Le banche italiane entrano in questa nuova fase di forte incertezza economica con profili di rischio e di capitalizzazione più solidi, secondo gli esperti di Dbrs Morningstar, che apprezzano anche i progressi compiuti negli ultimi anni in materia di de-risking |La Bce guasterà la festa alle banche? Ecco perché nel 2023 dividendi e buyback saranno appesi alle scelte della Vigilanza | Bce: le banche diversifichino le fonti di finanziamento e le carenze nel rischio del credito,
da del 12/12/2022 14:26
Gli aumenti dei tassi d’interesse nell’area dell’euro stanno incrementando il margine d’interesse delle banche italiane dopo un prolungato periodo di pressione sui ricavi dovuto al contesto di bassi tassi d’interesse e al de-risking. L’aumento del margine di interesse è sostenuto da un’elevata percentuale di attività che generano interessi che tendono a riprezzare più velocemente delle passività fino a quando i tassi non raggiungono determinati livelli.
Gli esperti di Dbrs Morningstar vedono il trend al rialzo del margine di interesse come una leva per le banche italiane per assorbire i maggiori rischi a causa del previsto deterioramento delle prospettive economiche nel 2023. Tuttavia, avvertono, il beneficio di ulteriori rialzi dei tassi di interesse si ridurrà progressivamente poiché parte del rialzo sarà assorbito dall’aumento dei costi di finanziamento. Inoltre, si aspettano che la spinta dei margini di interesse derivante dal programma di operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine della Bce (Tltro) scompaia dopo la recente ricalibrazione delle sue condizioni e che le banche italiane inizino a riscattare questi fondi.
Banche italiane ben equipaggiate
Secondo gli esperti dell’agenzia di rating, le banche italiane stanno entrando in questa nuova fase di forte incertezza economica con profili di rischio e di capitalizzazione più solidi rispetto al passato, grazie ai progressi compiuti nel de-risking. Questo ha portato a sua volta a un miglioramento della generazione di capitale e delle riserve di capitale. Dopo un prolungato periodo di tassi di interesse di riferimento ultra-bassi, la Bce ha recentemente iniziato a inasprire la propria politica monetaria per contrastare l’alta inflazione. A partire da luglio 2022, il tasso di deposito della Bce, ossia il tasso che le banche utilizzano per effettuare depositi overnight presso l’Eurosistema, è già stato aumentato tre volte, passando da -0,5% all’1,5%. Anche gli altri tassi chiave sono aumentati di conseguenza.
Atteso un altro aumento dei tassi da parte della Bce il 15 dicembre
Gli esperti di Dbrs si aspettano che il Consiglio direttivo della Bce possa alzare ulteriormente i tassi di interesse (riunione il prossimo 15 dicembre: atteso un aumento dei tassi di 50/75 punti base), per evitare un disancoraggio delle aspettative di inflazione. Questo probabilmente inciderà sulla domanda e sugli investimenti, portando a un rallentamento dell’attività economica in un contesto di riduzione degli scambi commerciali, anche a causa delle tensioni geopolitiche. Di conseguenza, “prevediamo che le banche italiane potrebbero inasprire i loro standard sui prestiti, rendendo più difficile l’accesso al credito”.
La percentuale di mutui residenziali a tasso variabile è diminuita anche in Italia
Le attività che generano interessi nel breve termine rappresentano circa l‘83% del totale delle attività a fine settembre 2022 delle Banche italiane. Ciò giocherà gradualmente a loro favore, almeno fino a quando i tassi non raggiungeranno determinate soglie. Naturalmente l‘entità dell’impatto varierà tra le banche, a seconda della percentuale di attività a tasso variabile, del profilo delle scadenze e dell‘impatto sui volumi dovuto all’inasprimento delle condizioni di finanziamento. Gli analisti di Dbrs hanno anche osservato che la percentuale di mutui residenziali a tasso variabile è generalmente diminuita in Europa negli ultimi anni, compresa l‘Italia.
Dbrs: bene l’ulteriore de-risking
Al contempo, a fine settembre di quest’anno la copertura totale media delle esposizioni non performanti (Npe) delle Banche italiane era pari a circa il 52%. Dbrs ha notato che alcune hanno annunciato un ulteriore de-risking nei prossimi mesi che contribuirà a compensare i nuovi afflussi di Npe che potrebbero concretizzarsi nel 2023. Infine, il coefficiente medio Common Equity Tier 1 fully loaded era del 12,3% a fine settembre il che fornisce alle banche italiane un buffer medio di circa 350 bps rispetto ai requisiti minimi regolamentari. Anche le riserve rimangono adeguate nonostante l’aumento del requisito di secondo pilastro (P2R) applicabile nel 2022 per Intesa Sanpaolo e Bper Banca.