L’intervista di Fanpage.it a Pierpaolo Sileri, ex sottosegretario alla Salute nel governo Draghi, sulla situazioneCovid in Italia:
“La pandemia è superata, non vedremo mai i numeri di ricoveri e morti degli anni passati perché abbiamo una popolazione largamente vaccinata. Le misure del nuovo governo? L’importante è che tutto venga fatto per gradi”.
da del 5 NOVEMBRE 2022 09:11
A cura di Ida Artiaco
“La pandemia è superata. Anche se arriverà una nuova ondata, non vedremo mai i numeri di ricoveri e morti degli anni passati perché abbiamo una popolazione largamente vaccinata. Il reintegro dei medici no vax? Oggi non c’è necessità di un vaccino obbligatorio, essendo i rischi molto più bassi rispetto al passato, inoltre si tratta di un numero molto basso. Credo che entro febbraio, in coincidenza con la fine stagione influenzale, si possa andare verso lo stop all’isolamento dei positivi asintomatici: è naturale che sia così”.
A parlare a Fanpage.it è Pierpaolo Sileri, prima viceministro della salute nel governo Conte e poi sottosegretario di Stato nel governo Draghi. Tornato in corsia dopo l’addio alla politica (non si è candidato alle ultime elezioni politiche), ha fatto il punto della situazione Covid e qualche previsione sull’immediato futuro.
Quale è la situazione Covid attuale in Europa e in Italia? Siamo davvero alla vigilia di una nuova ondata come ha preannunciato l’Ema nelle scorse settimane?
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“È chiaro che se viene data indicazione di una possibile nuova ondata non si può prenderla sotto gamba, d’altro canto c’è una nuova sottovariante la cui prevalenza in Italia è ancora bassa ma è verosimile che salga come è già successo in altri Paesi. Io direi che tutto sommato la situazione è sotto controllo.
Come vedete, il numero dei ricoveri rimane pressoché stabile così come quello dei contagi, anche se è evidente che questa situazione di stabilità in caso di maggiore circolazione del virus potrebbe essere alterata. Tutto dipenderà dalla percentuale di persone sopra i 60/65 anni che faranno il richiamo della vaccinazione con il vaccino aggiornato.
Se la percentuale di richiami o quarte dosi come vogliamo chiamarle dovesse rimanere bassa è chiaro che soprattutto i fragili, nel caso contraggano il virus, hanno maggiori possibilità di un ricovero ospedaliero o rischio di mortalità. Quindi l’appello è quello di fare la dose di richiamo il prima possibile per essere pronti ad una nuova ondata del virus, che comunque non farà mai i danni che abbiamo osservato in passato. La pandemia è superata, ci troviamo in una fase di circolazione ma non di emergenza”.
Quale, dunque, lo scenario che potremmo trovarci davanti nelle prossime settimane, vista anche l’alta circolazione dei virus influenzali?
“Se guardiamo all’esperienza dell‘emisfero australe, a ciò che è accaduto in Australia fino ad alcuni mesi fa, quando era inverno, i virus influenzali hanno creato dei problemi. E lo stesso faranno qui da noi. L’eventuale aumento delle infezioni da Sars-CoV-2, sommandosi a quelle influenzali, potrà determinare un aumento dei ricoveri e dei decessi ma, ripeto, siamo ben lontani dai numeri osservati gli scorsi anni”.
Nonostante il virus continui a circolare tra le prime misure del nuovo governo c’è stato il reintegro del personale sanitario no vax, che ha creato molte polemiche. Lei cosa ne pensa?
“Il pugno duro usato dal precedente governo era necessario in un momento in cui il virus circolava e la popolazione era poco vaccinata. Oggi, la popolazione è largamente vaccinata, ha fatto più dosi, e molti sono anche coloro che sono guariti dall’infezione.
È stata anticipata questa decisione di reintegrare i medici perché così come oggi non c’è necessità di un vaccino obbligatorio, essendo i rischi molto più bassi rispetto al passato, non c’è nemmeno più la necessità di renderlo obbligatorio per i medici. Sarà magari la struttura ospedaliera a decidere cosa fare con questi soggetti. Direi che oggi il problema è lasciato a livello locale con un rischio che è molto più basso.
Ecco perché nei mesi passati noi siamo stati costretti in qualche maniera a togliere coloro che non erano vaccinati dall’esercizio, in un momento diverso da quello di oggi. Per altro il numero di questi medici è residuale, se andiamo a guardare il numero nel complesso, è estremamente basso”.
Si parla della fine dell’isolamento per i positivi. Le cosa farebbe?
“Credo sia prematuro, perché c’è una nuova variante e l’alert di nuova ondata, ma penso anche che si debba cominciare a ragionarci. Si arriverà a toglierlo per chi è positivo asintomatico in un futuro, anche se non immediato. Io aspetterei il nuovo anno, quando si tratterà il Covid come una semplice influenza. Se non si hanno sintomi, come nel caso dell’influenza, si può tornare alla normalità. Io credo che a febbraio si potrebbe arrivare alla fine dell’isolamento per i positivi asintomatici, cioè alla fine della stagione influenzale, che in genere è fissata a questo mese. È naturale che sia così”.
Cartabellotta della Fondazione Gimbe ha parlato di discontinuità del nuovo governo sulle misure Covid rispetto al precedente. Lei crede che si tratti effettivamente di discontinuità o di evoluzione?
“L’importante è che tutto venga fatto per gradi. Anche per quanto riguarda la mascherina, lasciarne l’obbligatorietà negli ospedali era necessario ancora. Non possiamo permetterci da domani di eliminare tutte le regole che abbiamo osservato finora”.