ESTERI
Le notizie di sabato 25 giugno sulla guerra, in diretta: le città di Severodonetsk e Lysychansk sono ormai nelle mani delle truppe russe.
Una donna ucraina indica la sua casa distrutta a Bakhmut (Ap)
Ore 10:31 – La Russia attacca l’Ovest e il Nord dell’Ucraina
La Russia ha lanciato decine di missili contro obiettivi militari ucraini nell’Ovest e nel Nord del Paese. Secondo il quotidiano ucraino Kiev Indpendent, sei missili lanciati dal Mar Nero hanno raggiunto la regione di Leopoli. Due sono stati abbattuti, mentre gli altri quattro hanno colpito le infrastrutture militari nel distretto di Yavoriv, ferendo quattro persone, come comunicato in mattinata il governatore della regione, Maxim Kozytskyi.
Inoltre Vitaliy Bunechko, governatore della regione di Zhytomyr, nell’Ucraina settentrionale, ha riferito che «circa 30 missili sono stati lanciati contro una infrastruttura militare che si trova molto vicino alla città di Zhytomyr». C’è stato un attacco missilistico anche contro la cittadina di Desna, nella regione di Chernihiv: ci sono sttai danni alle infrastrutture, ma né morti né feriti.
Ore 09:57 – Kiev: «Uccisi 34.700 soldati russi». Ma Mosca non conferma né smentisce
Secondo Kiev, sono oltre 34.700 i soldati russi uccisi in Ucraina dall’inizio dell’invasione. L’esercito ucraino fa sapere inoltre di aver abbattuto 217 caccia, 184 elicotteri e 626 droni e di aver distrutto 1.511 carri armati, 764 pezzi di artiglieria, 3.645 veicoli blindati per il trasporto delle truppe e 14 navi delle forze nemiche.
Trattandosi di stime di parte, è difficile valutarne la piena affidabilità. Non è inoltre possibile verificarlo tramite i canali ufficiali russi, poiché Mosca non pubblica statistiche ufficiali sui suoi caduti. Al contrario, è dall’inizio del conflitto che mantiene il massimo riserbo in merito, limitandosi a comunicazioni sporadiche. A marzo, secondo le forza armate di Mosca, i soldati russi uccisi in territorio ucraino erano 1.351: un numero molto basso, da subito considerato poco attendibile dagli osservatori internazionali.
Ore 09:30 – Zelensky : «Adesione all’Ue è il nostro Everest: lo raggiungeremo»
In un messaggio diffuso su Telegram, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky spiega che lo status di Paese «candidato» all’ingresso nella Ue concesso all’Ucraina «non è caduto dal cielo». La strada verso l’adesione a pieno titolo, precisa, è ancora lunga. Ma il leader ucraino si dice fiducioso: «Abbiamo percorso 7.000 metri e non ci fermeremo: raggiungeremo il nostro Everest».
Ore 09:03 – Johnson: «Temo che l’Ucraina venga indotta ad accettare una cattiva pace»
Il premier britannico Boris Johnson teme che le conseguenze economiche del conflitto in Ucraina generino una «pressione» su Kiev affinché accetti un accordo con la Russia. «Troppi Paesi dicono che questa guerra europea non è necessaria», ha dichiarato il leader del Regno Unito durante una visita in Ruanda, «di conseguenza cresce la pressione verso l’Ucraina, che potrebbe essere incoraggiata, o forse costretta, ad accettare una cattiva pace». Johnson ha anche aggiunto che se Putin vincesse sarebbe «un disastro economico di lungo periodo».
In un’intervista concessa al Corriere pochi giorni fa, il premier britannico aveva dichiarato: «Questo non è il momento per mantenere lo status quo, questo è il momento per provare a rovesciare le cose. Fintantoché gli ucraini sono capaci di montare una controffensiva, dovrebbero essere sostenuti, con l’equipaggiamento che ci stanno chiedendo».
