La Fabi (Federazione Autonoma Bancari Italiani) che traccia un quadro dell’evoluzione della ricchezza finanziaria delle famiglie dopo dieci anni dalla famosa frase di Draghi “Whatever it takes” che salvò l‘euro nel 2012. Oggi vale oltre 5.200 miliardi, ma è assente dai programmi in vista delle Elezioni del 25 settembre.
da del 26/08/2022 10:43
di Paola Valentini
No alla patrimoniale e a nuove tasse sul risparmio degli italiani, che tra poco meno di un mese, dovranno scegliere il nuovo Parlamento. Lo chiede la Fabi che scatta la fotografia della ricchezza delle famiglie del Paese a dieci anni dal salvataggio dell’Euro da parte dell’allora numero uno della BCE (Banca Centrale Europea) con la famosa frase ‘Whatever it takes’.
Il petrolio dell’Italia
Il Risparmio è il petrolio dell’Italia, eppure resta fuori dai programmi politici dei principali schieramenti predisposti per le Elezioni del 25 settembre. Non si trovano tracce nè sul documento della coalizione di centro destra, e neppure in quello del Pd. Valorizzare le risorse in mano alle famiglie e canalizzarle verso l‘economia tricolore è una priorità, che però non entra nell’agenda politica dei partiti. D’altra parte la tentazione di mettere mano non nuove tasse a questo ingente serbatoio è alta come dimostra la proposta rilanciata dal Pd qualche settimana fa di varare una patrimoniale per aiutare le nuove generazioni.
Risparmio cresciuto del 50% in dieci anni
L’analisi della Fabi ricorda che ammonta a oltre 5.256 miliardi di euro, con una crescita di quasi 1.700 miliardi (+50%) nell’ultimo decennio, la ricchezza finanziaria degli italiani. La liquidità resta la forma preferita di allocazione del risparmio: il contante, ancora una volta il più amato dagli italiani, è cresciuto di 509 miliardi (+45%), dai 1.119 miliardi del 2011 ai 1.629 miliardi del 2021, con la percentuale di denaro lasciato su conti correnti e depositi stabile al 31% del totale delle masse. Se le obbligazioni sembrano destinate a una vistosa riduzione nei portafogli dei risparmiatori (-67%, da 712 miliardi a 233 miliardi, con un crollo di 479 miliardi), le polizze assicurative stanno conquistando, invece, uno spazio sempre più significativo tra le preferenze delle famiglie: con 680 miliardi erano, nel 2011, il 19% del totale degli investimenti, cifra cresciuta di ben 533 miliardi (+78%), a dicembre scorso a quota 1.213 miliardi, pari al 23% dei risparmi complessivi.
I flussi del 2021
Solo nel 2021, anno di avvio della ripresa economica poi svanita con l’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, il risparmio delle famiglie italiane ha generato un flusso di 320 miliardi di euro, ma il 61% della nuova ricchezza accantonata (143 miliardi in termini assoluti) è stata destinata ad attività finanziarie (principalmente azioni), il 16% (72 miliardi) a liquidità, la restante parte a forme di risparmio alternative. Il peso delle azioni è dunque aumentato progressivamente: con 690 miliardi rappresentava il 19% delle riserve delle famiglie nel 2011, cifra salita a 1.107 miliardi nel 2020 (22%) e poi ancora a 1.251 miliardi nel 2021, sfiorando il 24% del totale dei portafogli finanziari.
Famiglie in difesa
La Fabi osserva che “il bilancio dei risparmi delle famiglie italiane mostra ancora una volta quanto gli italiani difendano la propria ricchezza a denti stretti, nonostante la morsa dell’inflazione e la bassa remunerazione di fatto penalizzino la liquidità. Se, in ogni caso, la liquidità continua a rappresentare il riparo più sicuro, la prudenza non è l’unica leva a guidare le decisioni di risparmio e le scelte di investimento: contemporaneamente, infatti, emerge una crescente necessità di una pianificazione patrimoniale assieme a un’attenta e oculata gestione del rischio finanziario, in un momento in cui l’obiettivo finanziario comincia a essere il giusto equilibrio tra sicurezza e rendimento”.
