CRONACHE
«Sono Matteo Messina Denaro». L’arresto dopo 30 anni, in clinica a Palermo. Trasferito in aeroporto. Il tumore e la chemio: la malattia. «In cura da un anno sotto il nome Bonafede, ha tentato di fuggire».
Arrestato Matteo Messina Denaro: il boss di Cosa Nostra era latitante da 30 anni.
L’arresto oggi a Palermo, nella clinica privata Maddalena. Era ricercato da 30 anni e numero uno dei ricercati. Avrebbe tentato di scappare. Il primo omicidio a 18 anni: «Con le persone che ho ucciso io si potrebbe fare un camposanto».
Messina Denaro subito dopo l’arresto (Imagoeconomica)
È stato arrestato Matteo Messina Denaro . Il boss, 60 anni, era latitante da 30 e ricercato numero uno in Italia. L’uomo si trovava ricoverato nella clinica privata «La Maddalena» di Palermo in «day hospital», dove, secondo fonti della clinica stessa, si stava sottoponendo a cure per un tumore da almeno un anno. L’operazione è stata effettuata dai Carabinieri dei Ros: ne ha dato notizia il comandante Pasquale Angelosanto.
Secondo la testimonianza della direttrice della clinica stessa, Messina Denaro avrebbe provato a scappare ma sarebbe stato catturato dai Carabinieri.
Le sue prime parole ai militari — che gli hanno chiesto: «Come ti chiami?» — sono state proprio: «Sono Matteo Messina Denaro». La certezza che fosse lui era arrivata tre giorni fa. I magistrati, che da tempo seguivano la pista, hanno dunque dato subito il via libera per il blitz, scattato alle 9 di oggi, 16 gennaio. Denaro si faceva chiamare «Andrea Bonafede» e sulla carta d’identità si definiva «geometra». Con lui è stato arrestato anche il suo autista, Giovanni Luppino, risultato un commerciante di olive a Campobello di Mazara.
L’arresto di Matteo Messina Denaro, le reazioni e le ultime notizie
Catturato Matteo Messina Denaro: il video del momento in cui viene portato via dalla caserma
16 GENNAIO 2023 EMBED
Dopo l’arresto, l’ormai ex superlatitante Matteo Messina Denaro è stato trasferito alla Caserma San Lorenzo, in via Perpignano. E da qui all’aeroporto Boccadifalco, dove verrà tradotto in una struttura carceraria di massima sicurezza (al momento top secret). Denaro, a quanto si apprende da fonti investigative, faceva periodicamente controlli in quella struttura , che la scorsa notte durante il blitz del Ros — a cui hanno collaborato anche i Gis — era stata messa in sicurezza con diverse decine di uomini per tutelare tutti gli altri pazienti.
«Matteo Messina Denaro è stato catturato grazie al metodo Dalla Chiesa, cioè la raccolta di tantissimi dati informativi dei tanti reparti dei carabinieri, sulla strada, attraverso intercettazioni telefoniche, banche dati dello Stato, delle regioni amministrative per portare all’arresto di questa mattina». Lo dice il Comandante dei Carabinieri Teo Luzi, arrivato a Palermo. «Una grande soddisfazione perché è un risultato straordinario — aggiunge Luzi —. Messina Denaro era un personaggio di primissimo piano operativo, ma anche da un punto di vista simbolico perché è stato uno dei grandi protagonisti dell’attacco allo Stato con le stragi. Risultato reso possibile dalla determinazione e dal metodo utilizzato. Determinazione perché per 30 anni abbiamo voluto arrivare alla sua cattura soprattutto in questi ultimi anni con un grandissimo impiego di personale e di ricorse strumentali». «Un risultato — conclude Luzi — grazie al lavoro fatto anche dalle altre forze di polizia particolare dalla polizia di Stato. La lotta a “cosa nostra” prosegue. Il cerchio non si chiude. È un risultato che dà coraggio che ci dà nuovi stimoli ad andare avanti e ci dà metodo di lavoro per il futuro, la lotta alla criminalità organizzata è uno dei temi fondamentali di tutti gli stati».
Originario di Castelvetrano, aveva negli anni allargato il suo potere ad altri mandamenti mafiosi della Sicilia , specialmente dopo l’arresto di Totò Riina, Bernardo Provenzano e i fratelli Graviano. Ritenuto depositario di mille segreti, Messina Denaro deve scontare ergastoli per decine di omicidi tra i quali quello per l’assassinio del piccolo Giuseppe Di Matteo , figlio del pentito strangolato e sciolto nell’acido dopo due anni di prigionia, per le stragi in cui morirono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e per gli attentati di Firenze, Milano e Roma del 93. Il primo omicidio a 18 anni. «Con le persone che ho ammazzato io, potrei fare un cimitero», confidava a un amico.
Matteo Messina Denaro, tutti gli omicidi e le stragi: ecco di cosa è accusato
Fedelissimo dell’ala stragista di Cosa nostra, quella dei corleonesi, sarebbe stato presente al summit voluto da Riina, nell’ottobre del 1991, in cui fu deciso il piano di morte che aveva come obiettivi Falcone e Borsellino. I pentiti raccontano, poi, che faceva parte del commando che avrebbe dovuto eliminare Falcone a Roma, tanto da aver preso parte ai pedinamenti e ai sopralluoghi organizzati per l’attentato. Da Palermo, però, arrivò lo stop di Riina. E Falcone venne ucciso qualche mese dopo a Capaci.
La sua latitanza comincia a giugno del 1993. In una scritta alla fidanzata dell’epoca, Angela, preannuncia l’inizio della vita da Primula Rossa. «Sentirai parlare di me — le scrive facendo intendere di essere a conoscenza che di lì a poco il suo nome sarebbe stato associato a gravi fatti di sangue — mi dipingeranno come un diavolo, ma sono tutte falsità».
Matteo Messina Denaro è stato condannato all’ergastolo come mandante delle stragi di Capaci e via D’Amelio. «È una grande vittoria dello Stato, che dimostra di non arrendersi di fronte alla mafia», sono le prima parole postate su Twitter dalla premier Giorgia Meloni. «Grandissima soddisfazione per un risultato storico nella lotta alla mafia», ha detto invece il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi appena appresa la notizia.«È una giornata storica per la Sicilia, una cattura eccellente. Frutto di impegno e di sacrificio. Risultato ed evidenza di uno Stato che c’è, che è accanto ai cittadini e in particolare ai siciliani», afferma invece il Presidente di Confindustria Sicilia, Alessandro Albanese.
16 gennaio 2023 (modifica il 16 gennaio 2023 | 17:33)