Alle “Considerazioni finali” il Governatore invita a evitare la «vana rincorsa prezzi-stipendi», propone una sorta di Recovery permanente ed esorta a «non cedere» sulla cooperazione internazionale»
da di martedì 31 maggio 2022
di Eugenio Fatigante
Il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco – ANSA
È uno spirito einaudiano quello con cui Ignazio Visco affronta le prime “Considerazioni finali” che, agli effetti dello choc pandemico, assommano quelli prodotti dalla guerra.
L’aggressione russa all’Ucraina segna, per il Governatore della Banca d’Italia, «una drammatica cesura nella storia recente», dopo la quale molte cose non saranno più uguali, e genera un quadro in cui, anche per via della sua dipendenza energetica, «l’Europa avrebbe da perdere più di altri da un mondo dominato da divisioni e conflitti».
Per questo, citando il suo illustre predecessore, Visco sottolinea che «la cooperazione internazionale non deve cedere il passo, va invece coltivata con il massimo impegno».
È la conclusione delle “Considerazioni” 2022, tutte attraversate – come ovvio – da un costante filo di preoccupazione. Per gli «sviluppi più avversi» che «non si possono escludere» sulla crescita economica, per il caroprezzi delle materie prime che «è una tassa ineludibile per il Paese», per «l’incertezza delle previsioni di gran lunga maggiore di un anno fa» e che «investe i pilastri sui quali si basa l’assetto internazionale», per «la fragilità strutturale rappresentata dall’alto livello del debito pubblico, evidenziata dal recente ritorno sopra i 200 punti base dello spread fra i Btp italiani e gli equivalenti Bund tedeschi», e che impone pertanto di «evitare il ricorso al debito per finanziare» nuovi programmi e opere pubbliche, salvo quelle legate alle emergenze. Infine, anche per il diffondersi delle criptovalute e per le connesse «finalità speculative».
Sono i tanti fattori d’instabilità elencati dal banchiere centrale napoletano nelle 23 pagine del suo intervento. Lungo le quali, più degli anni passati, si sofferma sulla questione demografica e avanza una serie di proposte per rivedere gli assetti europei. Sul piano generale, la premessa è che l’economia italiana ha compiuto «progressi, per quanto parziali», che le danno «la possibilità di superare le debolezze che ne frenano lo sviluppo, per interrompere il ristagno della produttività» e «contrastare l’effetto delle tendenze demografiche sull’offerta di lavoro» (nei prossimi 15 anni la popolazione compresa fra i 15 e i 64 anni «calerà del 13%, circa 5 milioni di persone»), che «solo in parte potrà essere contrastata» dall’arrivo di migranti e da un aumento della partecipazione al mercato del lavoro. Oltre al rafforzamento di «un’istruzione di qualità», perché «resta ampio il divario di laureati rispetto agli altri paesi europei», 13 punti in meno.
Inevitabilmente il fil rouge del discorso è la guerra che «ha peggiorato di colpo le prospettive dell’economia mondiale» con «un significativo rallentamento». Anche in Italia dove, specie in caso di uno stop al gas russo, potrebbero peggiorare le pur recenti stime che accreditavano un aumento del Prodotto interno lordo già «inferiore al 3%» e che invece potrebbero registrare una perdita media del 2 per cento nel biennio 2022/23.
L’inflazione «si manterrà elevata quest’anno per poi flettere in modo deciso nel 2023». Questo fenomeno sta facendo perdere potere d’acquisto alle retribuzioni la cui dinamica, peraltro, in Italia «è rimasta moderata, a differenza di quanto è avvenuto negli Stati Uniti».
Visco non spinge però per un aumento degli stipendi e anzi mette in guardia dal rischio di una «vana rincorsa fra prezzi e salari», di «un circolo vizioso» che sarebbe ridotto solo in presenza di «aumenti una tantum»: sottolinea infatti che una politica monetaria di aumento dei tassi d’interesse, che potrà scattare dall’estate ma con «gradualità» e che è necessaria per «assicurare la stabilità dei prezzi nel medio termine», sarà «più agevole se le pressioni per incrementi salariali connesse con l’inflazione saranno contenute», anche grazie alle misure adottate dal Governo per «frenare il rincaro dell’energia e sostenere il reddito delle famiglie più colpite», riguardo alle quali evidenzia che «risultano più efficaci» tenendo conto della «condizione economica complessiva anziché dei redditi individuali».
Davanti a questo quadro, sul piano europeo – e alla luce della tragica “doppietta” pandemia/guerra – Visco propone ai leader del Continente, senza ricorrere alle impegnative modifiche dei Trattati Ue, «la predisposizione di uno strumento pronto per essere usato in caso di necessità, evitando di dover creare di volta in volta programmi ad hoc» e ricorrendo all’emessione di debito comune, come fatto per il Next Generation Eu. Un’innovazione che «potrebbe accompagnare la riforma del Patto di stabilità» in discussione e che si potrebbe affiancare all’adozione di «programmi di medio termine concordati con la Commissione Europea» agganciati a «obiettivi di debito e orizzonti temporali per il loro raggiungimento, specifici per ogni Paese».
Quanto al Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) in corso d’attuazione, il Governatore afferma che «non esaurisce il novero degli interventi necessari nè l’impegno finanziario del Paese: vi si aggiungono importanti riforme da attuare, come quella della tassazione, e risorse che il bilancio nazionale destina a programmi di spesa con obiettivi affini», che sono particolarmente corposi per il Mezzogiorno. E riguardo ai quali Visco annota che potranno dare frutti se le istituzioni «continueranno a contrastare efficacemente l’illlegalità», sulla scia dell’«esempio tracciato da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino». Per fare di «una memoria comune condivisa» un’ulteriore spinta per la rinascita del Paese.