Ore 08:48 – Missili sulla regione di Leopoli, il governatore: «Colpita Yavoriv»
Quattro missili lanciati dalle forze armate russe hanno colpito, questa mattina, una «struttura militare» nei pressi di Yavoriv, nella regione di Leopoli. Lo ha reso noto il governatore locale.
Ucraina Russia, news sulla guerra di oggi | Gli 007 di Londra: «Putin ha rimosso diversi generali, ora si affida a Surovikin»
Le notizie di sabato 25 giugno sulla guerra, in diretta: le città di Severodonetsk e Lysychansk sono ormai nelle mani delle truppe russe
Inoltre Vitaliy Bunechko, governatore della regione di Zhytomyr, nell’Ucraina settentrionale, ha riferito che «circa 30 missili sono stati lanciati contro una infrastruttura militare che si trova molto vicino alla città di Zhytomyr». C’è stato un attacco missilistico anche contro la cittadina di Desna, nella regione di Chernihiv: ci sono sttai danni alle infrastrutture, ma né morti né feriti.
Ore 09:57 – Kiev: «Uccisi 34.700 soldati russi». Ma Mosca non conferma né smentisce
Secondo Kiev, sono oltre 34.700 i soldati russi uccisi in Ucraina dall’inizio dell’invasione. L’esercito ucraino fa sapere inoltre di aver abbattuto 217 caccia, 184 elicotteri e 626 droni e di aver distrutto 1.511 carri armati, 764 pezzi di artiglieria, 3.645 veicoli blindati per il trasporto delle truppe e 14 navi delle forze nemiche.
Trattandosi di stime di parte, è difficile valutarne la piena affidabilità. Non è inoltre possibile verificarlo tramite i canali ufficiali russi, poiché Mosca non pubblica statistiche ufficiali sui suoi caduti. Al contrario, è dall’inizio del conflitto che mantiene il massimo riserbo in merito, limitandosi a comunicazioni sporadiche. A marzo, secondo le forza armate di Mosca, i soldati russi uccisi in territorio ucraino erano 1.351: un numero molto basso, da subito considerato poco attendibile dagli osservatori internazionali.
Ore 09:30 – Zelensky : «Adesione all’Ue è il nostro Everest: lo raggiungeremo»
In un messaggio diffuso su Telegram, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky spiega che lo status di Paese «candidato» all’ingresso nella Ue concesso all’Ucraina «non è caduto dal cielo». La strada verso l’adesione a pieno titolo, precisa, è ancora lunga. Ma il leader ucraino si dice fiducioso: «Abbiamo percorso 7.000 metri e non ci fermeremo: raggiungeremo il nostro Everest».
Ore 09:03 – Johnson: «Temo che l’Ucraina venga indotta ad accettare una cattiva pace»
Il premier britannico Boris Johnson teme che le conseguenze economiche del conflitto in Ucraina generino una «pressione» su Kiev affinché accetti un accordo con la Russia. «Troppi Paesi dicono che questa guerra europea non è necessaria», ha dichiarato il leader del Regno Unito durante una visita in Ruanda, «di conseguenza cresce la pressione verso l’Ucraina, che potrebbe essere incoraggiata, o forse costretta, ad accettare una cattiva pace». Johnson ha anche aggiunto che se Putin vincesse sarebbe «un disastro economico di lungo periodo».
In un’intervista concessa al Corriere pochi giorni fa, il premier britannico aveva dichiarato: «Questo non è il momento per mantenere lo status quo, questo è il momento per provare a rovesciare le cose. Fintantoché gli ucraini sono capaci di montare una controffensiva, dovrebbero essere sostenuti, con l’equipaggiamento che ci stanno chiedendo».
Ore 08:48 – Missili sulla regione di Leopoli, il governatore: «Colpita Yavoriv»
Quattro missili lanciati dalle forze armate russe hanno colpito, questa mattina, una «struttura militare» nei pressi di Yavoriv, nella regione di Leopoli. Lo ha reso noto il governatore locale.
