La crisi Deutsche Bank opportunità per l’Europa
Gianpaolo Rossini – 08.02.2020
La voragine nei conti 2019 della prima banca tedesca è di 5265 milioni di euro di perdite (nel 2018 c’è un profitto di 341 milioni) su ricavi netti pari a 23165 milioni (in calo da 25316 del 2018). Circa 2.8 miliardi di rosso sono dovuti a svalutazione di attività finanziarie in pancia alla banca.
Nel quarto trimestre 2019 Deutsche Bank (DB) perde quasi mezzo miliardo (437 milioni) nella parte nobile (core business) dell’attività cioè credito a famiglie (283 milioni) e imprese (107) a testimonianza che il rallentamento dell’attività economica e delle esportazioni stanno infliggendo colpi severi al sistema bancario tedesco. Ma non è solo il rallentamento di oggi a fare traballare la DB.
I bilanci recenti sono scioccanti: nel 2015 perde 6.8 miliardi, 1.4 nel 2016, 500 milioni nel 2017. Le falle si aprono nel dicembre 2013 a seguito di una multa da quasi due miliardi delle autorità federali Usa (Housing Finance Agency). I conti 2013 e 2014 restano a galla ma si aggravano nell’ultimo trimestre del 2014.
I numeri dimostrano che la lunga crisi della DB non nasce a seguito delle politiche di espansione monetaria di Super Mario presidente della BCE fino a qualche mese fa. Il QE di Draghi inizia più tardi in avanzata primavera 2015. Ma la cronica crisi DB dice anche dell’altro.
La fissazione teutonica per conti pubblici specchiati con addirittura un surplus nel 2018 al 1.5% del Pil strozza investimenti pubblici, spinge in territori negativi i tassi d’interesse e alimenta gli squilibri con l’estero. E ha un costo molto alto, pagato in primis dalle grandi banche tedesche (la seconda banca la Commerz è nelle stesse condizioni della DB) che lo stato tedesco ora deve riparare dopo aver danneggiato con le sue rigide politiche fiscali. Le quali danneggiano anche i partners commerciali che hanno tollerato per anni un eccessivo surplus del conto corrente con l’estero che la Germania non riesce o non vuole curare adeguatamente.
Per il 2019 è previsto ahimè ancora un enorme surplus di conto corrente con l’estero pari al 7% del Pil (circa 280 miliardi di euro, mentre quelli di Giappone e Cina saranno di circa 180 miliardi ciascuno). Rimettere a posto i conti con l’estero è ormai improrogabile viste anche le misure protezionistiche degli Usa. Ma richiede che il governo tedesco spinga la spesa interna per compensare la diminuzione di quella straniera. In caso diverso non è operazione facile.
La prova è che la riduzione del surplus dal 8% del Pil del 2017 al 7% del 2018 ha prodotto una discesa del tasso di crescita della Germania dal 2.2. del 2017 al 1.5 del 2018 allo 0.6 del 2019. Se la terra di Schiller persegue una ulteriore discesa del suo surplus con l’estero e vuole evitare ricadute negative sull’attività economica deve impegnarsi da subito in grandi investimenti pubblici e deve colmare le voragini dei conti delle sue maggiori banche. Per tutto questo necessitano adeguati fondi. Ma come reperirli?
L’occasione è imperdibile per lanciare bonds eurofederali i cui proventi vadano in maniera proporzionale ai paesi membri dell’eurozona per finanziare investimenti strutturali nei settori energia e trasporti per affrontare il cambiamento climatico e dare ossigeno al sistema bancario. Questi bond garantiti dalla BCE e quindi sicuri sarebbero anche una risposta in Europa e fuori Europa alla sete di titoli privi di rischio a rendimento possibilmente non negativo da mettere nei portafogli di banche, famiglie alla ricerca di un porto sicuro per l’eccesso di risparmio di cui sono gestori e produttori.
La voragine della DB è l’ennesima chiamata alle autorità tedesche affinchè si rendano conto che i problemi del loro paese non si risolvono in maniera isolata, come hanno fatto finora accumulando squilibri nei mercati finanziari con tassi negativi fino a scadenze da capogiro, nei mercati esteri con un eccesso di esportazioni e nelle loro banche obbligate a investire all’estero un risparmio ingombrante.
Il treno della possibile collaborazione finanziaria in eurolandia non passa ogni 5 minuti. Occorre muoversi adesso. Se non ora quando? Wenn nicht nun wann?