CRONACA
Non si esclude l’agguato di camorra tra le piste investigative seguite dai carabinieri per fare luce sugli spari che hanno raggiunto martedì sera il 42enne che lavora presso un autosalone. Nel 2019 denunciato per stalking
di Michele Marangon
Rilievi CC bardellino
Ferito da un colpo di pistola alla schiena, il proiettile arrivato a lambire un polmone. Un agguato per uccidere un venditore d’auto a Formia che non porta, però, un nome qualsiasi. E’ Gustavo Bardellino, 42 anni, l’uomo ferito ieri sera presso l’autosalone «Buonerba» in via Ponteritto: è uno dei nipoti di Antonio Bardellino, boss dei casalesi tra fondatori dell’omonimo clan camorrista che negli anni ’80 ha messo radici nel sud pontino. Qualcuno ha tentato di uccidere Gustavo mentre era a lavoro: immediatamente soccorso è stato trasportato in Ospedale dove i medici gli hanno estratto il proiettile.
Le sue condizioni sono gravi, ma non è in pericolo di vita. I Carabinieri indagano sulla vicenda, non escludendo che dietro gli spari possa nascondersi una faida di camorra, anche se Gustavo non sembra essere al centro di affari malavitosi. A riguardarlo, invece, una vicenda di stalking e minacce nei confronti di una donna, vicenda risalente al 2019. Posti di blocco nel sud pontino, da martedì sera, alla ricerca degli esecutori materiali del tentato omicidio che riporta Formia al centro delle cronache attraverso personaggi legati alle storiche famiglie della camorra operante tra Lazio e Campania.
Sulla vicenda arrivano le riflessioni di Cesare Sirignano, ex pm della Dda di Napoli e per anni autore di indagini di caratura sul sud Pontino. «Troppo presto per fare ipotesi ed evocare conflitti, tuttavia l’episodio rappresenta di per se’ un fatto oltre che grave per le modalità, anche sintomatico di una rottura con il passato, in cui solo in casi davvero eccezionali vengono colpiti parenti o congiunti di elementi di vertice di una organizzazione mafiosa o legati alla sua storia come nel caso dei Bardellino. Occorre attendere l’esito delle indagini – suggerisce il magistrato – per comprendere cosa sia realmente accaduto e se questo episodio costituisca o meno un sintomo di una malattia più grave che non tarderà a manifestarsi».
Sirignano, che vive sotto scorta da anni proprio perché oggetto di minacce di morte da parte del clan dei casalesi, ha messo a segno indagini nel basso Lazio che hanno portato a smantellare organizzazioni criminali dedite al riciclaggio, al traffico di droga, all’estorsione. Una delle più importanti è stata «Sud Pontino» che ha visto finire in carcere i componenti di una famiglia calabrese, ma radicata a Fondi che ha monopolizzato il mercato ortofrutticolo.
16 febbraio 2022 (modifica il 16 febbraio 2022 | 12:50)