Ore 07:59 – La Russia ha cambiato diversi generali (e l’Ucraina si sta riorganizzando)
Il consueto bollettino quotidiano dell’intelligence militare britannica è — oggi — non solo una chiave di lettura al solito interessante (ancorché dichiaratamente di parte), ma anche una fonte di dettagli potenzialmente decisivi per la guerra in Ucraina.
Due i punti da segnare:
– La sconfitta a Severodonetsk e a Lysychansk potrebbe non essere quella che «leggiamo» dall’esterno: «L’Ucraina sta riconfigurando le sue difese» in quel settore», scrivono gli 007 britannici.
– La Russia sta cambiando le sue prime linee: «Sin dall’inizio di giugno, gli alti comandi russi hanno con ogni probabilità rimosso diversi generali da ruoli di comando operativo nella guerra», scrive il ministero della Difesa di Londra. «Tra loro, il comandante delle forze aviotrasportate, Andrei Serdyukov, e il comandante Alexandr Dvornikov, che per un certo periodo è stato probabilmente il comandante generale di tutte le operazioni. Il suo ruolo di comandante delle Forze del Sud dovrebbe essere stato trasferito al generale Sergei Surovikin, la cui carriera, per oltre 30 anni, è stata costellata di accuse di corruzione e brutalità».
Ore 07:53 – Le minacce del fedelissimo di Putin: «Non scherzate con chi ha l’atomica»
(Marco Imarisio) «Alcuni nostri vicini tendono a dimenticare che siamo una potenza nucleare». A ricordarglielo ci pensa Andrey Klimov, settantenne decano dei senatori di Russia Unita, da un decennio vicecapo della Commissione Esteri del Consiglio di federazione, la Camera alta del Parlamento.
Autore della legge che nel 2014 ha permesso la ratifica dell’annessione della Crimea , estensore di molte risoluzioni internazionali del suo Paese.
Ma anche un politico di lungo corso che in tempi normali univa la propensione alla diplomazia con l’amore per questa parte del mondo. Purtroppo, questi non sono tempi normali. Infatti, è stato lui ad ammonire per primo la Lituania, rea di aver proibito il passaggio di ogni merce verso l’exclave russa di Kaliningrad, dicendo che «ora abbiamo le mani libere».
Con quella frase faceva davvero riferimento al nucleare?
«Non si tratta certo del nostro desiderio di distruggere il mondo, cosa che non faremo mai. Era un modo per sottolineare che abbiamo molti strumenti a cui attingere. In politica, esistono i rapporti di forza» (…) «La questione è semplice. Quel che ci manca, lo avremo. Davvero pensate che se qualcuno a Mosca desidera comprare un capo di Louis Vuitton non riuscirà ad averlo? Lo si porta qui e lo si vende. Lo stesso vale per l’exclave di Kaliningrad. Voglio vedere i doganieri lungo i confini come si comporteranno. Come ha detto di recente un esponente dell’amministrazione Usa per niente stupido, non conviene minacciare un paese che ha seimila testate nucleari».
(L’intervista integrale è qui )
Ore 07:41 – La questione del gas, punto per punto
(Gianluca Mercuri)
• Rinvio a ottobre
Sarà il prossimo Consiglio europeo straordinario, in programma a ottobre, a esaminare una proposta della Commissione europea che comprenda quella italiana sul tetto al prezzo del gas. «Restano i timori di ritorsioni da parte di Mosca insieme al rischio di un’alterazione del mercato», spiega Francesca Basso. Soprattutto, «a Bruxelles il timore che Mosca tagli completamente le forniture di gas ai Paesi Ue è elevato».
• Perché c’è questo timore?
Perché «ci sono 12 Stati membri che sono stati tagliati fuori completamente o parzialmente dal gas russo. Quindi, la cosa migliore è prepararsi per il peggio, sperando per il meglio», ha detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. «Abbiamo esaminato tutti i piani di emergenza nazionali per assicurarci che tutti siano pronti per ulteriori interruzioni».
