatta arrivare nel nostro Paese su ferrovia o su gomma.
Il disvalore della merce contraffatta colpisce l’economia legale perché sottende un traffico di valuta, di riciclaggio o dei reati più vari che servono appunto per poi effettuare una “pulizia di questo flusso di circolante”. E più in generale i prodotti alterati creano “del disagio finanziario” come si può cogliere, suggerisce Minenna, da una foto satellitare di un qualsiasi porto italiano per vedere quanti container ci sono, “considerando che un container del lusso vale 10 milioni di euro”.
Ma cosa è necessario per tutelare l’utente finale? Innanzitutto, l’Agenzia deve assumere nuove funzionalità per raggiungere gli obiettivi di enforcement. In quest’ottica, già sta lavorando, in accordo al patto per l’export, a un tracciamento con la tecnologia blockchain per le merci non contraffatte.
Allo stesso modo urge una semplificazione delle norme e un maggior coordinamento delle politiche dei numerosi che lavorano sulla contraffazione, in primis con l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm). Un primo passo importante è stato compiuto il 23 dicembre scorso: la creazione di uno sportello unico doganale dei controlli. Nondimeno è cruciale saper adattare gli strumenti normativi ai nuovi fenomeni, i controlli doganali per l’e-commerce risultano più complessi, e pur esistendo il rischio reputazionale per le piattaforme di vendita online, “un conto è la vigilanza interna che può fare un’industria, anche multinazionale, un conto l’Agenzia di vigilanza di Stato”.
Sicuramente però i protagonisti restano gli stessi consumatori che devono scegliere, per tutelarsi, i canali di vendita ufficiali, per esempio “chi sceglie di comprare dalle bancarelle e per strada commette un reato, e non si può dire che non c’è consapevolezza a riguardo”. È vero anche che la criminalità organizzata sa approfittarsi della fiducia che i consumatori hanno verso determinati settori per “tradizione distributiva” come dimostrano, riporta Minenna, i 350 distributori di benzina chiusi per carburanti non conformi e 1,5 miliardi di Iva così recuperati. Per promuovere la cultura della legalità, l’Agenzia ha messo in atto nel 2021 una serie di esibizioni attraverso glass house e box dei prodotti falsificati soprattutto in porti ed aeroporti, e in occasione di eventi, oltre al museo del fake fisso a piazza Mastai, sede centrale dell’Ente.
Infine, Minenna ha precisato che le merci contraffatte non esposte e non destinate alla distruzione, sono distribuite ad Associazioni, secondo accordi e protocolli preliminari e solo dopo una serie di verifiche di laboratorio e la ripulitura dai brand, per contribuire alla lotta contro la povertà senza favorire la rimessa nel mercato di falsi o di prodotti nocivi alla salute.