I giudici della Corte Costituzionale danno ragione al consumatore che ha sempre diritto alla riduzione del costo totale del credito se restituisce in anticipo il finanziamento. Una partita da 5 miliardi tra cessione del quinto e credito al consumo|bomba sul credito
Silvana Sciarra, presidente della Corte costituzionale da del 23/12/2022
di Anna Messia
Il consumatore ha sempre diritto alla riduzione del costo totale del credito se restituisce in anticipo il finanziamento. Lo hanno chiarito i giudici della Corte Costituzionale in una sentenza che rischia di costare alle banche la cifra monstre di 5 miliardi di euro.
“In caso di restituzione anticipata del finanziamento, il diritto del consumatore alla riduzione dei costi sostenuti in relazione al contratto di credito non può essere limitato a talune tipologie di costi, in funzione di quando sia stato concluso il contratto” si legge nella sentenza redatta dalla giudice Emanuela Navarretta.
La Consulta dà ragione al consumatore
La questione è quella della sentenza Lexitor, che prende il nome dalla società polacca che offre servizi ai consumatori rilevando i loro diritti di credito e che già nel 2019 si era rivolta ai Giudici Europei per avere definitivamente chiarezza sulla portata della direttiva europea che nel 2010 ha sancito, per la prima volta, il principio che, in caso di rimborso anticipato del credito da parte del consumatore, quest’ultimo abbia diritto a una riduzione del costo totale del credito, pari all’importo degli interessi e dei costi dovuti per la vita residua del contratto.
La pronuncia della Corte di Giustizia, arrivata a settembre 2019, a sorpresa, ha allargato i rimborsi a tutti i costi, come quelli di istruttoria o le provvigioni, creando scompiglio in Europa (i cosiddetti costi upfront). Il caos è nato anche intorno alla questione della retroattività di quella decisione e proprio su questo punto la Consulta italiana ha dato ragione al consumatore su tutta la linea. Perché il governo Draghi, con il Sostegni bis, ha recepito la sentenza Lexitor a far data dal 23 luglio 2021, escludendone però la retroattività non solo dal 2010, ma pure dal 2019, quando era già arrivata la sentenza dei giudici del Lussemburgo.
La Corte costituzionale ha invece dichiarato ora l’incostituzionalità del Sostegni bis nella parte in cui limitava ad alcune tipologie di costi il diritto alla riduzione spettante al consumatore ravvisando “una violazione dei vincoli derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea”. Per effetto della sentenza della Corte costituzionale, spetterà, dunque, ai consumatori il diritto alla riduzione proporzionale di tutti i costi sostenuti in relazione al contratto di credito, anche qualora abbiano concluso i loro contratti prima dell’entrata in vigore della legge di luglio 2021.
Una bomba da 5 miliardi
L’impatto di questa sentenza sul settore rischia di essere enorme come avevano già calcolato gli stessi Istituti con un danno complessivo, tra cessione del quinto e credito al consumo, stimato in circa 5 miliardi di euro. L’Italia, tra l’altro, non era l’unico Paese ad avere escluso la retroattività. Anche l‘Austria ha recepito la Lexitor a gennaio 2021 escludendo l’applicazione prima di quella data. Ma ora la sentenza della Consulta non sembra lasciare spazio a dubbi: i consumatori hanno diritto ai rimborsi.