La mappa dei ponti e gallerie a rischio crollo e sotto osservazione.
Secondo la Procura, i vertici riducevano i punteggi sullo stato di molti ponti e viadotti di A10, A26 e A6. Le valutazioni aggiornate. Le schede ponte Morandi
estratto da TiscaliNews
“Altri otto viadotti gestiti da Autostrade per l’Italia in Piemonte e Liguria, oltre a quelli chiusi ieri, sono ‘a rischio crollo’ secondo la scala di valutazione fornita dalla stessa società alla commissione ministeriale d’indagine sulla strage del Ponte Morandi”, ha scritto La Stampa dopo aver consultato i verbali dell’inchiesta. Fino a qualche tempo fa, manager e tecnici di Autostrade, invitati dalla procura di Genova, si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. Due i loro obiettivi: negare (nonostante i 43 morti) le responsabilità proprie e quelle dell’azienda per cui lavorano. Un’iniziativa che non ha retto di fronte alle recenti stime sui viadotti compiute da aziende indipendenti anziché dalla Spea. Lì si racconta un’altra verità.
Michele Donferri Mitelli
Il big dell’inchiesta è – per il quotidiano – Michele Donferri Mitelli. Che in un primo momento era stato licenziato, poi è riapparso con il ruolo di “direttore maintenance investimenti esercizio”. Così illustra nei dettagli il dispositivo di vigilanza di Autostrade sull’ intera rete, dal punto di vista sia giuridico (leggi e convenzione con lo Stato) che tecnico. «Considerate – premette – che parliamo di 3mila chilometri, 1976 viadotti e 1912 cavalcavia suddivisi in 9 direzioni di tronco. Ciascuna delle quali ha alle dipendenze, non gerarchiche ma funzionali, i nuclei ispettivi di Spea. Tutte le ispezioni trimestrali vengono raccordate da un’ispezione unica a fine anno, da parte di un tecnico laureato». Più quelle straordinarie.
Le schede ponte Morandi
La commissione ha voluto analizzare le schede sul ponte Morandi compilate negli ultimi dieci anni dai controllori di Spea (impresa della galassia Benetton), la società che avrebbe dovuto garantire lo screening delle infrastrutture. Gli inquirenti gli hanno chiesto di spiegare il significato dei punteggi attribuiti al ponte, mai superiori a 30-40. «La scheda d’ ispezione non è altro che una decodifica del difetto – risponde Donferri -. Di fatto assomiglia molto alla scala Mercalli (quella dei terremoti, ndr) e va da 10 a 70. In termini di gerarchia di voti, 50 è una condizione in cui devi pianificare l’intervento in tempi ragionevoli; 60 significa compromessa la capacità statica; 60/70 crollo incipiente; 70 crollo, effettivamente. Il monitoraggio è esteso a tutte le opere della rete, indistintamente», si legge nella Stampa.
Spea/Autostrade
In quel momento nessuno dei viadotti, stando ai dati Spea/Autostrade, ha una valutazione di rischio superiore a 50. Ma quei dati erano attenibili? Chissà. I Pm stanno indagando venti tra dirigenti e tecnici Autostrade e Spea. Si teme che abbiano falsificato i report di una trentina di viadotti, concentrati in prevalenza fra Piemonte e Liguria, per evitare o ridurre o rinviare interventi di manutenzione troppo costosi. La conferma giungerebbe da una conversazione del 2017, registrata da un tecnico di Spea durante una riunione riservata e ora acquisita dalla Procura. Ignaro di essere registrato, Donferri Mitelli invita i controllori ad abbassare a tavolino i temutissimi voti: «Cosa sono tutti ‘sti 50 – dice – mettete più 40, più 30, devono entrare i soci cinesi e non possiamo far vedere che c’ è da spendere troppo (in manutenzione, ndr)».
L’inchiesta confermerebbe che potrebbero esserci state “falsificazioni sistematiche” su dati di molti viadotti, la stessa Autostrade ne era preoccupata. “Che induce a tre mosse: la sostituzione dei vertici più coinvolti; la pubblicazione online dei voti di ciascun viadotto, per dimostrare che anche i più critici non superano mai il muro del 50; l’esclusione di Spea da accertamenti sulle opere e sull’ attribuzione dei punteggi. L’ autogestione dei monitoraggi, ripetutamente stigmatizzata dall’ Autorità anticorruzione, non è più sostenibile”, rilevano i cronisti della Stampa.
Le valutazioni aggiornate
Successivamente, quando le valutazioni vengono aggiornate, il risultato è diverso: “alcune opere che per anni erano state classificate a rischio 50, all’ improvviso diventano 60 o addirittura 70. Cioè entrano nella scala Donferri. Nello specifico: ponte Scrivia (A7 in prossimità di Busalla, Genova, da 50 a 70); viadotto Coppetta (A7 tra Bolzaneto e Busalla, Genova, da 50 a 70); viadotto Bormida carreggiata Nord (A26 tra Ovada e Alessandria Sud, Alessandria, da 50 a 70); ponticello ad archi al km 16 (A10 tra Voltri e Arenzano, Genova, da 50 a 70); viadotto Vegnina (A26 tra Masone e Ovada, Genova/Alessandria, da 50 a 60); viadotto Biscione carreggiata Sud (A26 tra Masone e Ovada, Genova/Alessandria, da 50 a 60); sottovia Schiantapetto (A10 tra Albisola e Savona, da 50 a 60); ponte sulla Statale del Monferrato (A26 tra Alessandria Sud e Casale Monferrato, da 50 a 60)”, ha rilevato dagli atti il quotidiano piemontese.
Misure parziali
Così la concessionaria decide di limitare il traffico in quattro infrastrutture (ponte Scrivia, viadotto Coppetta, Bormida e sul ponticello ad archi chiusura della corsia di marcia). Misure parziali. Compatibili con la valutazione del rischio fornita da Donferri Mitelli? Autostrade spiega che «nel manuale di manutenzione programmata delle opere d’ arte stradali di Spea e Aspi, il voto 70 è così definito: il difetto provoca una riduzione dei coefficienti di sicurezza e sono previsti provvedimenti immediati quali limitazioni di traffico, fino alla chiusura della carreggiata, seguiti generalmente da interventi di tipo provvisionale e quindi da un intervento in somma urgenza». Una risposta indipendente arriverà dalla Procura, che ha acquisito verbali e audio di Donferri Mitelli.
26 novembre 2019