• E Draghi come ha preso il rinvio?
Pragmaticamente, as usual: «Non sono deluso, tutt’altro, le cose non arrivano subito quando si chiedono, non mi aspettavo di fissare una data precisa per discutere un rapporto completo sulla situazione. Immaginavo che saremmo finiti in un solito rinvio con un linguaggio vago. È tutt’altro che delusione quella che provo ora». Ma il presidente del Consiglio aggiunge che «se la situazione peggiora non potremo aspettare due mesi e mezzo e allora ci vorrebbe un Consiglio subito».
• I progressi italiani
«Oggi la dipendenza dal gas russo per noi è scesa al 25%, un anno fa era al 40. Noi siamo stati molto rapidi, abbiamo assicurato una rete di fornitori all’Italia e siamo ottimisti che questo possa compensare il gas russo entro un anno, un anno e mezzo».
• Il problema inflazione
È quello a rendere urgente il tetto al prezzo del gas: «I prezzi stanno aumentando da oltre quattro mesi e l’energia sta trascinando il resto, nei primi momenti del rialzo dipendeva sostanzialmente dall’energia, ora dipende anche da altre cose. È quanto è successo anche in passato, sin dagli anni ‘70. Questi aumenti si spargono e diventano aumenti di altre merci. E noi siamo comunque impegnati a proteggere e sostenere il potere d’acquisto degli italiani».
• La proroga del taglio
Il governo ha prorogato fino al 2 agosto le misure che riducono il prezzo finale dei carburanti, ovvero il taglio di 30 centesimi al litro per benzina, diesel, gpl e metano per autotrazione.
(Questa analisi è stata pubblicata su PrimaOra, la newsletter che il Corriere riserva ai suoi abbonati. Per riceverla occorre iscriversi a Il Punto, di cui PrimaOra è uno degli appuntamenti: lo si può fare qui)
Ore 07:35 – La situazione sul campo, punto per punto
(Gianluca Mercuri) • La resa di Severodonetsk
Dopo settimane di scontri durissimi, i comandi ucraini hanno deciso di ritirarsi dalla città devastata dall’artiglieria russa. Una «ritirata strategica» che nei loro piani, spiega Lorenzo Cremonesi, dovrebbe consentire di salvare soldati utili alla riconquista di Kherson. Un modo per cercare di impedire che i russi prendano l’intero Donbass.
• Cosa vuol dire sul piano strategico?
Spiegano Andrea Marinelli e Guido Olimpio: «Per Putin è un successo parziale e politico. I suoi generali possono affermare di aver riportato una seconda vittoria dopo la presa costosa di Mariupol».
• Ucraini in difficoltà
«Molti analisti si sono finora mostrati troppo ottimisti sulle possibilità ucraine di sostenere la spallata. Erano convinti che i battaglioni del neo-zar si sarebbero dovuti fermare in quanto privati degli uomini migliori, riorganizzati in gran fretta, spesso con grossi vuoti nelle colonne. Non è stato così. Ora ci si chiede se vi siano stati errori da parte ucraina, visto che l’azione a Est era prevista, descritta, studiata in wargame».
• Convincere gli scettici
«L’Ucraina ha ora un altro problema: convincere gli scettici — in particolare in Europa — che ritengono la resistenza in grado al massimo di limitare i danni. E, alla fine, che l’aiuto bellico abbia un impatto limitato. Ragionamenti pubblici, ben noti al Cremlino, che non a caso batte molto su questo tasto».
