Il 2020 inizierà con un fardello pesante per il ministero dello Sviluppo economico. Invariato il numero dei tavoli di crisi, che sono 149.
da Affaritaliani.it di Mercoledì, 1 gennaio 2020 – 12:03:00
Il 2020 inizierà con un fardello pesante per il ministero dello Sviluppo economico. Invariato il numero dei tavoli di crisi, che sono 149, ancora sospese le vicende ex Ilva e Alitalia, nuove vertenze si aprono a livello regionale in tutto il Paese, per le quali viene invocato un intervento ministeriale. Nelle Marche, lo storico marchio di cucine Berloni, passato in mani taiwanesi, ha avviato la messa in liquidazione e 85 persone rischiano di rimanere senza lavoro; il liquidatore attenderà fino al 15 gennaio per ricevere le manifestazioni di interesse.
In Veneto e al Friuli, il gruppo Safilo, noto brand di occhiali, ha presentato un nuovo piano industriale quadriennale che prevede circa 700 esuberi dall’anno prossimo, nonché la chiusura totale dello stabilimento di Martignacco (Udine). In Piemonte la Alpitel, azienda operante nel settore tlc, ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per 100 dipendenti, in particolare nella sede centrale di Nucetto (Cuneo) e in quella di Moncalieri (Torino); e sempre in Piemonte, i lavoratori della Manital, a lungo senza stipendio, aspettano di sapere (il 9 gennaio) la decisione del tribunale sull’ipotesi di amministrazione controllata. In Emilia Romagna la Schlumberger ha annunciato 12 licenziamenti e in Molise, i 260 lavoratori della Gam (Amadori) in cassa integrazione attendono di conoscere il loro destino.
Al Mise i tavoli di crisi sono 149, un numero in linea con quello degli anni ultimi 5 anni (144 nel 2018, 165 nel 2017, 148 nel 2016, 151 nel 2015 e 160 nel 2014). Secondo i dati del ministero, 102 tavoli di crisi, pari al 68,5%, sono attivi da più di tre anni e 28 sono aperti da più di 7 anni. Il maggior numero di tavoli (20) riguarda aziende con sedi o unità produttive in Lombardia (13,4% del totale), a seguire in Abruzzo (11 aziende), Campania (10), Piemonte, Lazio e Toscana (9). Queste le principali vertenze.
EX ILVA: bisognerà attendere il 7 gennaio per conoscere le decisioni del Tribunale del Riesame sull’altoforno 2; secondo il cronoprogramma stabilito dal custode giudiziario dovrebbero partire le operazioni di fermata dell’impianto. Nella visita compiuta a Taranto la vigilia di Natale e nella conferenza stampa di fine anno il premier Giuseppe Conte ha ribadito gli impegni del governo per il rilancio in chiave green dell’acciaieria tarantina tramite la realizzazione di una newco mista pubblico-privata. Il 20 dicembre l’ex Ilva in As e ArcerlorMittal Italia hanno sottoscritto una bozza di intesa preliminare contro cui si sono però scagliati i sindacati, che non vogliono restare esclusi dalla trattativa e non intendono accettare esuberi. Intanto è stata prorogata, a partire dal 1 gennaio la cigo a 1400 lavoratori, che si sommano ai 1900 in cigs in Amministrazione straordinaria. Con lo spegnimento dell’Afo 2 – avvertono i sindacati – si arriverebbe a una produzione, con solo due altoforni, di circa 3 milioni di tonnellate e conseguenti 6 mila lavoratori in cassa integrazione.
ALITALIA: naufragato il consorzio con Atlantia, dal 21 dicembre è stato nominato commissario straordinario Giuseppe Leogrande che nelle intenzioni del ministro Patuanelli “dovrà rendere più attraente la compagnia”; contemporaneamente è partito il prestito ponte di 400 milioni; il decreto sarà esaminato alla Camera il 13 gennaio ma dovrà pronunciarsi anche la Commissione europea. Il premier Conte ha dichiarato che con Bruxelles l’interlocuzione è costante e l’esecutivo confida di non avere difficoltà. L’obiettivo è di chiudere la vicenda entro la metà del 2020.
CONAD-AUCHAN: con l’assorbimento della rete Auchan, Conad ha dichiarato 3.105 esuberi (rispetto ai 6.197 iniziali). L’obiettivo dell’azienda è attuare mobilità incentivata per 1.000-1500 persone, 230 prepensionamenti, ricollocazioni e solidarietà. I sindacati restano sul piede di guerra e proseguono la protesta che va avanti da più di 6 mesi, chiedendo garanzie per i lavoratori.
