Durante i classici sell-off da crisi geopolitiche, ha calcolato Deutsche Bank, ci vogliono tre settimane perché le azioni raggiungano il minimo e altre tre per riprendersi dai livelli precedenti. Il sorpasso dell’oro sul bitcoin fa temere lo sfondamento al ribasso di quota 30.000.
da del 22/02/2022 11:35
I russi sono entrati con i carrarmati nelle due Repubbliche ucraine che si sono proclamate indipendenti. A breve saranno definite le sanzioni Ue su Mosca, mentre ieri sera il Presidente americano, Joe Biden, ha firmato quelle degli Stati Uniti. L’indice Moex a Mosca cede quasi il 6%, il Ftse Mib, che ha aperto in ribasso di oltre il 2% a fine mattinata perde l’1% circa. I futures sul Nasdaq sono in calo dell‘1,7% e quelli sull’S&P 500 di oltre l‘1%. I mercati si stanno chiedendo ora fino a dove potrebbero arrivare a perdere i listini in piena crisi geopolitica. Si tenga conto che il petrolio sta correndo, il Wti americano sale oggi del 4,86% a 95,5 dollari il barile, l‘oro consolida quota 1.900 a 1,901 dollari l’oncia, mentre le criptovalute soffrono (il Monero più di altre -2,7% a 144,39 dollari).
Gli strategist di Goldman Sachs hanno cercato di prevedere l’andamento dei listini basando i loro calcoli sulla recente sensibilità dei mercati globali al rublo, sceso ai minimi degli ultimi 15 mesi contro il dollaro nelle scorse ore, con il biglietto verde ora attorno a quota 80. Nel peggiore dei casi, scrive la banca d’affari americana, un calo del 10% della valuta russa spingerebbe le azioni statunitensi in ribasso di un altro 6% dalla chiusura di venerdì 18 febbraio, con un paio di punti percentuali in più di debolezza osservata in Europa e Giappone. Nel frattempo, il petrolio aumenterebbe del 13% e i rendimenti dei Treasury a 10 anni scenderebbero di quasi 30 punti base.
Lo strategist, invece, di Deutsche Bank, Jim Reid, ha ricordato che durante i classici sell-off da crisi geopolitiche l’indice S&P 500 cede in media fra il 6% e l’8%. Ci vogliono circa tre settimane perché le azioni raggiungano il minimo e altre tre per riprendersi dai livelli precedenti, ha spiegato l’esperto, citando un’analisi del team strategico della banca. Dal canto suo, il responsabile degli investimenti azionari di Ubs, Mark Haefele, mette le mani avanti. Haefele ritiene che nonostante l’ultima manovra della Russia, entrata nel Donbass ucraino, i passi di un’escalation finora sono stati “al di sotto della soglia per far pendere l’equilibrio verso un vero conflitto e possono essere visti come parte di una tattica negoziale molto tesa”.
Nelle prossime ore il focus sarà sulle implicazioni del riconoscimento fatto dal presidente Russo, Vladimir Putin, delle due Repubbliche ucraine separatiste “in termini di aiuti militari e rispetto alle misure punitive, le sanzioni, da parte dell’Occidente”.
Resta ancora da vedere, scrive Haefele, se “il riconoscimento sarà un trampolino di lancio verso una grande invasione dell’Ucraina da parte delle forze russe, come messo in guardia dai leader occidentali nelle ultime settimane, o se emergerà un nuovo ma fragile stallo. Gli investitori ora devono bilanciare i nuovi fatti sul campo, la probabile risposta alle sanzioni e rinnovati sforzi per stabilizzare diplomaticamente la crisi. Altrettanto importante è la reazione dell’Ucraina al riconoscimento”. Quali sono i legami di Piazza Affari con la Russia? Quali i titoli più esposti ? Secondo alcuni analisti italiani, Maire Tecnimont trae circa il 40% dei ricavi e il 20% del backlog (ordini) da Mosca, Danieli fra il 10% e il 20% del fatturato, Geox il 10% del fatturato, Buzzi il 6/7% dell‘ebitda, Pirelli attorno all‘8% del fatturato, Recordati il 5% del fatturato, Campari il 3% del fatturato, Unicredit il 2% del giro d’affari (e il 7% dell’utile, secondo Reuters), Generali il 2-3% dei premi.
Quanto al bitcoin, la cripto è scesa ai minimi delle ultime due settimane, dal momento che i timori di una possibile invasione russa dell‘Ucraina hanno spinto alcuni analisti a prevedere che la criptovaluta più importante potrebbe scivolare a quota 30.000 (ora è a 33.120 dollari circa) minando il l’ipotesi che le valute digitali possano essere un paradiso in tempi di turbolenze geopolitiche. Allo stesso tempo, l’oro ha raggiunto il livello più alto dallo scorso giugno.
“Il bitcoin, l‘asset che pretende di essere la risposta a ogni domanda, si è silenziosamente indebolito e sta notevolmente sottoperformando il suo acerrimo nemico, l’oro”, ha scritto John Roque di 22V Research in una nota. Roque ha previsto che il Bitcoin potrebbe scendere anche sotto i 30.000 dollari, un livello che non vedeva da luglio 2021, dal momento che i trader preferiscono sempre più l’oro, spingendo potenzialmente i metalli preziosi a un massimo storico. “L’incapacità di bitcoin di mantenere il livello di 40.000 dollari in mezzo alle crescenti tensioni in Ucraina significa che quota 30.000 è di nuovo in gioco”, ha scritto il co-fondatore di Nexo, Antoni Trenchev. “La geopolitica, per ora, ha sostituito l’inflazione come motore principale dei mercati tradizionali e delle criptovalute”.