(Questa analisi è stata pubblicata su PrimaOra, la newsletter che il Corriere riserva ai suoi abbonati. Per riceverla occorre iscriversi a Il Punto, di cui PrimaOra è uno degli appuntamenti: lo si può fare qui)
Ore 06:05 – Mosca: le truppe russe hanno sfondato le difese ucraine a Lysychansk
La città di Lysychansk, gemella di Severodonetsk dalla quale la separa lo strategico fiume Severskij Donets, nell’oblast di Lugansk, è ora bloccata da sud dalle forze armate russe. Lo ha fatto sapere il ministero della Difesa di Mosca. In particolare, ha spiegato il portavoce del ministero, il battaglione Center, sotto il comando del generale Alexander Lapin, ha sfondato le difese dell’esercito ucraino e bloccato la città di Lysychansk. «Le formazioni e le unità del raggruppamento centrale delle forze sotto il comando del Col. Gen. Lapin hanno sfondato le difese ben preparate delle truppe ucraine prima di sconfiggere la parte avversaria e bloccare la città di Lysychansk da sud nello sviluppo dell’offensiva», ha detto il portavoce Igor Konashenkov. «Negli ultimi cinque giorni, i militari hanno liberato 11 centri abitati, fra i quali Loskutivka, Myrna Dolyna, Ustynivka». La notizia è arrivata nel giorno in cui Kiev ha annunciato il ritiro delle proprie truppe da Severodonetsk.
Ore 06:03 – Putin e la Novorossiya, l’ossessione che rivela il suo progetto sull’Ucraina
(Maria Serena Natale) È il 21 febbraio 2022, Vladimir Putin in tv si rivolge agli «amici cittadini», nel buio della sera si risvegliano fantasmi. La situazione in Donbass s’è fatta critica, dice il presidente, l’Ucraina non è solo un Paese vicino ma parte inalienabile della nostra storia, della nostra cultura, del nostro spazio spirituale. Il lungo discorso esalta l’impero zarista vetta di storia patria mai più eguagliata — neanche dalla rimpianta Unione Sovietica —, biasima l’allontanamento di Kiev da Mosca, condanna le manovre occidentali alle porte di casa.
Ore 06:03 – Blinken: la Russia ha già perso, fallito l’obiettivo iniziale
«L’Ucraina si sta difendendo con grande coraggio e resilienza. La Russia ha già perso». Lo ha detto il segretario di Stato americano, Antony Blinken, parlando a margine di una serie di eventi sulla sicurezza alimentare a Berlino. «L’obiettivo di Putin era eliminare l’Ucraina, un paese indipendente e sovrano. Ha fallito. Un’Ucraina indipendente e sovrana durerà molto più a lungo di Putin», ha ribadito il segretario di Stato americano. «Quanto alla sua campagna militare, le forze russe hanno fallito pesantemente nel tentativo di catturare Kiev», ha detto ancora Blinken. «Le piccole conquiste della Russia sono state tutt’altro che decisive e hanno avuto un costo straordinariamente alto. Decine di migliaia di soldati russi sono stati uccisi o feriti dall’inizio dell’aggressione e la Russia continua a perdere un gran numero di carri armati, aerei, navi, equipaggiamenti e munizioni», ha sottolineato. (Qui l’articolo di Giuseppe Sarcina sulle ipotesi allo studio di Biden su come affrontare adesso la questione Ucraina)
Ore 06:01 – Gli scienziati ucraini: morti nel Mar Nero per la guerra 3000 delfini
Oltre 3.000 delfini nel Mar Nero sono morti a causa dell’invasione russa dell’Ucraina, secondo gli scienziati ucraini che lavorano nella riserva «Tuzlovsky Lymans», un parco naturale nazionale. Lo afferma il Guardian citando il sito indipendente Nexta che riferisce che «il lavoro dei sonar e le esplosioni impediscono loro di trovare cibo» e che i delfini morti sono stati trovati sempre più spesso sulle coste di Bulgaria e Romania, oltre che in Ucraina.