MERCATONE UNO: la catena del mobilificio, fallita lo scorso maggio dopo la bancarotta della Shernon Holding, è in mano ai commissari straordinari che hanno ricevuto 14 manifestazioni di interesse e dovrebbero a breve decidere le procedure di vendita. I lavoratori coinvolti sono 1.731 – erano 1.824 al momento della cessione – e di questi poco più di 200 hanno richiesto la sospensione dell’ammortizzatore sociale per effettuare attività a tempo determinato. Nel decreto Milleproroghe una norma stabilisce che in alcuni casi specifici come quello di Mercatone Uno la misura del trattamento straordinario di integrazione salariale è calcolata sulla base delle condizioni contrattuali di lavoro applicate prima della cessione originaria, se più favorevoli, con riferimento ai trattamenti di integrazione salariale autorizzati nel 2019. Il limite massimo di spesa per la misura è fissato in 4,3 milioni di euro.
BOSCH: lo stabilimento di Bari produce pompe diesel e sconta la contrazione del mercato delle auto diesel. Dopo aver usufruito di tutti gli ammortizzatori sociali, a settembre 2018 ha fatto ricorso al contratto di solidarietà che scade a giugno 2020. Ora i posti a rischio sono 624 su 1.805 addetti. La prospettiva al 2022 è di un disastroso andamento industriale e occupazionale visto il crollo dell’automotive a cui si aggiunge la crisi del diesel. Il 28 novembre si è tenuto il tavolo al Mise (in contemporanea allo sciopero dei lavoratori): l’azienda non ha fatto passi avanti mentre il ministero ha proposto un investimento pubblico e incentivi fiscali affinché lo stabilimento sia dirottato verso un prodotto rivoluzionario
MAHLE: la multinazionale tedesca della componentistica dell’auto, con sede a Stoccarda, ha deciso di cessare la produzione a La Loggia, vicino a Torino, e Saluzzo e di avviare la procedura di licenziamento collettivo per 453 lavoratori, a causa del trend negativo nel mercato del diesel con conseguenti perdite consistenti di fatturato. All’incontro al Mise del 28 novembre l’azienda ha accolto parzialmente la richiesta delle organizzazioni sindacali con una sospensione della procedura per 60 giorni, fino al prossimo 7 febbraio, per trovare altre soluzioni industriali. Il Governo ha espresso l’intenzione di mettere in campo ogni azione per il rilancio dei due stabilimenti e ha comunicato la disponibilità ad incontrare il vertice tedesco. Il governatore del Piemonte Alberto Cirio ha riferito che c’è l’interessamento di un soggetto esterno che avrebbe già fatto due sopralluoghi presso lo stabilimento di Saluzzo.
DEMA: L’azienda di aerostrutture e velivoli civili, che lavora all’80% per Leonardo, Strata e Bombardier, ha annunciato a ottobre nei quattro siti − i 2 di Brindisi, Somma Vesuviana e Paulisi − 213 esuberi sui 733 dipendenti attuali. All’ultimo tavolo al Mise, il 10 dicembre scorso, l’azienda ha esposto gli obiettivi del piano industriale che verranno raggiunti nell’arco di quattro anni attraverso processi di efficientamento organizzativo e produttivo. Allo stabilimento di Somma Vesuviana è stato raggiunto l’accordo per estendere la cassa integrazione fino al 31 dicembre, un passo necessario per rendere possibile le proroga anche nel 2020. Il Mise si è impegnato a mettere a disposizione dell’azienda gli incentivi previsti nel piano Transizione 4.0 e nei Contratti di sviluppo.
FERROSUD: l’azienda del settore metalmeccanico rotabile di Matera, con 78 lavoratori, attraversa una vicenda giudiziaria complessa e non ha pagato gli stipendi. Nell’incontro al Mise del 13 dicembre è stato sottolineato che “non ci sono le condizioni per firmare alcun fitto di ramo d’azienda, anche alla luce del futuro pronunciamento dei tribunali di Arezzo e di Matera”. i sindacati restano in mobilitazione e la riunione è stata aggiornata a data da definirsi.
EX ALCOA DI PORTOVESME: La vertenza è in piedi dal 2009, con una sola tregua tra il 2010 e il 2012. Lo stabilimento ha chiuso i battenti nel 2014. Ora le distanze sul prezzo dell’energia si sono ridotte ma serve un ultimo sforzo per chiudere il contratto di fornitura e riavviare lo stabilimento. Attualmente SiderAlloys e Gms hanno assunto 91 persone, ne restano ancora fuori 350 tra diretti e indiretti.
BLUTEC: è una delle crisi più datate, dall’addio di Fiat da Termini Imerese. Il 16 ottobre scorso sono stati nominati i Commissari straordinari che dovranno individuare la nuova missione produttiva. Come area di crisi industriale complessa, la mobilità in deroga è stata trasformata in cigs. L’auspicio è che subentri una nuova realtà industriale. Coinvolti 670 lavoratori, per i quali è stata prorogata la cassa integrazione, più circa 300 dell’indotto.