Lunedì 19 dicembre alle 11.30 i funerali di Sinisa Mihajlovic: saranno celebrati nella basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma. Domenica 18 dicembre camera ardente in Campidoglio, dalle 10 alle 18.
da del 17 DICEMBRE 2022 16:52
A cura di Maurizio De Santis
L’ultima apparizione in pubblico di Sinisa Mihajlovic durante la presentazione del libro di Zeman.
La camera ardente sarà aperta in Campidoglio dalle 10 alle 18 di domani. E sarà una domenica triste per i tifosi, gli sportivi che si recheranno dinanzi al feretro di Sinisa Mihajlovic per rendergli omaggio. Lunedì 19 dicembre, alle 11.30, i funerali saranno celebrati nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma.
La notizia della sua morte è stata un brutto colpo per tutti: l’annuncio dato dalla famiglia nel pomeriggio di venerdì è una stretta al cuore, qualcosa che toglie il fiato e ti lascia un senso di vuoto. Le parole della moglie Arianna Rapaccioni e dei figli velano gli occhi di lacrime: chi ha vissuto un dolore così forte, chi ha perso qualcuno di tanto caro sa cosa significa. Non si può spiegare, non si deve.
A 53 anni, nonostante un trapianto e le cure, l’ex calciatore e allenatore non aveva più armi per resistere all’impatto della grave forma di leucemia mieloide acuta che lo aveva aggredito nel 2019. Nell’ultimo periodo aveva confessato: “Se non funziona nemmeno questa è finita”.
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Mihajlovic sapeva già a cosa sarebbe andato incontro, ha vissuto con orgoglio e compostezza, senza alcun timore di mostrare le proprie fragilità, la lunga fase della sua malattia che s’è rivelata più forte di ogni terapia somministrata.
Per tre anni s’è dato forza, s’è aggrappato alla vita, agli affetti, alla passione per il calcio, alla dedizione per il suo lavoro ma il male era tornato più devastante che mai. A Zeman che presentava un libro fece una sorpresa presentandosi nella sala della libreria: gli dette una pacca sulle spalle e lo lasciò di stucco, non s’aspettava che ad accompagnarlo ci sarebbe stato il giocatore, il “collega”, l’uomo.No dai non ero così cattivo”, gli disse. È stata l’ultima apparizione in pubblico, quella boccata di vita che ti prendi prima della fine di tutto. Il resto è nel ricordo e nelle emozioni delle persone che gli sono rimaste accanto nel giorno più difficile.
Mihajlovic sapeva già a cosa sarebbe andato incontro, ha vissuto con orgoglio e compostezza, senza alcun timore di mostrare le proprie fragilità, la lunga fase della sua malattia che s’è rivelata più forte di ogni terapia somministrata.
Per tre anni s’è dato forza, s’è aggrappato alla vita, agli affetti, alla passione per il calcio, alla dedizione per il suo lavoro ma il male era tornato più devastante che mai. A Zeman che presentava un libro fece una sorpresa presentandosi nella sala della libreria: gli dette una pacca sulle spalle e lo lasciò di stucco, non s’aspettava che ad accompagnarlo ci sarebbe stato il giocatore, il “collega”, l’uomo. “Non ero così cattivo, dai”, gli disse. È stata l’ultima apparizione in pubblico, quella boccata di vita che ti prendi prima della fine di tutto. Il resto è nel ricordo e nelle emozioni delle persone che gli sono rimaste accanto nel giorno più difficile.