Sono uscite 264 persone: 53 feriti gravi sono stati portati in un ospedale di Novoazovsk, nel Donetsk, e altri 211 combattenti sono stati trasferiti con il corridoio umanitario diretto a Yelenovka.
da Redazione Internet martedì 17 maggio 2022
L’evacuazione di un ferito da Azovstal, nella tarda serata di ieri 16 maggio – Reuters
Nell’83° giorno di guerra in Ucraina, sono stati evacuati i soldati che da settimane resistevano nei tunnel dell‘acciaieria Azovstal di Mariupol. Lo riferisce lo Stato maggiore ucraino, secondo il quale sono uscite dallo stabilimento 264 persone: 53 feriti gravi, che sono stati portati in un ospedale di Novoazovsk, nel territorio dell’autoproclamata repubblica popolare del Donetsk, e altri 211 combattenti evacuati attraverso un corridoio umanitario diretto a Yelenovka.
L’operazione segna di fatto la resa dei difensori dell’acciaieria e la completa caduta in mano russa di Mariupol, semidistrutta dai bombardamenti e stremata da un lungo assedio. “Hanno deposto le armi e si sono arresi”, comunica il Ministero della Difesa russo.
Il Ministero della Difesa ucraino ha spiegato che avranno luogo ulteriori “procedure di scambio”, formula che lascia intendere che l’evacuazione dei difensori di Mariupol, per lo più soldati della trentaseiesima brigata di fanteria marina e combattenti del reggimento Azov, sia avvenuta in cambio della consegna di prigionieri russi.
“Per quanto riguarda i difensori che ancora rimangono nel territorio di Azovstal, tutte le necessarie misure di soccorso stanno venendo adottate dallo Stato” afferma il Ministero in un messaggio su Telegram. “Grazie ai difensori di Mariupol, l’Ucraina ha avuto tempo vitale per accumulare riserve, riorganizzare e mobilitare le forze e ricevere assistenza dagli alleati”. L’esercito di Kiev, in una dichiarazione pubblicata su Facebook, afferma che la resistenza dell’acciaieria ha ritardato lo schieramento di 20mila soldati russi in altre aree dell’Ucraina e ha impedito a Mosca di impadronirsi rapidamente della città di Zaporizhzhia.
“Speriamo di poter salvare i nostri ragazzi”, perché l‘Ucraina “ha bisogno di eroi vivi, e penso che ogni persona giudiziosa capirà queste parole” detto il Presidente Volodymyr Zelensky. All’evacuazione dell‘Azovstal, ha spiegato, partecipano l’esercito e l’Intelligence in collaborazione con la Croce rossa e l’Onu. Il Governo, ha aggiunto, continua “la massima attività diplomatica in altre aree, nell’interesse del Paese. Questo lavoro richiede delicatezza, e tempo”.
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L’intelligence di Kiev: Mosca punisce i responsabili delle sconfitte
Il Cremlino sta cercando i responsabili delle sconfitte militari in Ucraina e sta punendo i comandanti delle proprie forze di occupazione russe. Lo ha scritto su Facebook la direzione principale dell’intelligence del ministero della Difesa ucraino, secondo cui “il Cremlino punisce in modo dimostrativo i comandanti anche per ridurre le conseguenze della propria futura responsabilità politica e penale, incolpando per tutti i fallimenti e le sconfitte i comandanti delle unità e delle formazioni di occupazione”.
Mosca: inchiesta imparziale su Bucha
Intanto Mosca ritiene che sia necessaria un’indagine indipendente e imparziale per chiarire la situazione sulla tragedia di Bucha: lo ha detto oggi il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, riferendosi alla città ucraina in cui le truppe russe sono sospettate di avere commesso crimini di guerra.
Peskov ha detto anche che “le azioni dei Paesi occidentali nei confronti della Russia sono una guerra, sarebbe più corretto ora indicare i Paesi non amici come ostili”.
La Svezia chiede di entrare nella Nato
La Ministra degli Esteri svedese, Ann Linde, ha firmato questa mattina la domanda di adesione della Svezia alla Nato. La firma rappresenta il passo formale di Stoccolma verso l’ingresso nell’Alleanza.
Il Ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha commentato che l’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato non farà nessuna grande differenza per la Russia, in quanto da tempo i due Paesi partecipano alle esercitazioni militari dell’Alleanza. Nei giorni scorsi il Cremlino aveva messo in guardia Helsinki e Stoccolma dalle “conseguenze” nei rapporti bilaterali nell’eventualità del loro ingresso nella Nato.