Ubi Banca non ha commentato l’ops lanciata a sorpresa da Intesa sul gruppo. Mentre fonti del Car hanno detto che “Ubi è centrale per l’Italia”. Per alcuni analisti l’offerta di Intesa è bassa. Il mercato sconta già un rilancio e altre operazioni di merger: Pop di Sondrio, Creval e Banco Bpm i titoli più gettonati
da MF-Milano Finanza.it del 18/02/2020 10:15
di Francesca Gerosa
Ubi Banca non ha commentato l’ops lanciata a sorpresa da Intesa Sanpaolo sul gruppo e ha affidato a un portavoce un “no comment”. Mentre fonti del Comitato Azionisti di Riferimento dell’istituto guidato da Victor Massiah hanno fatto sapere che “ Ubi Banca è centrale per l’Italia e il suo sistema bancario. Il Car è già al lavoro per valutare il quadro, ma le riflessioni prenderanno il loro tempo”. Il Car è un patto di consultazione che aggrega il 17,8% del capitale di Ubi.
L’offerta prevede che per ogni 10 azioni Ubi Banca vengano corrisposte 17 azioni ordinarie Intesa Sanpaolo di nuova emissione. Sulla base del prezzo ufficiale di venerdì 14 febbraio a 2,502 euro ogni azione Ubi Banca è stata valutata 4,254 euro (ieri il titolo ha chiuso in rialzo del 5,5% a 3,491 euro), con un premio del 27,6%. Ubi Banca è stata, quindi, valorizzata circa 4,86 miliardi di euro.
“In base ai numeri 2020, l’offerta implica per gli azionisti di Ubi una proposta di valore del 10% che può essere difficilmente eguagliata da Ubi solo su base standalone”, hanno sottolineato gli analisti di Fidentiis che hanno sul titolo Ubi un rating hold e un target price tra 3,5 e 3,7 euro. Anche agli esperti di Banca Akros il premio offerto sembra attraente tanto da alzare il rating su Ubi da neutral ad accumulate e il prezzo obiettivo da 3 a 4,3 euro. Oggi il titolo Ubi in borsa balza del +23,23% a 4,302 euro, oltre il prezzo implicito offerto dalla banca guidata da Carlo Messina, mentre Intesa Sanpaolo sale dell’1,85% a 2,587 euro.
“Riteniamo che l’offerta sia bassa, in quanto non tiene conto del miglioramento della qualità degli attivi registrato da Ubi Banca, del solido capitale e del buon trend degli utili”, ha osservato un analista. Inoltre, “vale la pena sottolineare che Ubi è uno dei pochi in Italia ad avere delle fabbriche prodotto interne: bancassurance, la società di gestione Pramerica, il credito al consumo, l’attività di custodia, l’acquiring business. Aggiungiamo che c’è la possibilità di rivalutare il patrimonio immobiliare. Tutto questo è in grado di generare abbondante capitale rispetto alle attuali valutazioni. Senza contare che le tasse differite di Ubi potrebbero aiutare il potenziale acquirente a ridurre ulteriormente l’aliquota fiscale, migliorando il capitale”, ha spiegato l’esperto.
Da parte sua Intesa Sanpaolo intende consolidare ulteriormente la leadership nel settore bancario italiano con l’obiettivo di realizzare, dal 2022, utili superiori a 6 miliardi e prevede sinergie per 730 milioni di euro ante-imposte per anno. Il cda di Intesa Sanpaolo ha deliberato di sottoporre all’assemblea straordinaria dei soci del prossimo 27 aprile la proposta di delegare all’organo amministrativo l’aumento del capitale sociale a servizio dell’offerta pubblica di scambio.
L’offerta è subordinata al raggiungimento di una quota del 67% del capitale di Ubi, propedeutico al controllo dell’assemblea straordinaria. Le fondazioni azioniste di Intesa Sanpaolosubirebbero una diluzione molto limitata nella nuova entità dal 14,8% a 13,1%, mentre gli azionisti di controllo di Ubi (fondazioni e imprenditori ora al 16%) scenderebbero al 2%.
In base ai calcoli degli analisti di Equita, Rote e Cet1 2023 di Intesa Sanpaolo resterebbero sostanzialmente invariati rispettivamente al 12,2% e 12,7%, come anche il p/e 2022-2023: da 9,6 volte e 8,6 volte a 9,4 e 8 volte. Il razionale strategico del deal risiede nel consolidamento del mercato domestico, in cui Intesa Sanpaolo dovrebbe aumentare la quota di mercato al 20%, hanno precisato a Equita, ribadendo il rating hold sia su Intesa Sanpaolo sia su Ubi con target price, rispettivamente, a 2,6 euro e a 3,5 euro.
L’annunciata ops di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca “darebbe stabilità al sistema” ma “bisogna vedere se gli azionisti di Ubi accetteranno. Staremo a vedere, siamo molto prudenti, dovremo fare delle valutazioni”, ha commentato stamani all’agenzia Mf-DowJones il segretario generale della Uilca, Massimo Masi, non nascondendo la sua sorpresa di fronte all’operazione.
“Noi non sapevamo nulla, abbiamo incontrato Victor Massiah venerdì scorso e nulla faceva presagire tutto questo. Certo ci aspettavamo che partisse il processo di consolidamento ma prevedevamo tempi più lunghi, verso la fine dell’anno-inizio dell’anno prossimo”, ha spiegato Masi, sottolineando è che ancora una volta Unicredit “rimane fuori dal mercato domestico” e ponendosi l’interrogativo sulle prospettive “di istituti in acque poco tranquille come Mps e la Popolare di Bari”.
Secondo il leader sindacale c’è anche un altro aspetto da considerare, ovvero che “mentre spesso si è parlato di Intesa Sanpaolo come cavaliere bianco” per i diversi casi di istituti in difficoltà in Italia, “con quest’operazione uno scenario di questo tipo sarebbe chiaramente più difficile”.
Tra l’altro, l’operazione coinvolge altri soggetti: Bper Banca ha sottoscritto con Intesa Sanpaolo un contratto che prevede, in caso di successo dell’offerta su Ubi Banca, l’acquisto di un ramo d’azienda composto da circa 1,2 milioni di clienti distribuiti su 400/500 filiali bancarie del Nord Italia, mentre UnipolSai dovrebbe rilevare i rami d’azienda delle compagnie assicurative Bancassurance Popolari, Lombarda Vita e Aviva Vita partecipate da Ubi Banca.
“A prescindere dal fatto che l’operazione vada a buon fine o meno, si sta scatenando tutta una serie di “lateral thinking” su altre potenziali operazioni di aggregazione”, ha detto un analista, precisando che i soggetti coinvolti, nella veste di prede sono la Banca Popolare di Sondrio (+6,49% a 2,59 euro stamani in borsa), Creval (+5,39% a 0,09 euro), Mps (+3,44% a 1,86 euro), Carige (sospesa).
Al contrario, Banco Bpm (sospeso con un teorico +4,35%), Mediobanca (+1,47% a 9,79 euro), Unicredit (+0,88% a 14,27 euro) potrebbero figurare più come soggetti aggregatori. Così l’indice Ftse delle banche italiane (ieri +1,8% a 10.093 punti) stamani si è spinto sui massimi da settembre 2018, sfondando anche la soglia psicologica dei 10.000 punti. Il guadagno da inizio 2020 si è ampliato a +7,80%