Il 6 gennaio sarà ricordato, con una seduta solenne dell’Assemblea regionale siciliana, il 40esimo anniversario dell’assassinio del presidente della Regione siciliana. Presente anche il capo dello Stato, suo fratello. Il ricordo del suo braccio destro, Rino La Placa
da AGI.it-17:48, 03 gennaio 2020
di Paolo Borrometi
PIERSANTI MATTARELLA SERGIO MATTARELLA RINO LA PLACA
“Tutte queste iniziative non devono avere un carattere devozionale; bisogna recuperare, nella realtà della politica, tutta l’esperienza di Piersanti Mattarella e reinterpetrarla nella società odierna”. A parlare all’AGI è Rino La Placa, già parlamentare regionale, che è stato uno degli uomini più vicini, prima, a Piersanti Mattarella e, poi, al fratello Sergio, oggi presidente della Repubblica. Il 6 gennaio sarà ricordato, con una seduta solenne dell’Assemblea regionale siciliana, il 40esimo anniversario dell’assassinio del presidente della Regione siciliana, Piersanti Mattarella, presente il capo dello Stato.
“Piersanti Mattarella è stato un innovatore, apparteneva ad una famiglia impegnata in politica in modo rilevante. Suo padre, Bernardo, membro della Costituente e a stretto contatto con La Pira, Dossetti e Moro, era stato più volte ministro nonché vice segretario nazionale della Democrazia Cristiana (Dc), con De Gasperi segretario. Piersanti ha avuto una formazione spirituale, culturale e civica nell’Azione Cattolica“.
Piersanti Mattarella fu prima Consigliere comunale di Palermo nel 1964, poi deputato al Parlamento Regionale nel ’67, nel ’71 e nel ’76. Durante l’ultima legislatura, quella del 1976, ricoprì il ruolo di presidente della Regione, appena quarantenne, dal ’78 al 6 gennaio del 1980. “Quando nel ’78 – ricorda La Placa – fu eletto presidente della Regione faceva parte della corrente morotea che, anche in Sicilia, era una corrente piccolissima ed aveva soltanto due rappresentanti nel Parlamento regionale.
Il fatto che tutte le correnti si fossero concentrate su di lui e che fosse stato eletto con una maggioranza parlamentare larghissima, che comprendeva, per la prima volta, anche il Partito Comunista, costituiva il riconoscimento della sua serietà, competenza e affidabilità. Era giovane ma molto maturo. Negli anni aveva fatto lodevolmente l’assessore al Bilancio, ruolo a cui dedicò tante energie per conseguire la regolarità dei conti, la parifica dei bilanci, un efficiente utilizzo delle risorse regionali con una moderna visione di programmazione della spesa”.
Piersanti Mattarella innovatore, non solo nell’amministrazione, ma anche nel suo partito, la Dc. “Negli anni settanta la Democrazia Cristiana dimostrava già segni di aridità poichè la prima generazione dei democristiani, quelli che si erano formati nell’antifascismo e che erano stati nella Costituente, aveva già esaurito il loro periodo di vigoria. La seconda generazione, invece, manifestava alcune negatività della vita politica; la Dc, partito di Governo, raccoglieva consensi senza una rigorosa selezione degli stessi, affievolendo così la propria ispirazione ideale”.
Piersanti volle essere un innovatore e lo fu realmente, “si preoccupò di formare i giovani alla politica ed organizzava periodici incontri con l’elettorato, al fine di renderlo adulto e consapevole”. Mattarella aveva una grande considerazione del ruolo di consigliere comunale. “Non solo – afferma La Placa – perché prefigura un più diretto contatto con i cittadini e i loro problemi quotidiani, ma anche perché, in un percorso di acquisizione di esperienze nelle istituzioni, si può giungere alla vita parlamentare, o all’esercizio di funzioni di governo, con la necessaria competenza”.
“Non si trattava di sostenere il professionismo della politica, tant’ è che il suo pressante invito ai giovani era quello di studiare e di apprendere, per ottenere una propria posizione lavorativa e raggiungere cosi’ una indipendenza economica, al fine di considerare la politica un prezioso e disinteressato servizio alla collettività per il bene comune. Non, quindi, il professionismo della politica – spiega La Placa – ma la politica fatta con competenza e professionalità”.
Lo si ricorda poco per uno dei suoi grandi cavalli di battaglia: il meridionalismo. Ricorda La Placa: “Piersanti Mattarella intendeva il meridionalismo come impegno per porre al centro di ogni politica di sviluppo del paese il superamento del divario territoriale tra Nord e Sud e, a tal fine, riteneva assai importante il collegamento operativo tra le regioni meridionali per una costante vigilanza sull’azione del governo nazionale e di ogni forza politica, azione che Mattarella dispiegò esemplarmente anche nei confronti del suo partito, la Democrazia Cristiana”.
“Piersanti era convinto che non si trattava di chiedere a Roma misure assistenziali, ma di reclamare i propri diritti in nome dell’unità nazionale e del principio costituzionale di solidarietà”. A questa visione è legata la sua espressione di avere le “carte in regola”, espressione con la quale intendeva sottolineare il dovere, per la classe politica meridionale, di portare avanti un’azione politica rigorosa, seria e lungimirante.” Ed infine l’impegno per la legalità e contro la mafia. Quello che gli costò la vita.
“La sua lotta costante e senza quartiere agli abusi, alle sopraffazioni, alla corruzione, ai facili arricchimenti, non faceva affatto piacere alla mafia. La sua impostazione era assolutamente contraria alla mentalità mafiosa. Nessun ammiccamento a nessun personaggio che volesse dominare, sostituendosi allo Stato”. Ed inevitabilmente fu forte la contrarietà di Piersanti Mattarella al sindaco mafioso, Vito Ciancimino. “Ciancimino è stato fortemente contrastato da Piersanti Mattarella” – ricorda La Placa -.
“C’era una contrapposizione radicale fra un soggetto arrogante, com’era Ciancimino, ed una persona, come Mattarella, che possedeva una forte identità morale, culturale e politica, aperta al dialogo e assolutamente rispettosa delle regole democratiche. Quindi due soggetti contrapposti nell’azione politica. Piersanti Mattarella contrastò fra i primi Vito Ciancimino all’interno della Democrazia Cristiana, seguito poi da altri, fino al completo isolamento di questi, avvenuto nel congresso regionale del 1983, dopo il barbaro assassinio di Piersanti”.