“Abbiamo cambiato la mappa politica di questo Paese. Dobbiamo affrontare le conseguenze, cambiare il nostro stesso partito”, ha detto il premier conservatore. La leader dei LibDem Jo Swinson, che non è stata rieletta nel collegio di Dumbartonshire East, ha annunciato le sue dimissioni dalla guida del partito
MONDO-Regno Unito, Johnson trionfa: ha maggioranza.
“Il 31 gennaio sarà Brexit, senza se e senza ma”. Corbyn: ‘Lascerò la guida del Partito laburista’
di F. Q. | 13 DICEMBRE 2019
“E’ la più grande vittoria dagli anni ’80“, ha detto il premier festeggiando il risultato ormai consolidato con i suoi sostenitori a Londra. Il risultato migliore dei Tory dal 1987, dai tempi di Margaret Thatcher, secondo la Bbc. Boris Johnson conquista la maggioranza del seggi alla Camera dei Comuni (quando mancano i risultati di 2 circoscrizioni su 650 i Tory hanno conquistato 363 seggi, ben oltre la soglia dei 326 necessari per governare senza necessità di alleanze con altri partiti, mentre il Labour si è fermato a 202) e si appresta a completare il progetto per il quale aveva convocato le elezioni: portare a termine la Brexit.
“Realizzare la Brexit è una decisione inconfutabile, indiscutibile” del popolo britannico, ha scandito il primo ministro, rieletto nel collegio di Uxbridge sia pure con un margine limitato a 7mila voti. “Con questo voto, credo che abbiamo messo fine a tutte quelle miserabili minacce di un secondo referendum”, ha proseguito in riferimento alla promessa di una nuova consultazione sull’uscita dall’Ue fatta in campagna elettorale dal leader labourista Jeremy Corbyn. Quindi la promessa: “Metterò la parola fine a tutte le assurdità di questi tre anni e realizzerò la Brexit entro gennaio, senza se e senza ma”.
Con il voto di ieri “abbiamo provocato un terremoto, ora dobbiamo raccogliere la sfida”, aveva detto Johnson nella notte in un discorso pronunciato davanti ad alcuni suoi collaboratori, secondo quanto riportato dalla Bbc. “Dobbiamo capire adesso che terremoto abbiamo provocato – aveva affermato – Abbiamo cambiato la mappa politica di questo Paese. Dobbiamo affrontare le conseguenze, cambiare il nostro stesso partito, essere all’altezza degli eventi. Dobbiamo raccogliere la sfida che il popolo britannico ci ha consegnato”.
Il grande sconfitto, Jeremy Corbyn, non annuncia le dimissioni immediate da leader del Labour dopo quello che ammette essere stato un risultato “molto deludente“. Corbyn, rieletto deputato per la decima volta nel collegio londinese di Islington Nord, annuncia che non guiderà più il partito “in un’altra elezione”, ma che resta in Parlamento e per il momento si propone di “guidare il Labour in una fase di riflessione” sull’esito del voto, in vista di una prevedibile rinnovamento dei vertici.
Nel tradizionale discorso seguito alla sua proclamazione, Corbyn, 70 anni, difende il manifesto elettorale laburista presentato sotto la sua leadership come un programma “di speranza, di cambiamento e contro l’ingiustizia”. E si dice convinto che le soluzioni radicali indicate in quel programma siano “popolari” e siano destinate a tornare al centro del dibattito politico. Nello stesso tempo spiega il risultato elettorale di ieri come una conseguenza della “polarizzazione” del consenso determinata dalla Brexit. Non senza aggiungere che tuttavia la Brexit “che Boris Johnson si propone” di realizzare non potrà risolvere i problemi né cancellare le istanze di giustizia sociali nel Paese.
La leader dei LibDem Jo Swinson, che non è stata rieletta nel collegio di Dumbartonshire East, ha annunciato le sue dimissioni dalla guida del partito. Lo ha annunciato la presidente dei liberaldemocratici Sal Brinton che assumerà la leadership assieme a Ed Davey fino alle elezioni di un nuovo capo il prossimo anno. “Voglio ringraziare Jo Swinson per la sua guida onesta e coraggiosa”, ha scritto Brinton sottolineando che i Libdem hanno “preso più voti del 2017”.
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“E’ la più grande vittoria dagli anni ’80“, ha detto il premier festeggiando il risultato ormai consolidato con i suoi sostenitori a Londra. Il risultato migliore dei Tory dal 1987, dai tempi di Margaret Thatcher, secondo la Bbc. Boris Johnson conquista la maggioranza del seggi alla Camera dei Comuni (quando mancano i risultati di 2 circoscrizioni su 650 i Tory hanno conquistato 363 seggi, ben oltre la soglia dei 326 necessari per governare senza necessità di alleanze con altri partiti, mentre il Labour si è fermato a 202) e si appresta a completare il progetto per il quale aveva convocato le elezioni: portare a termine la Brexit.
“Realizzare la Brexit è una decisione inconfutabile, indiscutibile” del popolo britannico, ha scandito il primo ministro, rieletto nel collegio di Uxbridge sia pure con un margine limitato a 7mila voti. “Con questo voto, credo che abbiamo messo fine a tutte quelle miserabili minacce di un secondo referendum”, ha proseguito in riferimento alla promessa di una nuova consultazione sull’uscita dall’Ue fatta in campagna elettorale dal leader labourista Jeremy Corbyn. Quindi la promessa: “Metterò la parola fine a tutte le assurdità di questi tre anni e realizzerò la Brexit entro gennaio, senza se e senza ma”.
Con il voto di ieri “abbiamo provocato un terremoto, ora dobbiamo raccogliere la sfida”, aveva detto Johnson nella notte in un discorso pronunciato davanti ad alcuni suoi collaboratori, secondo quanto riportato dalla Bbc. “Dobbiamo capire adesso che terremoto abbiamo provocato – aveva affermato – Abbiamo cambiato la mappa politica di questo Paese. Dobbiamo affrontare le conseguenze, cambiare il nostro stesso partito, essere all’altezza degli eventi. Dobbiamo raccogliere la sfida che il popolo britannico ci ha consegnato”.