Ore 06:00 – Cinque civili uccisi nella regione del Donetsk
Cinque civili ucraini sono stati uccisi e altri quattro sono rimasti feriti venerdì nella regione del Donetsk a seguito degli bombardamenti russi. Lo ha reso noto Pavlo Kyrylenko, capo dell’amministrazione statale regionale di Donetsk su Telegram, stando a Ukrainska Pravda. «Il 24 giugno i russi hanno ucciso 5 civili nella regione di Donetsk . ha precisato – E sempre oggi altre quattro persone sono rimaste ferite». (Qui il reportage di Lorenzo Cremonesi da Severodonetsk)
Ore 06:00 – Il sindaco di Melitopol: 500 persone rapite dai russi in 4 mesi
«Più di 500 persone sono state rapite negli ultimi quattro mesi». Lo ha detto Ivan Fedrov, sindaco di Melitopol, città ucraina sudorientale. Il primo cittadino ha aggiunto che i rapimenti di massa sono ripresi la scorsa settimana nel territorio occupato dalla Russia.
Ore 05:59 – Il museo di Auschwitz denuncia: noi presi di mira dalla propaganda russa
La direzione del museo di Auschwitz-Birkenau ha affermato che l’istituzione che ricorda l’Olocauto e il campo di sterminio nazista è stata presa di mira dalla propaganda russa. Secondo il museo, alcuni post pubblicati sui social media mostrano immagini false, in cui si vedono adesivi anti-russi collocati intorno al monumento commemorativo nell’ex sito del campo di sterminio di Auschwitz, nel sud della Polonia. Sugli adesivi, che appaiono nelle immagini, c’è scritto: «L’unico gas che voi e il vostro Paese meritate è lo Zykon B». Si tratta di un riferimento al gas utilizzato dai tedeschi per l’uccisione di massa degli ebrei e di altre persone nel campo, che operò tra il 1940 e il 1945. Le immagini sono state twittate da siti ufficiali russi, tra cui la Delegazione russa per il controllo delle armi a Vienna, e condivise dal Ministero degli Affari Esteri russo. Sembravano destinate a ritrarre i russi come bersaglio di una feroce russofobia. Alcuni post sostenevano che gli adesivi fossero opera di ucraini.
Ore 05:57 – Aiuti militari a Kiev, la Nato cerca l’intesa. L’Italia è già attiva
Ci sono molti modi per sostenere la resistenza ucraina. E c’è un motivo se Zelensky non smette di apprezzare il sostegno di Draghi. L’Italia infatti — secondo fonti della Nato — sta fornendo agli alleati occidentali una «collaborazione logistica sul proprio territorio» per «supportare» l’addestramento dei soldati di Kiev alle prese con nuovi e più sofisticati sistemi d’arma. Che poi è quanto stanno facendo già i tedeschi, con corsi che dureranno circa un mese. Tanto basta per capire la proiezione temporale del conflitto. E serve a comprendere le parole pronunciate alla Camera da Draghi, che si è detto confortato dall’unità del Parlamento a fronte di «alcune decisioni complesse da prendere» specie quando vedono il Paese coinvolto, «anche se indirettamente», in situazioni di guerra. (Qui l’articolo completo di Francesco Verderami)
Ore 05:56 – Draghi: «Dipendenza dal gas russo calata al 25%»
«Gli stoccaggi di gas per l’inverno stanno andando molto bene» lo ha detto il presidente del consiglio Mario Draghi in una conferenza stampa da Bruxelles. La dipendenza dal gas importato dalla Russia, ha aggiunto, è già calata dal 40 al 25% del fabbisogno. «Siamo ottimisti sulla capacità di sostituire il gas russo nel giro di un anno o un anno e mezzo. Dobbiamo essere adeguatamente preparati a potenziali nuove interruzioni sulla fornitura di gas russo all’Europa» e «abbiamo rivisto tutti i piani nazionali di emergenza per garantire che tutti siano pronti». Draghi non è riuscito a strappare ai colleghi europei impegni immediati sul tetto al prezzo del gas: «ne discuteremo in un vertice a ottobre» ha detto la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen.
Draghi assicura:« Non ci sarà emergenza gas in inverno pe…