Elementi che potrebbero aver determinato anche l‘andamento degli investimenti in fondi comuni: tale comparto rappresentava, con 235 miliardi totali, il 6% degli asset finanziari delle famiglie a fine 2010, per poi passare al 13% del 2020 con 681 miliardi e a sfiorare il 15% nel 2021 con 661 miliardi; in termini percentuali si è trattato, nel decennio, della crescita più rilevante (+227%). Tuttavia, la crescita ha favorito principalmente i fondi di diritto estero, passati, nel decennio, da 89 miliardi a 536 miliardi (+60%), mentre quelli tricolore sono aumentati di appena 88 miliardi da 146 miliardi a 234 miliardi (+498%).
Più peso nei programmi politici
“Le decisioni assunte per salvare l’euro a ogni costo, nel luglio 2012, dalla Banca Centrale Europea, allora guidata dal Presidente Mario Draghi, hanno tutelato i risparmi degli italiani che sono cresciuti quasi del 50%. Quei provvedimenti, quindi, non solo hanno preservato la moneta unica, ma hanno anche rafforzato la ricchezza finanziaria delle nostre famiglie che, oggi, dovrebbe essere maggiormente considerata nei programmi elettorali dei partiti in vista del 25 settembre e del futuro Governo. Rivolgiamo, perciò, un appello a tutte le forze politiche affinché tutelino, con proposte serie e concrete, i risparmi degli italiani: si tratta di oltre 5.200 miliardi di euro, che potranno giocare un ruolo essenziale per il rilancio e la crescita economica. Sarebbero dannosi, in quest’ottica, interventi fiscali, come a esempio la patrimoniale, che aumenterebbero il carico fiscale su denaro che è frutto di risparmi sui redditi delle lavoratrici e dei lavoratori, quindi già ampiamente tassato dallo Stato. Una corretta politica di tutela e incentivazione dei risparmi verso investimenti produttivi, invece, può rappresentare la ricetta giusta per accompagnare l’utilizzo dei Fondi europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza”, commenta il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.
Le pressioni commerciali
Sileoni ha anche aggiunto che il “tema del risparmio tocca da vicino la questione delle indebite pressioni commerciali, esercitate dai vertici delle banche sulle lavoratrici e sui lavoratori bancari per la vendita dei prodotti finanziari: a maggio abbiamo dettagliatamente informato la Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul Settore Bancario e anche su questo argomento è necessaria un’azione decisa da parte della politica, che non può far finta di niente e deve intervenire per evitare che si ripetano episodi disastrosi di risparmio tradito. Non è una questione strettamente sindacale, ma di carattere sociale”.
Il confronto europeo
Nel confronto europeo, prosegue l‘analisi della Fabi, risulta evidente che la capacità di far fronte alle emergenze con riserve di contanti è un’arte non solo italiana. La composizione del salvadanaio finanziario di molti Paesi oltre confine mostra il punto di vista dei tedeschi e degli spagnoli sulla destinazione del proprio risparmio: anch’essi prediligono, ancor più degli italiani, la liquidità, considerandola un salvagente pratico e vitale per le famiglie. Le azioni e i fondi comuni di investimento, subito dopo i depositi e il contante, costituiscono la parte più rilevante della ricchezza finanziaria dei cittadini per molti stati europei, con percentuali sul totale che variano dal 26% della Germania, passando al 29% della Francia fino ad arrivare al primato del 43,8% della Spagna.
L’Italia, con la sua percentuale del 39% investita in titoli azionari, è seconda sola alla Spagna in quanto a preferenze per strumenti finanziari diversi dalle obbligazioni, ma vanta il primato della quota di portafoglio destinata ai titoli di stato, che rappresenta il 4,3% del totale, rispetto a una media europea dell’1,6%; ben più bassa per paesi come Francia (0,6%) e Spagna (0,4%).
In proporzione agli investimenti totali, la Francia e la Germania sono i paesi che nel 2021 hanno impegnato più risorse in assicurazioni (rispettivamente 34,3% e 32,9%), superando anche la media europea del 32,7%. In Italia, Germania e Spagna la quota di risparmio investita in depositi e contanti ha superato il 30%, ma con preferenze diverse: Italia 31,9%, Germania 39,2% e Spagna 36,4%. Al di sotto della media Ue si trova la sola Francia, con una percentuale contenuta del 29,2%.
Nel panorama europeo occidentale, spiega infine la Fabi, la mappa della ricchezza finanziaria netta descrive gli italiani come un popolo virtuoso e, nonostante le incertezze reddituali e la maggiore spesa cresciuta anche per l’impennata dell’inflazione, il meno propenso a sostenere bisogni e consumi ricorrendo al debito.