Ingv, generato da una delle due faglie più attive nel Paese
da News ANSA.itS&TTerra&Pol di Redazione del 26 gennaio 2020 08:43
La mappa di pericolosità sismica della zona della Turchia colpita dal terremoto del 24 gennaio 2020. La stella indica l’epicentro (fonte: AFAD)+CLICCA PER INGRANDIRE
E’ un meccanismo purtroppo noto, quello che ha scatenato il terremoto di magnitudo 6.8 in Turchia: “l’origine è nella spinta della placca arabica verso Nord”, ha detto la sismologa Aybige Akinci, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).
“Il terremoto è avvenuto sulla faglia chiamata Est Anatolia: è una faglia trascorrente molto nota e molto attiva, che si estende per circa 500 chilometri nella zona orientale del Paese” e che recentemente ha provocato terremoti importanti, come quello di magnitudo 6.1 nel 2010 e quelli di magnitudo 6.4 e 6.8 nel 2003 e nel 2005. In generale, ha proseguito l’esperta, “sappiamo che la Turchia è una zona altamente sismica”. Basti pensare che il catalogo strumentale dei terremoti registra dal 1900 a oggi oltre 300 sismi di magnitudo maggiore di 4, il più importante dei quali di magnitudo 6,8.
La faglia Est Anatolia, che si muove al ritmo di 10 millimetri l’anno, è una delle due faglie importanti attive nel Paese; l’altra è la Nord Anatolia, che si estende per ben 1.500 chilometri, attraversando tutta la Turchia da Est a Ovest e con un movimento trascorrente più veloce, al ritmo di 20 millimetri l’anno.
Le principali faglie attive in Turchia: nella mappa la Nord Anatolica (NAF), la Est Anatolica (EAF) e quelle della catena montuosa di Bitlis – Zagros (fonte: INGV)
“Sappiamo che la Turchia è fra le regioni simiche più attive del mondo – ha rilevato ancora la ricercatrice – ed è probabile che terremoti di magnitudo importanti continueranno a manifestarsi, soprattutto nelle zone in cui si trovano le due grandi faglie attive”. Ancora oggi, ha osservato “ricordiamo molto bene il terremoto di Izmit del 1999, avvenuto sulla Faglia Nord Anatolica, nella parte occidentale della Turchia”. Era stato un terremoto di magnitudo 7.2, che aveva provocato più di 17.000 vittime.
Per questo motivo, ha concluso, “la Turchia ha intrapreso da alcuni anni un grande progetto di ricostruzione e messa in sicurezza degli edifici esistenti, come parte della mitigazione del rischio sismico, soprattutto nella zona di Istanbul”.